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Prosegue, lentamente ma inesorabilmente, il cammino compiuto da Abe per trasformare il Giappone in una potenza militare impegnata all'estero. A fine maggio si è avuto il tentativo di allentare le misure che impediscono alle Forze di autodifesa dispiegate all'estero (principalmente con compiti logistici e di supporto) di entrare in aree dove si combatte. Lo scorso 6 giugno il governo è nuovamente intervenuto sul tema presentando, nell'ambito della politica del cosiddetto “diritto all'autodifesa collettiva”, tre nuovi criteri riguardanti il dispiegamento di truppe all'estero.
Proseguono nel settore edile le polemiche legate alla decisione del governo Abe di incrementare – mediante l'espansione dei programmi di collaborazione internazionale - il numero di apprendisti stranieri al fine di attenuare le carenze di personale che colpiscono il ramo costruzioni.
Il rischio maggiore è costituito dalle violazioni che le aziende edili compiono nell'utilizzo di questi lavoratori. Nel 2012 le autorità ispettive hanno rilevato su 2.776 aziende controllate violazioni in 2.196 di esse.
“È totalmente sbagliato utilizzare lavoratori stranieri come manodopera a basso costo, al fine di accrescere i profitti, ignorando i diritti fondamentali e la dignità di questi lavoratori” ha dichiarato a Japan Press l'avvocato Shoichi Ibusuki, difensore di molti apprendisti stranieri.
L'altra Europa con Tsipras ha preso il 4.03% dei voti alle europee ottenendo 3 parlamentari. Che bello, no anzi: che brutto... A vedere cosa è successo dal giorno dopo le elezioni e da cosa sta succedendo in questi giorni con il caso Spinelli viene da dire che brutto...
Dirò in modo semplice e chiaro come la penso per poi andare avanti. Penso che se la grande forza dei garanti e di chi ha messo in piedi il progetto della lista sia stato un accorto equilibrio tra lavorio dietro le quinte e dibattito pubblico (magistrale quel “SEL da sola sarebbe un forma di omicidio suicidio della sinistra” rivolto a Vendola), in questo caso l'errore sia stato quello di non far arrivare all'esterno le difficoltà e i problemi, nel non rendere pubblico un passaggio, ma di renderne note le conclusioni e di dover poi stare a spiegare l'accaduto. Se in base al risultato elettorale complessivo si riteneva che quell'impegno a non accettare il seggio dovesse essere da ripensare in base a considerazioni politiche (la Spinelli di certo non è una tronista) allora quel ripensamento doveva essere frutto, oltre che di una preventiva riflessione personale, di un dibattito pubblico, il ripensamento di un'intera comunità che avrebbe avuto in questo modo un ulteriore modo di crescere e formarsi come tale.
Vi riproponiamo un'intervista all'economista Samir Amin realizzata nel luglio 2011 da Dmitrij Palagi e Mattia Nesti per La Prospettiva. Sono passati tre anni ma la rilettura è più che consigliabile, soprattutto alla luce del dibattito che abbiamo portato avanti in questi mesi su Europa, modello di sviluppo e dimensione politica. Buona lettura.
1) Su diversi giornali e siti si parla di Primavera Araba, così come in passato si è utilizzata l’espressione Primavera Sudamericana. Si tenta anche di collegare questi processi con le varie forme di protesta europee, dagli indignados ai referendum italiani. Nonostante questo collegamento è evidente l’assenza dello spirito di Genova 2001, un senso di unità che in molti riassumevano con lo slogan “un altro mondo è possibile”. C’è stata una perdita di unità ed è mai realmente esistito un movimento mondiale anticapitalista?
Leggo di un deputato di SEL che entra nel PD e che lo fa perché si tratta del PD di Renzi. Il fatto è significativo dei problemi che attraversano la sinistra italiana, per molti aspetti cronici e per altri enfatizzati e modificati dalla nuova onda sussultoria a dominanza populista e infastidita dalla democrazia rappresentativa, che investe un sistema politico complessivo tutt'altro che stabilizzato. Quella cosiddetta II Repubblica, stando allo stile urlato e superficiale dei nostri mass-media, che aveva dinanzi a sé l'eternità in quanto “compiuta democrazia dell'alternanza”, si è rivelata essere un episodio a cui ne sta seguendo un altro, appena nato e le cui possibilità di sviluppo sono in molte direzioni, essendo contemporaneamente in campo le variabili della crisi economica, della crisi sociale e della crisi della costruzione europea.
Radio CORA. A tutti a Firenze questo nome risulta familiare. Un po' forse perché rimanda ai tanti nomi tipici che sentiamo spesso urlare per le nostre strade, un po' perché ricorda un grande esempio di valore e coraggio.
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