Dmitrij Palagi

Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

Lasciando a casa ogni aspettativa l’esperienza è godibile. Una trama dallo svolgersi confuso, con un pessimo doppiaggio e una didascalia di apertura che spinge a interrogarsi sul perché i tempi verbali (e quindi anche il congiuntivo) restino un rompicapo per molti italiani (sul serio, ma per 40 euro non c’è uno studente disposto a rileggere certe cose prima che passino per le sale?).

Domenica, 29 Dicembre 2013 00:00

Sul carteggio tra Bettini e Ingrao

Io sento penosamente la sofferenza altrui: dei più deboli, o più esattamente dei più offesi. Ma la sento perché pesa a me: per così dire, mi dà fastidio, mi fa star male. Quindi, in un certo senso, non è un agire per gli altri: è un agire per me. Perché alcune sofferenze degli altri mi sono insopportabili. [Pietro Ingrao]

 

«Un sentimento tenace. Riflessioni sulla politica e sul senso dell'umano» è un breve carteggio tra Goffredo Bettini e Pietro Ingrao pubblicato per le edizioni Imprimatur. Il titolo è assolutamente appropriato, dato che coinvolge le ragioni profonde del far politica.

Venerdì, 27 Dicembre 2013 00:00

I treni e la sinistra delle privatizzazioni

Tentiamo un ragionamento complessivo, portate pazienza e arrivate fino in fondo.

I servizi ormai li concepiamo come un diritto, per cui paghiamo. Le poste, piuttosto che la scuola, non sono concepite come un’organizzazione di lavoratori secondo finalità di pubblico servizio: sono qualcosa che deve servirci per bisogni individuali. Non attribuiamo quindi al pubblico un ruolo di organizzazione e direzione: ci deve pensare qualcuno pagato per fare questo, a noi importa solo che il servizio funzioni.

Sabato, 21 Dicembre 2013 00:00

La sinistra, a speculare sui forconi

Ho appena finito di leggere la trentesima riflessione di fila sulle proteste che hanno animato i telegiornali di questi giorni. Le decine di interventi si aggiungono ad altre decine di articoli che hanno accompagnato le pause pranzo e le ore di veglia notturna.
Più che del movimento reale, forse sono i dibattiti sul web e sulla carta stampata che andrebbero analizzati, per quanto riguarda la sinistra, intesa come blocco alternativo al sistema presente (quindi più che altro si tratta di intellettuali, giornalisti, dirigenti fuori dal Parlamento, punti di riferimento sui social network…).

Il problema più grosso per il Celtic non sono i brutti risultati in Champions League, ma la coreografia che ha accompagnato la partita contro il Milan, in quel di Glasgow (il 26 novembre).

“Terrorista o idealista, disumano o impavido? Dipende da quale voto stai provando a afferrare o quale faccia stai provando a salvare”. Le frasi sono apparse al fianco delle effigi di William Wallace (su sfondo di bandiera scozzese) e di Bobby Sands (su sfondo di bandiera irlandese).

Messaggio politico e/o ideologico, vietato dalle regole Uefa.

Peccato che l’obiettivo del gesto fosse la legislazione del governo scozzese inerente il calcio, lo “Scottish Government’s Offensive Behaviour at Football Act and Police Scotland’s”, che per le Brigate Verdi criminalizza espressioni della politica irlandese nel regolare quello che è legittimo o non è legittimo esprimere.

La solidarietà tra la cattolica e indipendentista tifoseria del Celtic e la storia dell’IRA ha creato diversi problemi alla società, che purtroppo ha scelto di provvedere personalmente contro alcuni tifosi e si affanna a prendere le distanze, spaventata dalle ritorsioni della UEFA.

Tutti sanno chi è Bobby Sands, o tutti dovrebbero saperlo. Ma è utile riassumere la logica perversa che muove la polemica contro la coreografia.

L’Europa è una realtà federale pacificata, secondo le narrazioni dei governanti (l’Unione Europea è premio nobel della pace, alla faccia di baschi, irlandesi e di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di assaggiare la repressione del vecchio continente).

L’Irlanda è un paese indipendente (se ci si dimentica delle sei contee dell’Ulster).

Bobby Sands è morto a seguito di uno sciopero della fame (pratica non violenta), incarcerato per questioni politiche e provato dalla repressione dell’oggi acclamata (e defunta) Thatcher.

Su William Wallace è stato girato un film da Mel Gibson (decisamente non un rivoluzionario, per idee politiche, il noto Braveheart.

