Le notizie legate al contemporaneo, abbracciando società, istituzioni, questioni internazionali e tutto ciò che rientra nella vasta categoria di politica, rubriche e redazionali esclusi.
Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org
In quest’ultimo volumetto di un centinaio di pagine il nostro Tito Boeri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, dà la stura ai peggiori pregiudizi in circolazione sul populismo, motivandoli con argomentazioni da alta élite tecnocratica. La prima impressione che si ha, giungendo all’ultima pagina del libercolo, è di aver appena letto un diario delle giovani marmotte scritto appositamente per mettersi in mostra davanti al capo. E in effetti questo pamphlet edito da Laterza serve proprio per accreditare il nostro Presidente quale responsabile amministratore delle finanze sociali del Paese agli occhi della tecnocrazia europea. Per finanze intendo sempre quelle sociali, beninteso, perché quando si parla di finanze pubbliche in materia bancaria e militare l’unico verbo che i nostri governanti conoscono è scialacquare e le élite tecnocratiche cessano ogni rigidità, dimostrando come anche la loro tecnica sia politica.
Ma approfondiamo un po’ l’analisi del libretto di Boeri. Per chi, come il sottoscritto, sia un discreto appassionato di storia si può notare come già dalla premessa vi sia una forte connotazione ideologica a permeare il Presidente del nostro Istituto. Infatti il nostro parte con la metafora dell’Unione Europea che come il ciclista partito agilmente col crollo del Muro di Berlino è infine giunto negli ultimi anni ad arrancare in maniera bestiale, con la lingua di fuori a rasentare il terreno sbandando da una parte all’altra della carreggiata pur di continuare sulla via del traguardo. Insomma, il messaggio che sin dalla premessa il Presidente vuole trasmetterci è che siamo partiti alla grande abbattendo le frontiere della terribile dittatura sovietica, ma stiamo ancora pagando politiche errate che ci stanno portando a rallentare e a faticare sempre più. In questa salita sempre più eroica verso la perfetta integrazione europea davanti ai nostri occhi si palesa finalmente il vero nemico: il populismo! Nientemeno quale sarebbe, di grazia, la luciferina missione di tale belva? Il Presidente ce lo spiega in poche righe, ossia «la possibile affermazione di partiti che offrono un messaggio semplice quanto pericoloso: interrompere il processo di integrazione europea e chiudere le frontiere agli immigrati, per meglio proteggere le persone più vulnerabili dalle sfide della globalizzazione»1. Descritta così tale missione più che arcigna sembrerebbe vigliacca: prendersela con i più deboli per paura di soccombere di fronte alla globalizzazione. Per fortuna che il nostro Presidente è alquanto impavido ed è disposto a farci affrontare a testa alta le sfide della globalizzazione, sicuro di una vittoria anche per gli ultimi. E infatti, poche righe dopo ci spiega come intende salvare gli ultimi: facendoli emigrare. Infatti, per il nostro, il pericolosissimo messaggio populista «toglie soprattutto ai giovani la migliore assicurazione sociale contro la disoccupazione di cui oggi possano disporre». Quanta grazia Presidente! Forse lei, caro Presidente, non ha mai sentito il detto “dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio” ma cotanta preoccupazione per la disoccupazione da parte di un Presidente di un Istituto di Previdenza Sociale statale dovrebbe riverberarsi in ben altre raccomandazioni da codeste: armatevi di bagagli e partite. Magari i contribuenti che hanno versato una parte cospicua del loro salario per tanti anni nelle casse statali speravano che vi fossero forme di assistenza più decorose di un sonoro “arrangiatevi”.
Ma diamine che pretese! Del resto ce lo spiega lei a suon di grafici che il contesto è mutato e dal welfare state si è passati al workfare state, dunque al bando i sogni populisti e sotto a fare i camerieri a Londra se non volete restare dei laureati disoccupati. Non pensiate, per carità, che il Presidente stia svolgendo arcigni ragionamenti. In verità è mosso da bontà di cuore perché sa di dover fronteggiare esodi. Ce lo dimostra con i grafici degli italiani emigrati in seguito alla crisi del 2008.
Egli però è altrettanto consapevole della gravità degli esodi in ingresso e da buon internazionalista ci tiene a non far mancare la solidarietà ai nuovi arrivati, relegandoli e sussidiandoli. L’integrazione perfetta, mica per niente il buon Boeri è un economista che guida un Istituto Sociale, tiene sempre un’occhio al portafoglio e uno alla comunità.
Siccome poi è uomo di cultura che ha letto Aristotele, Tocqueville e Montesquieu ci delizia di quanto sia pericolosa una democrazia diretta rivolta ad annientare i corpi intermedi, quindi votate i populisti e avrete l’oclocrazia sentenzia tra le righe Boeri. Il problema postdemocratico ovviamente neanche lo sfiora, lui è preoccupato dai totalitarismi e anche restassero in tre a votare per lui la situazione sarebbe perfetta poiché si avrebbe comunque un vincitore a maggioranza semplice.
Il volumetto si conclude con una proposta costruttiva del Presidente, una grande proposta progressista rivolta a salvare il tragico destino dell’Europa. Siccome nel suo delirio liberista l’immigrato non è solo un poveraccio in fuga, ma una risorsa umana che cerca di rivalorizzarsi e con l’aiuto della mano invisibile di Smith ci riesce, allora l’immigrazione acquista una funzione salvifica anche per le imprese in crisi rendendole più competitive. Peccato che tale competitività si sia manifestata con la compressione salariale e dunque l’ottimo paretiano sia lungi dall’esser raggiunto.
