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MOSE, abbiamo un (grosso) problema
Puntuale come il panettone a Natale, anche quest’anno l’autunno (e siamo solo all’inizio) ha portato sulle collettività disastri, ingenti danni e un’intollerabile scia di sangue. Leggere il bollettino che giunge da Livorno fa piangere il cuore e lascia increduli; non è accettabile morire per una pioggia, seppur eccezionale, nel 2017 (basti pensare a come ad esempio Cuba ha gestito il terribile uragano abbattutosi sulla piccola isola).
Non solo danni causati da fenomeni atmosferici, eccezionali appunto, ma gestibili nella misura per cui, ad un Paese moderno, si richiede una perfetta macchina organizzativa delle emergenze.
Come avviene puntualmente, anche questo nuovo anno di lavori per il Parlamento Europeo si è aperto con il discorso sullo stato dell’Unione tenuto dal presidente della Commissione Europea Junker.
Il discorso di questo 2017 ha colpito particolarmente chi scrive da una parte per un generale carattere di ottimismo per le attuali condizioni e le prospettive di questa nostra Unione (elemento del tutto assente dal discorso di un solo anno fa), dall’altro per alcuni elementi molto specifici inerenti i singoli temi trattati.
Venerdì 15 settembre alle ore 18.30 alla Circolo Arci di San Niccolò una riflessione sull'organizzazione, oggi, delle classi subalterne. La discussione si svilupperà a partire dal libro di Fulvio Lorefice Ribellarsi non basta (Bordeaux Edizioni) grazie ai contributi, oltre a quello dell’autore Loris Caruso, Francesco Dei, entrambi ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa, e Tommaso Nencioni, ricercatore per la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli.
"La forma storicamente più alta di organizzazione politica, il partito, è oggi ampiamente screditata. Quale sostanza politica si cela dietro questa circostanza? Quali sono le caratteristiche dell’ordinamento politico-istituzionale venuto a delinearsi in questi anni? È possibile restituire un senso e un’efficacia alla politica prescindendo dall’organizzazione?
Da Syriza a Podemos, attraversando Gramsci, i Luoghi Idea(li) e il Partito sociale, in lungo e in largo nelle pieghe dei meccanismi di dominio capitalistico, Lorefice ricerca e indaga quegli strumenti politici e organizzativi in grado di riaprire la contesa egemonica sulla «modernità».
Per una società giunta a un alto grado di sviluppo e complessità, il tema dell’organizzazione politica diviene pertanto centrale per restituire slancio e protagonismo ai subalterni, respingere un’idea di politica fatta da pochi e per pochi, pensare a un nuovo rapporto tra società e istituzioni." (da www.bordeauxedizioni.it)
Settimana aperta da un test nucleare nordcoreano che aggiunge benzina sul fuoco ad una situazione già esplosiva. A dare l'allarme lo Stato Maggiore della Corea del Sud che ha riferito di un terremoto (dalla magnitudo incerta ma intorno a 5.7) avvenuto domenica scorsa alle 12,29 (ora di Seul) nella provincia di Hamgyong e per la precisione nel sito di Punggye-ri. Conferma è arrivata dalla televisione nordcoreana che ha annunciato che il test, di una bomba H, si è svolto con successo.
Poco prima del test l'agenzia di stampa KCNA aveva diffuso un comunicato su un'ispezione condotta da Kim Jong Un ad un centro per la produzione di armi atomiche. Il comunicato era accompagnato da una fotografia che sembrerebbe rappresentare un manufatto in grado di contenere un ordigno atomico.
Una bomba “dal potenziale senza precedenti” ha poi commentato l'agenzia nordcoreana.
Per il servizio meteorologico di Seul l'ordigno ha sviluppato una potenza intorno ai 50 chilotoni (dunque molto più potente rispetto, ad esempio, al test del gennaio 2016), pari a 50.000 tonnellate di tritolo.
La Corea del Nord intende rispondere colpo su colpo alle operazioni ostili condotte nell’Asia del Nord-Est da Repubblica di Corea e Stati Uniti (o viceversa a seconda dei punti vista). Dopo il lancio, a poca distanza di tempo, di tre missili a corto raggio che hanno salutato l'inizio delle esercitazioni congiunte RdC-USA, la RPDC ha lanciato martedì scorso (alle 5,58 del mattino, ora di Tokyo) un missile intercontinentale (forse un Hwasong-12) che ha sorvolato, secondo quanto riportato dal ministro della Difesa nipponico Onodera, i cieli del Giappone per schiantarsi nel Pacifico a 1.180 chilometri ad est di Capo Erimo, sull’isola di Hokkaido, 14 minuti dopo il lancio.
“E’ una minaccia senza precedenti, seria e grave, al nostro Paese” ha commentato nell’immediatezza dei fatti Yoshihide Suga, Segretario Generale del Gabinetto. Attivato alle 6,14 il sistema J-Alert (che avvisa la popolazione civile di mettersi al sicuro) da parte di Tokyo in 647 comuni di 12 diverse Prefetture. Subito è arrivata una risposta dalla Corea del Sud (il lancio di alcune bombe nei pressi del confine, un atto puramente dimostrativo) mentre Trump si è affrettato a ricordare nuovamente che “tutte le opzioni sono sul tavolo”.
Abusivismo: una lettura altra del caso Licata
Il dramma di Ischia è solo l’ultimo pezzo di un puzzle che attraversa lo Stivale. L’Italia; uno Stato martoriato da mq di cemento riversato indistintamente sulle montagne, sulle pianure e aree litoranee. Protagonista (in negativo) suo malgrado, è stata, la città di Licata.
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