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Quello che doveva essere un inizio d’anno tranquillo si è trasformato in un incubo per i 314 lavoratori della storica azienda fiorentina Richard Ginori. Dallo scorso agosto in cassa integrazione con lo stop alla produzione, erano pronti comunque per ripartire il 7 gennaio. Infatti dopo gli eventi dello scorso anno, in cui si la Ginori si era trovata in una situazione a rischio di fallimento (c'è stata anche l'occupazione della fabbrica in segno di protesta a fine luglio), per fortuna nei mesi di novembre e dicembre si era raggiunto un concordato preventivo con le aziende Lenox e Apulum per rilevare l’azienda e farla ripartire appunto a gennaio.
Il 16 dicembre sono stati eletti in Venezuela i governatori dei 28 stati che lo compongono. In 4 il Partito Comunista non era alleato del Partito Socialista Unito del presidente Chávez. Le ragioni addotte dal PCV sono che il candidato del PSUV non garantiva sul piano dell’orientamento politico o del costume. Non sono in grado, ovviamente, di valutare l’attendibilità puntuale di queste critiche. Quindi poche considerazioni.
"La cultura umana attenua la lotta per l'esistenza e la selezione, e tende ad annullarla; da ciò, la rapida moltiplicazione dei deboli e il loro predominio" Anton Cechov
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“Cultura in svendita”. Queste parole, purtroppo, sembrano essere diventate di gran moda a Firenze ultimamente. Ed è proprio l’avversione a questa terribile tendenza che ha spinto diversi fiorentini a ritrovarsi, nel pomeriggio di oggi, in Piazza della Repubblica. In molti hanno raccolto l’invito lanciato da Spazi Liberati ed hanno risposto all’appuntamento dato proprio dove, fino a poco più di un mese fa, c’era la Libreria Edison per ribadire un concetto molto semplice: a Firenze la cultura non può essere svenduta.
Via Garibaldi, Viale San Martino, Corso Cavour, Via Principe Umberto, Piazza Mazzini, Viale Vittorio Emanuele, ecc. ecc. Le strade, le piazze, i giardini e i luoghi urbani in senso lato, delle nostre città brulicano di nomi altisonanti ma, solamente il 4% di questi appartiene a donne. A guardare le tante targhe presenti nelle nostre città siamo tristemente costretti ad affermare che nonostante la storia pulluli di tante illustri figure femminili l’evidente sessismo caratterizza l’attuale onomastica urbana. Ne parliamo con Maria Pia Ercolini, fondatrice di “Toponomastica femminile” gruppo nato per impostare ricerche e pubblicare dati con l’obiettivo di fare pressioni su gli enti locali al fine di far intitolare le prossime vie alle donne che si sono distinte sul territorio tentando di colmare la loro assenza nel Paese e poter riscoprire le molte biografie femminili cancellate dalla storia per promuovere, anche in questo modo, la parità tra donna e uomo.
1) Maria Pia Ercolini, studiosa di geografia e fondatrice del gruppo” Toponomastica femminile”, come nasce l’amore per la toponomastica?
Mi occupo di didattica di genere e studio itinerari turistico-culturali alla scoperta delle tracce lasciate dalle donne. È stata una mia alunna, durante un’uscita scolastica, a osservare l’assenza delle intitolazioni femminili. Da allora è nata la curiosità e la ricerca personale.
Due parole sulle tattiche elettorali. Mi pare che la soluzione Ingroia sia la più razionale e positiva possibile in questa fase: non disperde, include, inserisce argomenti (i sistemi criminali) obiettivamente strategici per l’Italia.
Attenzione! Data la crisi della politica, tutto dura “lo spazio di un mattino” (Berlusconi 20 anni, la Lega non mi ricordo quanto, Segni chi se lo ricorda più, “la gioiosa macchina da guerra”???, l’IDV è solo il fantasma di se stesso, Vendola ha fallito l’OPA e nessuno se lo fila più, il M5S è già in declino) anche a sinistra per quella che, più radicale non si può (i 120mila iscritti al primo movimento per la Rifondazione Comunista, il milione di persone –più o meno- che vi hanno transitato, il movimento dei movimenti), ma la cosa riguarda anche le iniziative minori e più recenti, locali e nazionali… non è il caso di elencarle, qualcuno potrebbe offendersi.
Pochi passi separano, nel pieno centro di Roma, il Teatro Capranica da Montecitorio.
Pochi passi dal luogo scelto per l'assemblea di lancio della propria candidatura, al ritorno dal Guatemala, che adesso l'ormai ex pm Antonio Ingroia dovrà percorrere, attraverso le elezioni del prossimo 24-25 febbraio, per concretizzare l'intento di portare in Parlamento una rappresentanza credibile delle istanze delle battaglie politiche per i diritti del lavoro e contro le cricche e le mafie, oggi assenti dal "palazzo" e impossibilitate a riconoscersi anche in una coalizione di centrosinistra dal profilo programmatico ancora assai incerto.
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