Saperi

Saperi

Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.

Immagine liberamente tratta da pixnio.com

"Gli utenti cercano conferma delle proprie opinioni a prescindere dalla verità". Lo dice Laura Boldrini introducendo il convegno Non è vero ma ci credo - Vita morte e miracoli di una falsa notizia, organizzato in Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio martedì 29 novembre 2016. La Presidente della Camera aveva pubblicato pochi giorni fa alcuni dei messaggi (con nomi e cognomi degli autori) ricevuti in tre anni di attività, densi di offese: "ognuno si deve assumere le proprie responsabilità". "Il tuo datore di lavoro deve sapere chi sei" se decidi di aggiungere un posto alla "galleria degli orrori" dei commenti, secondo una delle massime autorità della Repubblica.

Un esempio dei più recenti, citati per rendere chiara l'urgenza del tema trattato: la falsa notizia del presunto divieto di fotografare o filmare deputati fannulloni, ripresa e commentata senza alcuna verifica. "Nessun giornale, nessun sito, quando l'ufficio stampa della Camera ha smentito, ha ripreso il nostro comunicato", segnala Boldrini.
Venerdì, 02 Dicembre 2016 00:00

Io non sono la Coop, sono uno scrittore

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Io non sono la Coop, sono uno scrittore

di Daniele Coltrinari

In un mondo (occidentale ed europeo e soprattutto italiano) che a volte mi sembra sempre più omologato e banale, può capitare di incontrare delle persone che ti fanno pensare: no, non è esattamente così, forse c'è ancora qualche possibilità di cambiamento.

Sabato, 05 Novembre 2016 00:00

La variante populista di Carlo Formenti

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Il capitalismo è riuscito a trasformarci nei migliori sfruttatori di noi stessi? La sinistra europea è oggi incapace di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti? 

Una risposta affermativa a queste domande può essere trovata nell’ultimo libro di Carlo Formenti, La variante populista (edizione DeriveApprodi), pubblicato nel mese di ottobre del 2016. Il testo non risponde ad un particolare fatto di cronaca, né è destinato al facile ed immediato consumo. La composizione per saggi (quattro capitoli suddivisi per paragrafi) ed il ricco apparato di note permettono di ritornare agevolmente su quanto scritto dall’autore, anche senza fare particolare attenzione all’interessante bibliografia. 

Leggi qui la prima parte...

La colonizzazione della Siberia venne utilizzata come “contenitore etnico” per molti dei gruppi nazionali deportati, un’operazione che ufficialmente era un proseguimento dell’opera di industrializzazione del paese ma nei fatti si trattò di una condanna all’isolamento e una lotta durissima contro gli stenti e la fame. L’utilizzo delle deportazioni organizzate dallo stato centrale seguendo le direttive di Stalin fu uno strumento per rimediare al caso generato dal repentino cambio della politica nei confronti delle nazionalità e delle esigenze economiche legate alla realizzazione dei piani quinquennali. Stalin vedeva nell’affermarsi in Europa del regime nazista in Germania, dello stato fascista in Italia e nella vittoria di Franco nella guerra civile spagnola i segnali di un imminente conflitto e cambiò radicalmente la politica interna, inasprendo la repressione del dissenso interno al partito e nella popolazione. Era necessario accelerare l’industrializzazione attraverso le requisizioni e combattere con ogni mezzo l’arretratezza delle regioni orientali dello stato sovietico. Inoltre, con il riaffermarsi del carattere nazionale russo, pose le basi per il sentimento patriottico russo sovietico che avrebbe accompagnato l’Unione Sovietica nel conflitto mondiale, alimentando così il fattore decisivo della Guerra Patriottica estremamente fondamentale per la vittoria sovietica.

Di ucraini, tatari e russi: l’Ucraina e le politiche nazionali sovietiche di Stalin

In questo nostro continente europeo, da troppi mesi mancano notizie sulla situazione in Ucraina e nelle repubbliche autonome della regione del Donbass. O perlomeno nei canali tradizionali di informazione nazionale e internazionale abilmente oscurati, per celare una situazione che non si è affatto conclusa con gli accordi di Minsk. Si continua a sparare, a morire, tra accuse reciproche e rapporti incompleti degli osservatori dell’OCSE. L’esercito ucraino sarebbe avanzato all’interno della fascia demilitarizzata e starebbe cercando di prendere il controllo di un tratto dell’autostrada Donetsk-Luhansk, per tagliare i collegamenti tra le due “capitali” ribelli. Mentre vi è la situazione degli sfollati, soprattutto nella regione intorno a Donetsk, sempre più critica e aggravata.

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