È stata ricercatrice presso il Dipartimento di Storia dell'Università degli studi di Firenze dal 1981 al 1999, anno in cui ha ricoperto la carica di professore associato di Storia contemporanea. Dal 2002, era titolare dell'insegnamento di Storia dell'Europa orientale. Al di là del suo percorso lavorativo come docente, era considerata e riconosciuta dai suoi stessi colleghi come la massima esperta di storia della Russia e dell’Europa orientale nell’insegnamento universitario toscano e molto stimata a livello nazionale. Uno dei suoi lavori più importanti è il volume “Coesistenza e isolazionismo. Mosca, il Komintern e l'Europa di Versailles (1918-1928)”, nel quale viene accuratamente analizzata la politica estera del regime staliniano a partire dal 1928.
Infatti uno dei settori della storia russa nella quale era più esperta era il periodo dalla presa del potere da parte di Stalin sino alla sua morte, una conoscenza che comprendeva sia l’analisi della figura personale del dittatore sovietico sia le vicende interne al partito bolscevico. Altri due suoi importanti volumi sono “Democrazia e centralismo. La discussione sul Nuovo Corso nel Partito Comunista Sovietico (ottobre 1923-gennaio 1924)”, nel quale analizza le vicende interne al Partito che porteranno alla presa del potere di Stalin, e “Lev D. Trockij”, una biografia molto accurata della figura che ha rappresentato uno dei rivali principali di Stalin all’interno del PCUS. Ma la sua vasta conoscenza del gigante euroasiatico abbracciava tutto il corso della sua storia politica, sociale ed economica, pur mantenendo un occhio privilegiato nei confronti delle vicende della Russia in epoca contemporanea. Studi allargati a quei paesi che con la Russia hanno avuto rapporti di alleanza e di subordinazione, come testimoniava la sua conoscenza delle vicende storiche di nazioni come l’Ucraina, la Repubblica Ceca o la ex Jugoslavia. Un bagaglio molto pesante di studio e conoscenza che si percepiva fortemente durante le sue lezioni; i suoi corsi di Storia dell’Europa orientale, sia per l’insegnamento magistrale che triennale, non a caso erano molto apprezzati dagli studenti.
Mi sarei dovuto laureare con lei alla fine del mio percorso di studio specialistico, ma quasi un anno fa mi comunicò che le sue condizioni di salute non le permettevano più di seguirmi dopo alcuni mesi di lavoro insieme.
Personalmente la ricordo come una grande professoressa e una grande donna, con quell’aria un po’ austera che era solo una facciata dietro la quale si celava una persona di grande umanità, capace di instaurare con gli studenti e i colleghi rapporti informali e dal grande valore non solo accademico ma anche affettivo. Il Dipartimento di Storia dell’Università fiorentina ha perso un pezzo molto importante della sua offerta formativa e un’ottima professoressa, testimoniato dalla massiccia e commossa presenza di colleghi e studenti alla cerimonia laica e informale di ieri, molto più impostata come condivisione e racconto di ricordi della sua persona che come funzione funebre tradizionale.
Riporto il ricordo raccontato dal prof. Paul Anthony Ginsborg, con il quale ha collaborato in uno dei suoi ultimi lavori sulla famiglia in Unione Sovietica e a lei legato da un profondo rapporto di amicizia: “Ricordo Anna così, che si abbassa sul naso i suoi occhiali sempre molto colorati e mi sorride, pronta a stuzzicarmi con una delle sue sempre difficili domande o battute sarcastiche che tanto facevano paura agli studenti, ma che a me mettevano sempre allegria”.