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“Questa è una generazione che è cresciuta dopo gli accordi di Oslo ed era abbastanza giovane durante la Seconda Intifada. Questa generazione ha acclamato Abu Mazen (Abbas) quando ha parlato dal podio delle Nazioni Unite chiedendo il riconoscimento del mondo e della comunità internazionale – una generazione che innocentemente ha pensato che uno stato palestinese fosse a portata e ora sente che tutto è saltato in area.”
Mettete 5 palestinesi e siriani scappati dal dramma dei propri paesi ed arrivati in Italia senza documenti. E mettete che vogliano raggiungere la Svezia per iniziare una nuova vita, lontana dal dolore e dall'angoscia di anni ed anni di violenza. Come fare ad attraversare l'Europa?
L'idea geniale è venuta a Khaled Soliman Al Nassiry, poeta siriano, e a Antonio Augugliaro, giornalista italiano: mettendo su un finto corteo nuziale. Con la complicità di un'amica palestinese che ha accettato di vestire i panni della sposa, sono riusciti a mettere in viaggio una “carovana” di oltre 25 persone (se non è numerosa che festa nuziale è?).
Le elezioni europee dello scorso 25 maggio hanno sicuramente avuto il pregio di consegnarci una chiara (nonostante la forte astensione) fotografia dello stato del Paese.
Senza dilungarci, lasciando l'analisi del dato elettorale ad altri: il Partito Democratico stravince con più del 40% dei consensi, aumenta i propri voti in assoluto e diviene primo partito tra quelli coalizzati attorno al PSE, riuscendo tra l'altro ad arginarne in gran parte l'arretramento; mentre la lista Tsipras di Spinelli e compagnia riesce a superare il quorum con uno scarso 4,03% (con cento-centocinquanta voti in più rispetto al risultato della Federazione della Sinistra nel 2009) quasi solamente grazie al calo dell'affluenza ed elegge tre europarlamentari, vale a dire Barbara Spinelli, Curzio Maltese ed Eleonora Forenza di Rifondazione Comunista.
E proprio dal dato delle europee è comodo partire per farsi un idea dello stato di salute della sinistra italiana e porsi la fatidica domanda, “che fare?”.
«Penso che il ministero della cultura sia in Italia come quello del petrolio in un Paese arabo».
Dario Franceschini era stato chiaro sul Sole 24 Ore del 23 febbraio 2014. Nessun tabù rispetto al ruolo dei privati nella gestione del patrimonio culturale italiano. Il quotidiano di Confindustria da tempo insiste sul tema delle agevolazioni fiscali per i privati, tanto che il 20 giugno 2014 apre in prima pagina con l'invito «DIAMOCI DA FARE», rivendicando il proprio ruolo.
«Abbiamo buttato giù il muro (ideologico) che impediva al Paese della bellezza nel mondo di misurarsi con la gestione dei territorio e del suo (straordinario) capitale culturale attraverso la leva fiscale».
Il mecenatismo entusiasma anche esponenti del mondo della moda, come Carla Fendi, che riprende la metafora governativa: «Il nostro Paese è veramente un bagno di cultura talmente enorme che non esiste al mondo un altro Paese simile. È il nostro petrolio» (da Sole 24 Ore del 20 giugno).
Mercoledì 11 giugno un gruppo di una ventina di valorosi ha deciso di sfidare l’afa e l’arduo terreno delle aiuole di piazza Giorgini, cuore del quartiere Statuto a Firenze, sferrando un “attacco verde”. Il guerrilla gardening è una forma di “giardinaggio politico”, un’azione nonviolenta che mira a contrastare il degrado urbano attraverso la riqualificazione del verde pubblico. I volontari “guerriglieri” ripuliscono giardini e aiuole trascurati, rivitalizzandoli con nuove piante e fiori. Riappropriazione e valorizzazione degli spazi urbani, ma non solo: il guerrilla gardening rappresenta anche un’occasione formativa e di socializzazione.
Se volessimo rispondere con una battuta allo slogan più in voga fra i sostenitori di uno fra i due candidati alla presidenza dell'Arci nel primo appuntamento congressuale di Marzo, riferito a quell'Arci nella quale “non ci sono periferie dell'Impero”, potremmo prenderla in prestito dalla storia del cinema: l'Impero, per bene o male che sia, colpisce ancora.
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