La Redazione pisana del Becco
Articolo di Simone Virgilii
Il 2 marzo scorso è stato occupato a Napoli l'ex Opg di via Imbriani nel quartiere Materdei. Un'occupazione che si inserisce in un momento in cui la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari è ormai definitiva dal punto di vista legale ma che sul piano pratico presenta ancora notevoli incertezze, specialmente riguardo alle sorti dei 700 internati attualmente presenti in queste strutture.
Moltiplica le idee, moltiplica lo spazio. Pisa progetta collettivamente il Distretto 42
Di Francesca Gabriellini e Andrea Incorvaia
In tempi di acuta disaffezione ad intraprendere percorsi collettivi, l'ampia partecipazione alla due-giorni di progettazione partecipata di quello che potrebbe essere un bene di tutti e tutte, rischiara i tempi della politica attiva pisana come un arcobaleno dopo diverse giornate uggiose.
Sabato 31 Gennaio e domenica 1 Febbraio sono state le prime due giornate di lavoro comunitario che hanno rimesso al centro la possibilità di dare gambe a quelle idee che sorgono da processi di riflessione e azione comune, idee che maturano tra le tante e i tanti che animano quella porzione di cittadinanza attiva non ancora assuefatta dalle logiche del profitto, del cemento, della normalizzazione istituzionale.
1) Vittorio de Scalzi, la storia del rock italiano con i New Trolls. Avete ripreso il progetto dei “concerti grossi”, riproponendone altri due in poco tempo: quindi ora ne contiamo ben 4. Ci parli della vostra lunga collaborazione con Bacalov, in particolare dell’ultimo concerto grosso (il numero 3) che avete fatto insieme?
Bacalov è un personaggio grandissimo e uno dei migliori direttori di orchestra: direi che dopo Morricone viene lui. Per farvi capire il genio musicale di Bacalov ho un piccolo aneddoto: un giorno ci disse di aver scritto il “concerto grosso numero 2” e che ce lo voleva far sentire. Lo seguimmo fino a un albergo che aveva un pianoforte nella hall: mentre camminavamo aveva un pacco di fogli pentagrammati e li perdeva ogni 20 metri. Noi li raccoglievamo e lui non faceva una piega: quando arrivò davanti al pianoforte e mise le mani sul piano, lì si creò un silenzio religioso. Bacalov stette in silenzio per 10 minuti finché, a un certo punto si girò e ci chiese se ci fosse piaciuto. Aveva fatto tutto nella sua mente.
2) Andiamo agli inizi dei New Trolls: invece di fare cover come tutti gli altri gruppi voi avete esordito con “Sensazioni”, un pezzo psichedelico. C’era più incoscienza, sperimentazione o cosa?
Per noi era naturale, non lo sapevamo: facevamo così perché ci veniva automatico. Ci piacevano sia i Beatles che i Rolling Stones, ai quali abbiamo pure aperto dei concerti in Italia. Ci avevano colpito tantissimo nel loro modo di stare sul palco, ma non facevamo niente per copiare le loro canzoni, cercavamo di fare le nostre.
Ascolti i Misère de la Philosophie e sembra di ritrovarsi in un vortice di sonorità diverse, perfettamente uniformi nel loro insieme. La band piombinese, nata nel 2010, ha qualcosa che colpisce al volo l’ascoltatore: la capacità di legare l’italiano a suoni zeppi di psichedelia e a riff rock che non annoiano, anzi. Già, perché l’italiano è una lingua con una musicalità infinita: basta farla funzionare e non ucciderla trasformandola in una banalità. “L’italiano per noi rappresenta una prova alla quale abbiamo dedicato tutto il nostro lavoro” ci dicono i MDLP. E non voglio mettere un freno alle mie valutazioni positive confessando che il cantautorato del quale sono bagnati i brani di “Ka-Meh”, il loro primo album, non rappresenta per nulla una banalità, bensì un ottimo lavoro, elaborato con attenzione e cura, teso a non annoiare e a non semplificare dei testi dai significati particolari e precisi.
Basso, tromba e batteria: dopo due anni di stop tornano i Tom Moto, più carichi che mai e ancora con quel sound grezzo (ma non troppo) che ci hanno infilato in testa senza badare a togliercelo per tutto questo tempo. Ci avevano abbandonati con un lavoro pluripremiato, “Junk”, e adesso l’attesa per il nuovo album (che uscirà in primavera) si fa sempre più grande e interessante. Ma per quale motivo erano scomparsi tutto d’un tratto? Ci raccontano i Tom Moto (con un gran sorriso sulle labbra): “Il nostro batterista aveva deciso di fare un viaggio in biciletta: voleva partire alla volta di Capo Nord, da Pisa.
