Lo so a molti di voi non dice niente. Vi fornisco qualche indizio. A partire dal 1997 con Boogie Nights, non ha sbagliato un colpo. Nella sua filmografia compaiono film straordinari e corali come Magnolia, Ubriaco d'amore, Il petroliere, The master, Vizio di forma (per maggiori approfondimenti date un'occhiata qui).
I suoi pregi sono tanti: ama i dettagli, le inquadrature geometriche, fa pochi tagli, ama i pianosequenza, le scene corali, gli anni '70 e i vizi/difetti dell'uomo.
Come Quentin Tarantino, ha imparato a fare cinema da autodidatta guardando migliaia e migliaia di film. I suoi lavori sono pregni di passione e cura dei dettagli. Anderson risente molto di registi come Altman, Scorsese, Demme, Welles e Kubrick.
Dopo l'esperienza de Il petroliere, il regista ha convinto Daniel Day Lewis a recitare nuovamente per lui. Il grande attore inglese, tre volte premio Oscar (tra cui Il petroliere stesso), ha già annunciato il ritiro.
A dire la verità tale scelta l'aveva già fatta alla fine degli anni '90 quando decise di prendere casa a Firenze, nel cuore di San Frediano (dove aveva girato Camera con vista di James Ivory), per fare l'apprendista calzolaio di scarpe per vip alla bottega di Stefano Bemer (vedi qui). Per me fu un duro colpo visto che in quel periodo ero rimasto folgorato dall'indimenticabile Occhio di Falco ne L'ultimo dei Mohicani.
Fortunatamente Martin Scorsese riuscì a convincerlo a tornare nel memorabile Gangs Of New York (uscito nel 2002). Da allora ha fatto altri 5 film, tra cui gli Oscar di Lincoln e Il petroliere. Stavolta la decisione sembra definitiva. Per il mondo della settima arte è una perdita non da poco perché Daniel Day Lewis è tra i primi 10 attori del globo.
Premesso tutto questo, arrivo subito al punto: Il filo nascosto è grande cinema.
Un gioiello che riscrive le regole (e il gusto) del cinema degli anni 2000.
Seguendo le esperienze precedenti, ogni volta Anderson riesce ad aumentare la sfida e a vincere contro ogni pronostico. Anche se ogni tanto calca la mano ed esagera un po' (vedi verso nel pre-finale).
Nelle opere precedenti si parlava del potere e del rischio di diventare megalomani sfociando nella violenza fisica e psicologica (Il petroliere), il rischio dipendenza tra due individui attraverso il dominio sull'altro (The Master), il potere "subito" e/o combattuto attraverso il filtro della resilienza (Vizio di forma).
Stavolta nel mirino di Paul Thomas Anderson finisce la relazione di coppia, intesa sempre con i temi di fondo del dominio e del potere (e il relativo controllo).
Molti lo confondono con l'amore, ma non è affatto così.
Siamo in una Londra glamour e sofisticata, negli anni '50 nell'immediato dopoguerra.
Reynolds Woodcock (Daniel Day Lewis) è un rinomato stilista che vive quasi interamente nella sua villa che usa come atelier. Il personaggio è ispirato a Charles James che soffriva dei problemi di cui vi parlerò più avanti.
Veste star del cinema, gente ricca, ereditiere e quant'altro. L'uomo è un maniaco del dettaglio, misantropo ed egocentrico come il "petroliere" Daniel, con echi dell'artista Javier Bardem di Madre!.
Si definisce uno "scapolo impenitente, crede di essere condannato e che l'amore gli sia precluso".
È chiuso, ottuso, ama la routine, gli orari fissi, la disciplina e la ripetizione. Per lui un corpo è come un vestito da plasmare.
«Da bambino ho cominciato a nascondere cose nelle fodere dei vestiti. Solo io ne conoscevo l'esistenza».
L'austera sorella zitella Ciryl (Lesley Manville) gestisce il marchio e lui fa il lavoro.
Un giorno però la sua vita cambia: incontra la "dimessa" cameriera Alma (Vicky Krieps, attrice lussemburghese scoperta e lanciata da Anderson). Una donna alta, magra, dalle spalle robuste. Diventa la sua musa ispiratrice. I due progressivamente diventano amanti.
