Abbiamo assistito alla rappresentazione del 12 aprile, e la soddisfazione è massima. Il pubblico così giovane è stato certamente chiassoso, ma la magia della musica è riuscita a catturare l’attenzione anche dei più vivaci: quando il direttore Pietro Mianiti ha alzato la bacchetta, il silenzio della platea non ha avuto nulla da invidiare alla prima del 7 dicembre.
La Cenerentola allestita per questo spettacolo non è ovviamente quella originale di Gioacchino Rossini, che durerebbe troppo tempo per dei bambini, ma è una riduzione di circa un’ora per opera del musicista e arrangiatore Alexander Krampe, su commissione del Festival di Salisburgo.
Krampe ha ridotto drasticamente l’organico e tagliato tout-court alcune scene, ha abbreviato le frasi eliminando quasi tutte le ripetizioni e ha trasformato i recitativi in dialoghi parlati. Il rimanente è stato collegato con frasi di raccordo scritte dallo stesso Krampe, per un risultato senza dubbio geniale e divertente, anche se perfezionabile.
Il libretto della versione italiana di questa “Cenerentola per bambini” è tratto dall’originale del 1817, con le parole di Jacopo Ferretti, ad eccezione dei dialoghi, traduzioni da quelli in tedesco approntati da Ulrich Peter per il Festival di Salisburgo e adatti al linguaggio d’uso corrente.
A Peter spetta anche la regia, semplice e minuta, ma d’effetto: una quinta con parenti girevoli ed elementi decorativi estraibili che, manovrata dai figuranti o dai cantanti, si presta a raffigurare pareti domestiche, un giardino e la sala reale. L’ambientazione è realistica, ambientata in un ottocento che arriva fino ai giorni nostri, una favola dal gusto volutamente comico: ugualmente i costumi, semplici e sgargianti, ma perfettamente coerenti con la storia.
La trama originaria ne risulta un poco stravolta, ma del resto di “Cenerentola” ne esistono infinite varianti, di cui quella di Rossini, e questa di Krampe e Peter, sono solo alcune tra le tante. La sostanza della storia è sempre la stessa, arcinota e conosciutissima dai bambini di mezzo mondo, e i dettagli non fanno certo la differenza: l’orfana maltrattata e sfruttata dal genitore adottivo e dalle sorellastre trova il riscatto nell’amore del principe azzurro, incontrato ad un ballo sfarzoso al quale Cenerentola ha potuto partecipare per magia, ma solo fino a mezzanotte, e al quale ha lasciato un oggetto (in Rossini un braccialetto volutamente donato al principe, qui una scarpetta dimenticata nella fuga), grazie al quale il principe la ritroverà, per sposarla.
L’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala ha affrontato a dovere la sfida e ha eseguito la partitura, per certi versi inedita, con abilità e precisione.
Eccezionale il cast.
Nei panni di Don Magnifico si è esibito il basso Giovanni Romeo, ottimo e simpatico attore e cantante ragguardevole. Nella parte di Alidoro (in Rossini il precettore del principe, qui invece uccello parlante), il basso Davide Giangregorio, un po’ sottotono e incolore.
I due protagonisti maschili, il cameriere Dandini e il principe Don Ramiro, rispettivamente il basso Petro Ostapenko e il tenore Carlos Cardoso, hanno fornito un’ottima prova di qualità teatrali e canore recitando con spiccata verve ed espressione e cantando più che distintamente. Unico difetto di entrambi: le relative inflessioni natie nella dizione.
Entusiasmanti e davvero notevoli tutte e tre le tre voci femminili: le due sorellastre, la mezzosoprano Shin Je Celeste Bang e la soprano Sofia Mchedlishvili, e Cenerentola, la contralto Aya Wakizono. La Wakizono ha dimostrato una qualità straordinaria tanto nella voce, morbida, drammatica, piena e squillante, che nella recitazione, espressiva, intima, melodrammatica. Bravissima la Mchedlishvili, la cui voce potente e precisa abbiamo già notato in Carmen, nel ruolo di Mercedes. Ottima anche la Bang, con piglio teatrale e voce intensa.
Krampe e Peter hanno aggiunto alla Cenerentola un nuovo personaggio che funge da narratore esterno: Rossini, impersonato nella recita del 12 aprile dall’attore Michele Nani, alternato nelle altre recite con Antonio Albanese.
Nani/Rossini ha avuto il compito di illustrare, aneddoticamente e in maniera accattivante, la trama generale dell’opera e qualche cenno d’inquadramento generale. Un ruolo reso necessario dal pubblico di riferimento, che si presume del tutto ignaro tanto di Rossini, quanto delle vicende particolari della sua Cenerentola: nell’opera, infatti, non è sempre perfettamente distinguibile la parola cantata e non è semplice seguire passo per passo il libretto, essendo ogni voce parte integrante della musica e spesso sovrapposta sia al suono dell’orchestra sia alle altre voci cantanti.
Il risultato di quest’allestimento è uno spettacolo leggero e divertente, eppure a suo modo colto e raffinato. Un’occasione più unica che rara per dei bambini di partecipare ad una rappresentazione operistica nel tempio della musica classica, assistendo peraltro ad un titolo tra i più eseguiti al mondo. Chi sa se le “Grandi opere per piccoli” entreranno in pianta stabile nel calendario della mondanità milanese? Una cosa è certa, la buona musica ha tanto bisogno di essere diffusa nel nostro Paese, in ogni dove e ad ogni età.