Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.
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Io non sono la Coop, sono uno scrittore
di Daniele Coltrinari
In un mondo (occidentale ed europeo e soprattutto italiano) che a volte mi sembra sempre più omologato e banale, può capitare di incontrare delle persone che ti fanno pensare: no, non è esattamente così, forse c'è ancora qualche possibilità di cambiamento.
Il capitalismo è riuscito a trasformarci nei migliori sfruttatori di noi stessi? La sinistra europea è oggi incapace di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti?
Una risposta affermativa a queste domande può essere trovata nell’ultimo libro di Carlo Formenti, La variante populista (edizione DeriveApprodi), pubblicato nel mese di ottobre del 2016. Il testo non risponde ad un particolare fatto di cronaca, né è destinato al facile ed immediato consumo. La composizione per saggi (quattro capitoli suddivisi per paragrafi) ed il ricco apparato di note permettono di ritornare agevolmente su quanto scritto dall’autore, anche senza fare particolare attenzione all’interessante bibliografia.
La colonizzazione della Siberia venne utilizzata come “contenitore etnico” per molti dei gruppi nazionali deportati, un’operazione che ufficialmente era un proseguimento dell’opera di industrializzazione del paese ma nei fatti si trattò di una condanna all’isolamento e una lotta durissima contro gli stenti e la fame. L’utilizzo delle deportazioni organizzate dallo stato centrale seguendo le direttive di Stalin fu uno strumento per rimediare al caso generato dal repentino cambio della politica nei confronti delle nazionalità e delle esigenze economiche legate alla realizzazione dei piani quinquennali. Stalin vedeva nell’affermarsi in Europa del regime nazista in Germania, dello stato fascista in Italia e nella vittoria di Franco nella guerra civile spagnola i segnali di un imminente conflitto e cambiò radicalmente la politica interna, inasprendo la repressione del dissenso interno al partito e nella popolazione. Era necessario accelerare l’industrializzazione attraverso le requisizioni e combattere con ogni mezzo l’arretratezza delle regioni orientali dello stato sovietico. Inoltre, con il riaffermarsi del carattere nazionale russo, pose le basi per il sentimento patriottico russo sovietico che avrebbe accompagnato l’Unione Sovietica nel conflitto mondiale, alimentando così il fattore decisivo della Guerra Patriottica estremamente fondamentale per la vittoria sovietica.
Di ucraini, tatari e russi: l’Ucraina e le politiche nazionali sovietiche di Stalin
In questo nostro continente europeo, da troppi mesi mancano notizie sulla situazione in Ucraina e nelle repubbliche autonome della regione del Donbass. O perlomeno nei canali tradizionali di informazione nazionale e internazionale abilmente oscurati, per celare una situazione che non si è affatto conclusa con gli accordi di Minsk. Si continua a sparare, a morire, tra accuse reciproche e rapporti incompleti degli osservatori dell’OCSE. L’esercito ucraino sarebbe avanzato all’interno della fascia demilitarizzata e starebbe cercando di prendere il controllo di un tratto dell’autostrada Donetsk-Luhansk, per tagliare i collegamenti tra le due “capitali” ribelli. Mentre vi è la situazione degli sfollati, soprattutto nella regione intorno a Donetsk, sempre più critica e aggravata.
A partire dal 2 giugno, Festa della Repubblica, e fino al 30 settembre, nella suggestiva cornice della Galleria Petitot della Biblioteca Palatina di Parma, sarà possibile visitare la mostra "Echi di Libertà. L’alba della Repubblica nei giornali e sui fogli parmensi" (orari qui).
La mostra, organizzata dalla Prefettura di Parma in collaborazione con la Biblioteca Palatina e la Fondazione Museo Bodoni, offre al visitatore un percorso espositivo che, tramite le pagine dei giornali locali dell'epoca, ripercorre e racconta il cammino della città ducale verso la propria ricostruzione democratica, economica e civile. "Bisogna ricostruire" è infatti l'appello del periodico dell'ANPI "Vento del Nord", che apre una raccolta di giornali, arricchita da foto della devastazione di cui fu vittima la città e da altre sul riprendere della vita civile.
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