«Reynolds ha trasformato i miei sogni in realtà, in cambio ha avuto ogni parte di me» - ammette lei all'inizio.
Lui è un uomo impossibile, è esigentissimo, non vuole impegnarsi in una relazione. Le donne vanno e vengono, lo ispirano, ma prima o poi se ne vanno.
Lui è un bambinone. Ma Alma è molto tenace e sta al giochino (definitela pure una sorta di "vizio di forma") nonostante i suoi bruschi modi.
Anderson non solo ribalta il consueto cliché uomo forte/donna debole, ma addirittura si diverte a scambiare continuamente i ruoli senza dare punti di riferimento allo spettatore (pazzesco!).
Fino ad allora anche il desiderio sessuale è sostituito da un abito: il corpo è solo il "sostegno" fisico o l'ispirazione mentale di perfezione.
Ecco che l'esistenza di Reynolds, paragonabile ad un abito su misura, cambia. È un misogino irascibile, infantile, ossessionato dal fantasma della madre (il titolo originale è Phantom Tread).
Alma lo ama alla follia e farebbe qualunque cosa per lui (anche sostituirsi alla figura materna). Qual è il filo nascosto che tiene insieme i due? La tenacia di lei e la trasformazione di lui saranno inesorabili.
Diventano come degli "amanti tossicodipendenti". Il maschile e il femminile si danno battaglia.
Sembra di essere in un'eterna partita a scacchi. Le donne spesso vincono per maggior intelligenza e determinazione.
La prima avvisaglia gliela dà la sorella Ciryl: «non ti conviene provocarmi. Non ne usciresti vivo perchè miro direttamente al cuore e rimani tu a terra».
Le due ambizioni/perversioni si scontrano ripetutamente senza esclusione di colpi. La relazione si fonda sulla manipolazione reciproca: il "manichino" è l'altro/a.
Il film è un'apoteosi di geometrie kubrickiane e ricerca della perfezione tra fili, etichette ricamate (all'apparenza) invisibili, bottoni, stoffe, accessori e mani. Ma anche uno scavo nella mente umana.
La moda è solo apparenza ed è la superficie, la psiche è il contenuto, ciò che non si vuole approfondire.
Il film è una sorta di buccia della cipolla: a ogni strato c'è un significato, qualche dettaglio nuovo. L'opera è veramente straordinaria.
Solo Anderson poteva fare un film così. Il melodramma diventa una sorta di giallo, il regista/sarto cuce due personaggi stratosferici, pur ammettendo che la storia non è originale. Il punto di partenza (e la struttura dell'opera) ricalca chiaramente Rebecca - la prima moglie, film di Sir Alfred Hitchcock. Anche qui c'erano una coppia composta da un uomo benestante, Maxim (Laurence Olivier), e una donna di rango inferiore (Joan Fontaine) che accetta le lusinghe di una vita borghese.
Se credete che abbia preso un abbaglio, guardate il video qui.
Il filo (non tanto) nascosto fra le due storie è chiaramente la matrice gotica (stile Guillermo Del Toro per intendersi), ma soprattutto gli stessi modelli letterari: Jane Eyre, Grandi Speranze.
Se poi credete alle coincidenze, Alma era il nome della moglie di Sir Alfred.
Il film è un labirinto intrecciato di battibecchi, abiti da mettere e da togliere, sali e scendi dalle scale, star bene e star male, presenze e fantasmi.
Non mancano i colpi bassi, il detto e il non detto (con annessa variazione sul tema "caffè alla Sindona"), il reale e l'onirico.
Anderson sembra dirci che per amare bisogna carpirne il significato: non solo il lato dolce, ma anche il relativo lato oscuro. I pregi, ma soprattutto bisogna amare i difetti dell'altro/a. Costi quel che costi. Questa è la vita di coppia.
D'altronde l'antica formula da recitare durante il matrimonio è la promessa "di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita". Anderson sembra averla presa alla lettera...
La messa in scena, le luci, la composizione delle inquadrature e gli attori sono il sale di questo film.