La reazione a questo striscione, che ricorda quella contro i cori razzisti (ben noti in Italia), rivela tutta la fragilità di una retorica assolutamente politica, che cerca di nascondere dietro ad una presunta neutralità la rimozione del conflitto. Basta pensare a quanto inefficace (e talvolta ridicola) è la vicenda mediatica di Balotelli.

Almeno però nel caso della discriminazione razziale si può parlare di ipocrisia e superficialità. In questa vicenda ritornano alla mente le polemiche su Di Canio e Lucarelli, quando importanti opinionisti si permettevano di paragonare (e mettere sullo stesso piano) il pugno chiuso della Resistenza e il braccio teso del fascismo (che è anticostituzionale).

Pensare di tenerla fuori dagli stadi vuol dire avere in mente un’idea di politica separata dalla quotidianità, quasi una professione per pochi adepti, più che una pratica di partecipazione quotidiana.

Il volto pulito degli stadi aiuta a nascondere il malaffare, la passione dello sport rende complicato specularci sopra.

Quindi, semplicemente, lunga vita ai tifosi del Celtic.

A Firenze il fine settimana delle primarie è anche il week-end in cui gli autobus tornano a circolare regolarmente in tutta la città.Dopo due giorni di sciopero «illegittimo» e «illegale», secondo il management dell'Ataf. Con la stessa amministrazione Renzi che è entrata a gamba tesa, attraverso tweet che ben poco hanno avuto di istituzionale. E con possibili strascichi giudiziari: 612 autisti sono stati denunciati per aver scioperato venerdì, violando la precettazione disposta dal prefetto Luigi Varratta. Denunce che si aggiungono a quelle scattate nei confronti degli oltre 450 addetti dell'azienda che avevano incrociato le braccia durante le fasce di garanzie previste nel corso dello sciopero di giovedì, con l'ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio. Contro i loro dipendenti la dirigenza Ataf annuncia anche sanzioni amministrative e disciplinari. Eppure i lavoratori, agli occhi dell'opinione pubblica, hanno vinto questa battaglia. L'assemblea permanente ha dato l'ok, venerdì sera, a una proposta di accordo accettata poche ore prima dall'azienda.

La persona giusta a cui chiedere un primo bilancio è Alessandro Nannini, che oltre ad esse il coordinatore della Rsu è anche un volto storico degli autoferrotranvieri fiorentini e dei Cobas.

Firenze è molto fredda in questi giorni, ma si riscalda giorno dopo giorno, grazie a manifestazioni e lotte che segnano la città in modo insolito rispetto al passato.

I lavoratori Ataf sono al secondo giorno di sciopero consecutivo, il primo da precettati. La mattina vengono ricevuti dal prefetto e le trattative vanno avanti tutto il giorno, ma per Firenze non gira un autobus.

Eppure pensavo di essere preparato.

Un romanzo di Valerio Evangelisti ambientato nell’italia post-risorgimentale, tra reduci garibaldini, repubblicani, anarchici e socialisti. Il racconto di braccianti, contadini e protagonisti della quotidianità (anche se compaiono i nomi studiati sui libri di di scuola).

Per nulla preparato, invece.

Sono anni che ci prendono in giro, oggi tocca a noi”.

Per chi passava in quel di Firenze domenica 1 dicembre, c’era uno spettacolo poco comune da godersi. Un sindaco, un vigile del fuoco, un cardinale, una cardinale (un cardinale donna), barellieri, carrettieri (per portare i pazienti in carriola), medici e infermieri. In piazza Gavinana si è inaugurato così il presidio sanitario del quartiere 3, rimasto completamente privo di servizi sanitari pubblici. Il Comitato 21 marzo ha scelto un modo provocatorio e goliardico per denunciare una situazione drammatica, che preannuncia un possibile epilogo del servizio sanitario nazionale, sotto attacco e minacciato da continui tagli (nazionali come locali).

Martedì, 26 Novembre 2013 00:00

I droni USA e la pace (da nobel) di Obama

"Hanno un così bel paese qui, una così bella città. Perché hanno bisogno di rincorrere qualcuno con le bombe nel deserto?".

A dirlo è stato Faisal bin Ali Jaber. Dallo Yemen è arrivato negli Stati Uniti per ottenere una semplice risposta da parte delle autorità a stelle e strisce.

Il cognato, Salem Ahmed bin Ali Jaber, era un religioso yemenita noto per la sua contrarietà al terrorismo. Tre membri di Al Qaeda gli avevano chiesto un incontro per confrontarsi tra posizioni diverse. All'appuntamento Salem si è presentato con il cugino, Waleed Abdullah, un poliziotto di 26 anni. I cinque sono stati inceneriti da un drone statunitense. Un utile episodio per i fondamentalisti islamici.

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