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Lucio Caracciolo, direttore della rivista di “geopolitica” Limes, ha rilasciato immediatamente dopo l'annuncio della morte di Hugo Chávez una dotta intervista alla RAI sul bilancio di quasi quindici anni di rivoluzione socialista “bolivariana” in Venezuela e sulle intenzioni di questa rivoluzione in America latina. Essa, al tempo stesso, ha dichiarato Caracciolo, è riuscita ed è fallita. Sul piano delle realizzazioni sociali, cioè dell'uscita della stragrande maggioranza del popolo venezuelano dall'emarginazione, dalla miseria e dalla dominazione di una delle più fetenti cleptocrazie borghesi del pianeta, ha realizzato obiettivi importanti. Tuttavia (come evitare di sottolinearlo?) è fallita nel suo tentativo di fare del Venezuela il paese egemonico in America latina. In questa parte del mondo “c'è solo il Brasile”. Questo paese, guidato da una sinistra non “populista”, democratico anziché essere guidato da un “caudillo”, ha efficacemente contrastato le velleità chaviste, ecc. ecc.
Solo parlando delle “cose” si può comprendere per quale ragione scegliere una determinata opzione politica. Per me, per un militante di Sinistra Ecologia e Libertà: saperi, diritto al futuro, conoscenza. La necessità del cambiamento, in questi confusi giorni dell'esordio della XVII legislatura repubblicana, passa dall'analisi dei temi e dalla riflessione strategica a partire da questi. Voglio svolgere un'analisi contro-corrente, rispetto alle alchimie e all'algebra di Palazzo, alla somma fra senatori e deputati: partire da un tema specifico per segnare una strategia possibile.
Non si è fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo alla notizia del ripensamento riguardo alla questione dei licenziamenti, che subito i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino si ritrovano a dover affrontare altri problemi. A questo giro parliamo di pagamenti completamente saltati: i sindacati denunciano infatti l'imperdonabile mancanza della Direzione del Teatro, la quale non ha ancora provveduto a versare i contributi previdenziali del 2012.
Abbiamo appreso ieri sera della scomparsa del Presidente venezuelano Hugo Rafael Chávez Frías. Egli soffriva da due anni, come è noto, di una forma micidiale di tumore; figura coraggiosa, generosa, ottimista, aveva sottovalutato le prime manifestazioni della malattia. La popolazione venezuelana si è riversata nelle strade commossa. A da subito, poiché la lotta di classe esiste anche se in Italia non si può dire senza essere ridicolizzati dai mass-media, si è scatenata la cagnara mediatica, sulla scia dei mass-media statunitensi, di quelli della destra latino-americana e spagnola, inoltre del quotidiano spagnolo liberista di centro-sinistra el País, a cui l'omologo italiano la Repubblica si abbevera. Una recente ricerca fatta in Spagna ha mostrato come il 55% delle “notizie” pubblicate da el País su Venezuela, Cuba, Bolivia, Ecuador è confezionato a Miami dalla destra somozista cubana ivi riparata: è questa la deontologia, appunto tutta di classe, di tanta stampa occidentale.
Al di là del risultato sorprendente ottenuto dal redivivo Berlusconi, e della “vittoria di Pirro” della coalizione di centro-sinistra guidata da Bersani, il dato che salta maggiormente all’occhio in questa confusionaria tornata elettorale è il successo senza precedenti del Movimento 5 Stelle. Fino a qualche giorno fa, ben pochi avrebbero scommesso su Beppe Grillo leader del primo partito italiano, e senza dubbio è da registrare un grave errore di valutazione da parte dei suoi avversari in fase di campagna elettorale.
Molti dei compagni che collaborano al Becco sono legati a Rifondazione Comunista, quindi riteniamo utile pubblicare anche una riflessione scritta in prima personale plurale, senza per questo voler legare a Rifondazione tutti gli altri articoli che fanno parte della discussione che abbiamo aperto sul nostro sito.
Gli errori strutturali compiuti dal PRC
Proviamo ad ampliare lo sguardo, a esaminare con un colpo d'occhio la scia lunga dei 20 anni di Rifondazione Comunista in relazione al contesto politico economico italiano. Che cosa emerge? Emerge che essa è stata l'unica forza politica che coerentemente e senza cedimenti non ha ceduto alle lusinghe ideologiche del capitalismo liberista, ideologia che invece ha permeato nella sostanza (chi più chi meno) tutte le altre formazioni politiche italiane. Questo è stato certo un elemento di pregio e lode per il PRC, che ha potuto contare su un apparato ideologico saldo che invece è stato ripudiato con dissennatezza dalle altre anime della sinistra da Occhetto in poi.
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