Egli è pur sempre un Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale responsabile in cerca di accreditamento verso le élite tecnocratiche europee, quindi la sua primaria preoccupazione è costituire una valida «assicurazione contro la disoccupazione» in questo mercato imperfetto detto volgarmente capitalismo. Dunque, quale migliore assicurazione alla disoccupazione che il «cercare lavoro nei paesi che offrono migliore opportunità d’impiego»? Come ci spiega accuratamente, con un ragionamento da vero Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale: «è un’assicurazione contro la disoccupazione che ha, peraltro, il vantaggio di alleggerire la pressione fiscale sui bilanci nazionali. Chi si sposta e trova lavoro altrove rende il finanziamento dello stato sociale meno oneroso, non rendendo più necessari i trasferimenti destinati a chi perde il lavoro». Tutto molto giusto Presidente, però a questo punto il ragionamento, senz’altro populista, porterebbe a dire che occorrerebbe rimuovere l’aggettivo Nazionale dall’Istituto che presiede. Infatti, il Presidente che di logica lineare se ne intende arriva a proporre nell’ultimo capitolo una vera e propria «infrastruttura europea per i contributi». Allora sì che avremo l’unità europea tanto auspicata: dopo l’unione monetaria senza l’unità politica anche una bella unione contributiva.
1 T. Boeri, Populismo e Stato Sociale, Roma-Bari, Laterza, maggio 2017, p. 1
Chiusura di Abe al dialogo con la Corea del Nord ed alla ripresa dei colloqui a sei: “il dialogo viene usato per prendere tempo al fine di sviluppare tecnologie nucleari” ha sostenuto domenica scorsa il premier nel corso di un dibattito televisivo cui hanno partecipato i presidenti degli altri sei principali partiti.
Per quanto concerne la modifica dell'articolo 9 della Costituzione l'intenzione dei conservatori sarebbe quella di inserire il controllo civile sulle forze armate nonché un comma che le dichiari legali (in virtù degli accordi postbellici la creazione delle FA è stata infatti una forzatura).
Della vicenda si discute oramai dal 2012 e parallelamente la destra ha nei fatti aggirato il carattere pacifista espresso dal nono articolo della Carta mediante il pacchetto di modifiche legislative approvato nel 2015.
Nel campo dell'opposizione è stata definita l'alleanza per le elezioni del prossimo 22 ottobre tra il Partito Comunista, la nuova formazione guidata da Yukio Edano e cioè il Partito Costituzionale Democratico ed il Partito Socialdemocratico guidato da Tadatomo Yoshida. Principale terreno di scontro con la maggioranza è proprio l'eventuale modifica dell'articolo 9.
Sinistra e popolo
Luca Ricolfi ha uno stile compiaciuto, tipico di chi si pone in maniera provocatoria, perché convinto di dover smascherare un sistema di ipocrisia. Sul Sole 24 Ore è tra le firme capaci di scrivere questioni interessanti, finendo per confessare qualche ingenuità diffusa in quello che potremmo definire l’eterogeneo sistema di pensiero egemone (in cui includere anche le incensate e riconosciute voci fuori dal coro).
La bambina down rifiutata e la patente di bontà
Sta facendo scalpore il caso della bambina down rifiutata da ben 7 genitori adottivi, prima di riuscire a trovare un nido che la accolga. Giustamente dispiace leggere che proprio chi avrebbe più bisogno di amore e protezione si trovi davanti una corsa ad ostacoli per raggiungere un diritto imprescindibile, secondo i più.
D'altronde però se andiamo oltre, e credo sia indispensabile farlo, la prima impressione di pancia, ci rendiamo conto che crescere un bambino con una qualsiasi problematica richiede maggiori qualità da parte dei genitori, quindi è perfettamente normale che qualcuno non se la senta. Infatti accogliere un bambino nella propria famiglia non è una cosa momentanea, ma qualcosa che ti cambia la vita, tua e degli altri. È necessario, indispensabile, fare una seria riflessione sul perché e percome ci accingiamo a un tale passo, per capire se una cosa che fa per noi o che, al contrario, potrà avere delle conseguenze negative sul mondo che ci circonda.
Pillole dal Giappone #206 - Nuovo partito a sinistra dei democratici
Settimana iniziata sul fronte della Penisola corana con movimenti di navi statunitensi che sono state impiegate nei primi giorni di ottobre in esercitazioni congiunte con mezzi sudcoreani e giapponesi. Tra le manovre effettuate, secondo quanto riportato dallo Stato Maggiore della RdC, l'individuazione ed il tracciamento di eventuali missili nordcoreani. Principale nave coinvolta è stata la portaerei Ronald Regan di stanza nel porto giapponese di Yakosuka (Prefettura di Kanagawa).
Di lavoro, falsi dati e finte aspettative (future)
La crisi endemica che ha colpito l’attuale sistema capitalistico, ormai dieci anni fa circa, non accenna ad arretrare, al massimo producendo uno 0,1% una tantum... numeri buoni per statistiche di governance tanto articolate, quanto completamente scollate dalla realtà.
Un quadro alquanto tetro se si pensa che, oltre ad essere uno stato naturale delle cose, la crisi decennale ha portato ad una serie di riforme che hanno distrutto lo scoloratissimo welfare state ereditato dagli anni passati.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).