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Se il mondo trema per una danza collettiva è possibile cambiare.
Il 14 febbraio 2013 le prime a danzare contro la violenza sono state le donne in Papua Nuova Guinea. Poi la danza ha attraversato l’Australia, l’Asia, l’Africa, l’Europa e l' America del Nord e del Sud. Ragazze, bambine, donne di ogni età, estrazione sociale, professione, tutte insieme per dire 'Stop the Violence', 'La violenza finisce ora' danzando sulle note di “Break the chain”.
Mentre la Francia bombarda in Mali gli islamisti “cattivi” che meno di due anni fa appoggiava in Libia bombardando l’esercito di Gheddafi, l’Unione Europea su richiesta della stessa Francia e della Gran Bretagna e con la solita acquiescenza del ministro Terzi è sul punto di mandare armi agli islamisti “buoni” in Siria (arrivati anche dalla Libia), i quali non badano a nascondersi con i media internazionali: “L’unico nostro movente è l’Islam, combattiamo per Dio, per questo siamo scesi per strada ed è benvenuto chiunque voglia unirsi a noi, di qualunque nazionalità” (dichiarazione di un “capo dei ribelli” alla Reuters).
È il contesto giusto per ascoltare il punto di vista, laico e panarabo, di Osama Maarouf Saad, segretario generale dell’Organizzazione popolare nasseriana del Libano, in visita in Italia per un giro di incontri.
Dal servizio sanitario nazionale prima o poi si è costretti a passare, per se stessi o per accompagnare propri parenti. La sanità pubblica riguarda tutti, da chi si frattura un arto a chi deve semplicemente sottoporsi a analisi di controllo. Sono però in pochi a occuparsene, fuori dalla contingenza di un disservizio da denunciare o di un diritto da far valere. Sembra quasi che, per scaramanzia, si preferisca evitare di evocare malattie o disabilità, riducendo il tema a una questione per anziani. Anche di questo si è parlato nella conferenza stampa indetta dai promotori della manifestazione di sabato 16 febbraio a Firenze, indetta dal Coordinamento della difesa della sanità pubblica e dal Comitato no debito.
Quest’esperienza non deve spezzarsi, e tanto meno si può ridurre tutto ad una questione di ordine pubblico. Non si può rompere, magari in attesa di ospitare una prossima speculazione, l’esperienza che di giorno in giorno sta crescendo nell’ex colorificio toscano a Pisa, un luogo “liberato” dall’incuria e dall’abbandono. Stiamo parlando di una grande area produttiva, oltre 14.000 metri quadri, a poca distanza dal duomo pisano. Comprato da una multinazionale, da subito più chiaramente interessata al marchio e non dalla produzione, negli anni i lavoratori sono stati via via licenziati, fino alla definitiva chiusura. Poi dietro muri e cancelli chiusi, lontano dalla vista, il degrado e l’abbandono.
Dal 13 ottobre questa area è stata liberata dall’oblio e restituita alla città, alle/ai cittadine/i, associazioni gruppi di persone. E in questa area si sono sviluppate tantissime attività alcune di rilievo nazionale come la tre giorni a fine gennaio 2012. Uno spazio liberato, reso fruibile e fruito, una esperienza che non può essere repressa con la motivazione dell’ordine pubblico, del quale non vi è nessun interesse pubblico o sociale per invocarlo.
Troppo gravi le ipotesi di reato, troppo approfondite le indagini della magistratura sul passante ferroviario dell'alta velocità ferroviaria. Qualcosa si doveva fare. Così torna in vita l'Osservatorio ambientale, che dovrebbe vigilare sulla correttezza dei lavori della grande opera. L'annuncio è stato dato in consiglio comunale dall'assessore all'urbanistica Elisabetta Meucci: “I ministri allo sviluppo economico Corrado Passera e all'ambiente Corrado Clini hanno firmato l'integrazione dell'accordo sulla riattivazione dell'organismo, necessaria affinché il rinnovo diventasse effettivo”.
I diversi sport non differiscono tra loro solamente per le regole che li governano, per la forma della palla o della rete o per l'abilità fisica richiesta. Ogni sport è una grande diversa metafora della vita che si costruisce intorno ad un precisa idea delle relazioni umane. Per questo il fenomeno sportivo pure se nel suo complesso contaminato da processi di omologazione imposti dalla spettacolarizzazione e dai potenti interessi economici che lo governano, ancora è in grado di mantenere differenti e profondi significati capaci di produrre conseguenti comportamenti di massa.
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