Lo scorso 9 novembre Jocelyn Bell Burnell è stata ospite eccezionale di una conferenza organizzata dal Planetario di Torino e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nella sala del teatro Piccolo Regio Puccini, gremita da un pubblico di tutte le età. Ricorre infatti il cinquantenario della pubblicazione della rivoluzionaria scoperta delle pulsar.
Le Leggi Razziali fasciste furono “supportate” da alcuni scienziati e da teorie antropologiche. Cosa pensa oggi la scienza delle razze umane?
Partiamo subito mettendo una pietra tombale su qualsiasi possibile polemica possa generare questo articolo: non esistono evidenze scientifiche sulla presenza di razze umane, né tantomeno la superiorità di una su un altra.
Balene perdute, balene ritrovate
Il Mediterraneo è tante belle cose, ma apparentemente non è un mare da balene; la popolazione dell’unica balena che regolarmente si ritrova nelle nostre acque, la balenottera comune, è ridotta e apparentemente in decrescita, e a considerare le fonti storiche ed etnografiche, non sembra sia comunque mai stata particolarmente numerosa.
Viaggio nel Tempo – parte seconda
Dopo la prima passeggiata nei meandri del tempo, oggi parliamo di un altro aspetto: la direzionalità degli eventi temporali.
Il cielo stellato sopra di me, un formichiere impagliato davanti a me – fotografia naturalistica poco naturale e pochissimo etica
Sotto un cielo stellato, un formichiere si appresta all’assalto di un grande formicaio punteggiato dalla bioluminescenza delle termiti. Le minuscole luci nella scena notturna, l’atto di predazione immortalato nel momento perfetto: lo scatto è inizialmente valso al fotografo brasiliano Marcio Cabral il Wildlife Photographer of the Year Award assegnato dal Museo di Storia Naturale di Londra, uno dei riconoscimenti più prestigiosi cui un fotografo naturalistico possa aspirare. Certo, il formichiere sembra un po’ ingessato, ma la luce è poca e strana, e poi chi è che ha ben presente come si muova un formichiere?
Xylella cinque anni dopo. Cronaca di un disseccamento annunciato
Tre anni fa erano cronaca nazionale le proteste contro la rimozione degli olivi salentini affetti da Complesso del Disseccamento Rapido, causato della proliferazione nei loro vasi linfatici del batterio Xylella fastidiosa pauca diffuso da alcune sputacchine, principalmente Philaenus spumarius; l’epidemia martoriava gli oliveti salentini però già da almeno due anni.
“«Questa crema farà miracoli sulla tua pelle.» A meno che non si intenda che provocherà delle stimmate, è difficile che una crema possa fare miracoli.”1
Ai confini (etici) della scienza
A distanza di vent’anni dalla pecora Dolly, un team cinese ha clonato due scimmie. Ancora una volta la domanda si ripete: fino a dove ci spingeremo?
Il mistero dell’influenza
Tutti siamo passati almeno una volta dall’influenza. Ma cosa nasconde questa particolare malattia virale?
L’influenza la conosciamo tutti: è quello “stato dell’animo” che ci mette KO nella stagione invernale, che porta febbre, raffreddore, disturbi respiratori, dolori articolari e muscolari, affaticamento e che, in casi particolari, può sfociare in situazioni anche molto gravi come polmoniti e altre infezioni.
L’influenza però può essere anche quella malattia, conosciuta con il nome di spagnola, che fece più morti della Grande Guerra esattamente un secolo fa. Dove sta quindi la differenza? Come può la stessa malattia essere una piaga pestilenziale da milioni di morti o un banale malanno di stagione? Per capire a fondo questa malattia dobbiamo andare nello specifico: l’influenza è una malattia virale a base di RNA (acido ribonucleico) che esiste in due forme. La forma A è quella degli uccelli acquatici, quella B degli uomini. La forma A può, mutando, passare anche negli uomini e diventare quindi molto pericolosa. All’interno della forma A della malattia esistono inoltre numerose sottoforme che si distinguono in base alle loro proteine di superficie: l’emoagglutina (H) e la neuraminidasi (N). Negli uccelli esistono 18 forme di emoagglutina e 11 di neuraminidasi che possono combinarsi tra loro in moltissime maniere. Le forme di influenza prendono il nome dalla combinazione di queste proteine (HxNy).
Perché temiamo la chimica
In molti casi la nostra mente tende ad associare la parola chimica ad aspetti negativi, mentre, ad esempio, la biologia a qualcosa di positivo. Senza molto senso in realtà.
Quest’estate, mentre giravo per Firenze una sera, mi sono fermato in una famosa catena di gelaterie e ho notato sulla parete dietro al bancone la scritta “XXX non utilizza coloranti, aromi, conservanti e additivi chimici. Non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo mai.” Bene, mi sono detto, come sarà possibile questo rifiuto della chimica per questi gelatai? Evidentemente non è possibile, dato che quella stessa marca di gelati è stata successivamente ritenuta colpevole di pubblicità ingannevole. Il vero punto, però, rimaneva un altro: perché non riusciamo a entrare dentro alla questione della chimica e ci accontentiamo invece di ritenere qualsiasi cosa contenga la definizione “chimica” qualcosa di negativo? Perché il gelato “chimico” è sinonimo di cattivo?
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