Daniel Day Lewis si congeda dal cinema da autentico fuoriclasse ridefinendo le regole della recitazione: ha una padronanza del corpo impressionante soprattutto nel cambio di registro del personaggio.
Il prossimo 4 marzo agli Oscar sarà una battaglia tutta inglese con Gary Oldman nella categoria miglior attore protagonista. Tuttavia, secondo gli addetti ai lavori, Oldman rimane favorito per l'interpretazione di Churchill ne L'ora più buia).
Vicky Krieps (Anderson l'ha rivelata al grande pubblico) riesce nell'impresa di tenere a bada Day Lewis, creando quell'incandescenza necessaria per descrivere il clima fra i due. Infatti entrambi gli attori hanno rivelato che girare è stato un incubo (vedi qui).
Perché «la vita creativa è allo stesso tempo una benedizione e una maledizione. Non ti dà scampo. È qualcosa che contemporaneamente ti nutre e ti divora, ti dà vita e ti uccide» (qui).
Proprio come quel filo nascosto che apparentemente non c'è, però esiste. Eccome se esiste. Si chiama stare insieme.
IL FILO NASCOSTO ****1/2 (USA 2017)
Titolo Originale: Phantom Tread
Regia: Paul Thomas ANDERSON
Sceneggiatura: Paul Thomas ANDERSON
Fotografia: Paul Thomas ANDERSON
Cast: Daniel DAY LEWIS, Lesley MANVILLE, Vicky KRIEPS, Camilla RUTHERFORD
Musiche: Johnny GREENWOOD
Durata: 2h e 10 minuti circa
Distribuzione: Universal Pictures
Uscita: 22 Febbraio 2018
Trailer youtu.be/8S1icw--VSg
Riconoscimenti: candidato a 6 premi Oscar (miglior film, regia, attore protagonista - Daniel Day-Lewis, attrice non protagonista - Lesley Manville, colonna sonora e costumi)
La frase: «Da bambino ho cominciato a nascondere cose nelle fodere dei vestiti. Solo io ne conoscevo l'esistenza».
TOP
- La fotografia curata per la prima volta dal regista/sceneggiatore e produttore.
- Le luci, la raffinata messa in scena.
- Daniel Day Lewis e Vicky Krieps non hanno difetti e si completano a vicenda come se fossero una coppia vera. Il merito è anche della direzione degli attori, come Anderson aveva già dimostrato ne Il petroliere.
- Un film, con struttura a matrioska, senza esclusione di colpi (anche bassi) con ribaltamenti di ruolo continui.
- I costumi sontuosi e totalmente devoti al racconto.
- La coerenza artistica di Paul Thomas Anderson.
- La capacità di trovare talenti sconosciuti (Vicky Krieps) e di lanciarli in contesti difficili.
- Le analogie tra il sarto e il regista, tra fare un abito e fare un film, tra una relazione e un abito.
- Gli omaggi al cinema di Hitchcock (in primis Rebecca).
- Anderson critica (motivando il perché) i pregi e i difetti del mondo creativo ed artistico.
- Anderson ridefinisce (al cinema) cosa significa stare insieme, nel bene e nel male.
- I temi del film.
- La colonna sonora che ci immerge nel contesto della storia.
- L'amore visto come una montagna russa tra pregi e difetti, dolce ed amaro (tendente al velenoso).
- La cura per i dettagli, il montaggio alternato.
FLOP
- Questo sarà l'ultimo film di Daniel Day Lewis. Ci mancherà parecchio.
- Vicky Krieps non è stata nemmeno candidata agli Oscar.
- Anderson a volte gigioneggia un po' (ad esempio nel pre-finale).
- L'idea non è originale. Anderson attinge a piene mani da Rebecca la prima moglie di Hitchcock, ricalcando la struttura e la composizione delle inquadrature.
- Non è un film per tutti, ma solo per chi ama follemente il cinema e i dettagli.
Immagine di copertina liberamente tratta da screenrant.com, foto del regista ripresa liberamente da img.wennermedia.com, locandine dei film da maupes.files.wordpress.com, www.cinema4stelle.it, da www.paginainizio.com, da www.impawards.com e da mr.comingsoon.it