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Il risultato ottenuto dalla Lista Tsipras il 25 maggio sembrava ai più poco probabile: eppure è successo. Un risultato importante quel 4,03%, un puntello ad una casa che aveva ancora poche pietre sollevate.
Un risultato ottenuto nonostante tutto: in primis i pochi soldi a disposizione per la campagna elettorale, i pochi nomi noti in lista, ma anche la scarsa attenzione dei media (anche se più che di volontà censoria bisognerebbe realizzare che se conti poco, ti fanno vedere poco). Rimane oggi sul tappeto il cosa fare adesso.
Ho aspettato un mese intero prima di scrivere queste parole. Una riflessione che mi sono portata dietro durante una campagna elettorale intensa e che probabilmente farà salire su tutte le furie coloro che hanno fatto degli studi elettorali il loro mestiere.
A Firenze abbiamo visto candidarsi dieci diversi aspiranti sindaci. Dieci, sostenuti da ventisette liste. Ventisette per un totale di oltre 800 candidati (meglio non mettersi a fare i conti per i quartieri). E questi numeri sono sintomo chiaro del personalismo della politica da cui oramai non riusciamo più a scappare.
Inaspettate prese di posizione contro le spericolate interpretazioni costituzionali promosse dal premier Abe.
A pronunciarsi contro il sostanziale svuotamento dell'articolo 9 è intervenuto anche Koichi Kato, a lungo parlamentare liberal-democratico e per un periodo segretario generale del PLD: “Dato che sono passati sessantanove anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il numero di persone nate dopo è in aumento. Essi non hanno conosciuto o vissuto il terrore della guerra. Alcuni nelle giovani generazioni richiedono un atteggiamento più aggressivo in tema di sicurezza nazionale, ma comprendono la guerra soltanto in maniera astratta, sono privi di una conoscenza concreta” ha dichiarato l'ex politico conservatore al periodico comunista Akahata.
Ogni cinque anni in occasione delle elezioni europee si ripete l’avvilente ritornello “più Italia in Europa”. Anche a motivo della scarsa prossimità tra eletti all’europarlamento ed elettori italiani questi ultimi tendono a privilegiare i temi politici nazionali, spingendo i partiti in lizza a una competizione per misurare il proprio peso. Incidentalmente, anche per questo ritengo che lo sbarramento sia una norma positiva: riduce la proliferazione delle liste (26 nel 1999 e 25 nel 2004 prima dell’introduzione dello sbarramento; 16 nel 2009 e 12 quest’anno dopo lo sbarramento), la frammentazione politica e quindi il rischio Weimar.
Articolo di Daniele Coltrinari
“È finita”, così sembrerebbe: il prossimo 17 maggio si chiuderà ufficialmente il piano di assistenza finanziaria della Troika (Fmi-Ue-Bce) iniziato tre anni fa. Tuttavia la nazione lusitana sarà luogo di visite periodiche dei tecnici internazionali fino a quando non avrà restituito il 75% dei 78 miliardi ricevuti in prestito. Data prevista per ultimare definitivamente il prestito: 2037.
Tra le tante menzogne che ci vengono propinate dai media e fatte ingoiare a forza dalle nuove narrazioni che hanno acquistato ampia risonanza anche nei comitati scientifici, senza dubbio quella più grave è che la lotta di classe costituirebbe ormai un rottame novecentesco inapplicabile qui e ora.
La “new economy”, “il progresso tecnologico”, “la terziarizzazione” avrebbero dovuto spianare la strada alla tanto agognata e mai raggiunta eliminazione della classe operaia. In modo silenzioso e il più indolore possibile il soggetto che avrebbe dovuto muovere la storia a un certo punto è stato fatto fuori anche dal campo delle ipotesi scientificamente accreditate. Queste erano le promesse: niente più classi, niente più lotta, niente più guerra e pace per tutti, la ormai celebre “fine della storia” per l'appunto (nella versione aggiornata pare che si includa pure il niente più fascismo, ergo niente più antifascismo, basta crederci).
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