Intervistato da Sergey Lozunko per “2000”, traduzione a cura di Federico Ghignoli
1) Pjotr Nikolaevich, io e Lei ci incontriamo in un periodo difficile, e ciò che sta succedendo nel Paese diventerà il tema principale della nostra conversazione. Ma vorrei cominciare da questa domanda: perché il gruppo PCU [Partito Comunista Ucraino N.d.T.] negli ultimissimi giorni ha continuato a lavorare in Parlamento? Non lo nasconderò, molti hanno espresso stupore. Più d’una volta ho sentito ragionamenti sul fatto che nel Paese c’è la rivoluzione, mentre i comunisti votano, come se nulla fosse accaduto. Quindi: perché?
La ringrazio per questa domanda. Lo anticipo, la mia risposta non sarà breve. Torniamo alla fine della scorsa settimana: il presidente è fuggito, il premier è assente, il potere locale e gli organi esecutivi sono paralizzati, il Paese è velocemente immerso nel caos, continua la violenza sui dissidenti, all’uscita da Kiev non è chiaro chi acchiappi i “titushki” [forze mercenarie che supportano il governo anti-ribelli N.d.T.], echeggiano inviti al linciaggio dei collaboratori di “Berkut” [unità antisommossa N.d.T.] e dei soldati delle Forze Armate Nazionali, e da allora sono iniziati i saccheggi; che non sono in alcun modo connessi con la politica.
Dopo più di un anno di assenza dalla scena musicale Dome la Muerte & The Diggers tornano con una formazione totalmente nuova ma soprattutto con la loro musica di sempre: un rock ‘n’ roll che sembra non voler mai morire. La band, nata subito dopo la reunion del 2005 dei Not Moving (storica band del circuito underground italiano degli anni ‘80), ha prodotto sino ad oggi tre 45 giri (Dome la Muerte & The Diggers, Diggersonz e Supersadobabi) ma ha anche subito una radicale trasformazione dopo l’esperienza solista di Dome dell’anno scorso: il posto di Lady Casanovas al basso è stato preso da Marco Serani, mentre Cristina, da Piombino (alias la “Ragazza di Acciaio”), ha sostituito Matteo “Basetta” alla chitarra. Gian Piero Palazzino, infine, si è insediato alla batteria.
Il nome dice già tutto: gli Etruschi from Lakota sono una band rock’nroll toscana, precisamente della zona di Castelnuovo val di Cecina\Pomarance, fortemente attaccata al loro territorio (ecco il perché dei “Lakota”). Simone alla chitarra, Diego al basso, Dario alla voce, Luigi alla batteria e Pietro alla chitarra acustica: cinque ragazzi che, dopo aver suonato insieme sin dall’adolescenza, decidono, due anni fa, di dare vita a un progetto “legato al cantautorato, serio e teso al professionismo”. Ad avere un ruolo importante in tutto ciò è l’incontro con Phonarchia dischi, che produrrà il primo album: “I nuovi mostri”.
All’alba di sabato 15 febbraio il Municipio dei Beni Comuni ha riaperto l’ex caserma “Curtatone e Montanara”, una struttura posta nel pieno centro di Pisa (via Giordano Bruno 42, quartiere di San Martino) e abbandonata da quasi 20 anni. Il Municipio dei Beni Comuni- sigla alla quale fanno riferimento una rete di associazioni e realtà radicate nel territorio pisano come Rebeldia, Legambiente, Radio ROARR, Equilibri Precari, Africa Insieme ed altre ancora- ha compiuto questo passo dopo una recente storia turbolenta: dopo aver occupato per più di un anno una proprietà abbandonata appartenente alla multinazionale delle vernici J-Colors, una sentenza del Tribunale di Pisa ha imposto lo sgombero dei locali il 26 ottobre scorso (qui). Il 7 dicembre, a qualche settimana di distanza da una grande manifestazione in sostegno alla causa (qui), i “Rebeldi” hanno provato a riprendersi fisicamente l’ex-Colorificio, tentativo andato in fumo dopo poche ore a causa di un nuovo sgombero da parte della Polizia (qui).
Domenico Fiore
Non so voi, ma ogni volta che penso ai giochi olimpici mi viene in mente la fiamma che gli atleti portano, non senza una punta di orgoglio, per accendere lo spirito della competizione. A volte mi son immaginato le emozioni che deve suscitare tenere alta sopra la testa quella fiamma vivace, che simboleggia lo spirito ardente dei giochi: non deve essere certo un'esperienza di tutti i giorni.
Insomma, immaginate voi la sorpresa nel vedermi tagliare la strada da un tedoforo proprio in piazza Garibaldi, a Pisa, inseguito da uno sparuto seguito di atleti, forze dell'ordine, curiosi e appassionati.
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