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Martedì 11 aprile si chiude in bellezza la rassegna di prosa del “Teatro della Arti” di Lastra a Signa con due grandissimi volti del teatro italiano: Glauco Mauri e Roberto Sturno, accompagnati dalle suggestive musiche composte ed eseguite da Giovanni Zappalorto.
La breve favola di Gotthold Ephraim Lessing, “il Canto dell’Usignolo”, diventa lo spunto metaforico e il filo conduttore per dare voce, e canto, a colui che nella sua immensa opera ha scandagliato tutti i sentimenti, tutte le emozioni, tutte le sfaccettature e le miserie umane: William Shakespeare. Dall’amore alla morte, dalla vendetta al perdono, dalla tragicità e brutalità del reale alla delicatezza eterea e fiabesca del sogno, Shakespeare più di ogni altro forse ha dipinto l’essere umano nella sua abissale complessità.
Da il manifesto dell'11 aprile 2017
Banche, nuove spine dalle sofferenze
Piercarlo Padoan e Ignazio Visco buttano acqua sul fuoco, in fondo anche questo fa parte del loro mestiere. Ma il nodo delle sofferenze del comparto bancario italiano, quantificato ieri dal governatore di Bankitalia in 80 miliardi circa, è ancora lontano dall’essere sciolto. Prova ne è l’ultimo rapporto della Bce sulla materia, con Mario Draghi che annota come i crediti deteriorati inesigibili nel sistema italiano siano il 17,5% sul totale degli impieghi, rispetto a una media del 6,7% nella zona euro. In aggiunta, il decreto “salva risparmio” di dicembre, quello che ha garantito un plafond statale di 20 miliardi per la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi e ora di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è incappato in più di una contestazione nelle pieghe del negoziato, ancora in corso su Mps, fra il Tesoro italiano, la Bce e la Commissione Ue.
Settimana densa di avvenimenti per la politica estera mondiale ma senza novità di rilievo rispetto alla già tesissima situazione prodottasi nelle scorse settimane. In un colloquio telefonico, durato circa 45 minuti, lo scorso 9 aprile Abe e Trump hanno confermato di voler proseguire nella linea - particolarmente irresponsabile e che può mettere a rischio la pace mondiale - da tenere nei confronti della Corea del Nord (Paese verso il quale il Sol Levante ha recentemente esteso per altri due anni le proprie sanzioni).
Ad aggiungere preoccupazione per i cittadini nipponici le dichiarazioni rese da Abe venerdì scorso che mettono in guardia circa il rischio che la RPDC possa colpire anche con gas sarin obiettivi giapponesi.
Cambia artiglieria, usa l'energia
Un'anima rock ha bisogno di sfogare la sua rabbia. Dopo qualche anno in cui a giro c'è stato veramente poco, il 2017 probabilmente sarà l'anno in cui Firenze sarà la capitale del rock and roll. A giugno saranno scintille con Placebo, Cranberries, Radiohead, System of a down, Eddie Vedder e naturalmente l'ultimo concerto italiano degli Aerosmith. Ovviamente sul nostro giornale avrete un ampio approfondimento sul Firenze Rocks Festival.
Nell'attesa, mi sono concesso anche i Litfiba, l'unica band in Italia capace ancora di sfornare rock autentico e autoctono. “Eutòpia” è un luogo immaginario dove il benessere e la felicità sono roba possibile solo per chi ama vivere davvero. “Eutòpia” è roba per sognatori, per chi non si arrende e non rinuncia alle proprie idee.
Vi avevo già parlato del loro ultimo disco qui (leggi qui).
Il 41% degli stranieri residenti in Giappone ha subito discriminazioni nella ricerca di una abitazione in affitto. E' quanto emerge da una ricerca del Ministero della Giustizia resa pubblica lo scorso 31 marzo. Il sondaggio ha riguardato 18.500 cittadini stranieri maggiori di 18 anni. Tra i 4.252 i rispondenti (23% del totale) il 33% è rappresentato da sudcoreani, il 22% da cinesi mentre il 7% da filippini.
La ricerca ha anche evidenziato difficoltà per gli stranieri nell'accesso al lavoro: 697 (su 2.788 rispondenti) hanno sostenuto di essere stati respinti da datori di lavoro in quanto stranieri mentre 478 hanno affermato di aver ricevuto un salario più basso a parità di lavoro rispetto ai loro colleghi nipponici.
Terrorismo: perché "not in my name"
L'ultima vittima è stata Londra, prima c'era stato Berlino, prima ancora Nizza. Tra qualche tempo probabilmente un'altra città diventerà teatro degli orrori. Tanti sono purtroppo gli episodi in cui dei terroristi attaccano le nostre città, causando ovunque orrore e una giusta e naturale reazione della società civile. Ma la naturale reazione della società civile non è più tanto giusta quando porta a gettare odio e pregiudizio verso una comunità, quella islamica, accusata in blocco di essere causa del terrorismo.
A questo atteggiamento consegue e si contrappone la reazione islamica che si sente in dovere di dichiarare con manifestazioni pubbliche che gli atti di violenza non sono responsabilità loro, sono appunto "not in my name". Personalmente trovo che questa reazione non sia molto 'comprensibile': nel senso, ovviamente non sto dicendo che è sbagliato che delle persone dichiarino il loro sdegno per la violenza e vogliano staccarsi dai terroristi, ma sono convinta che non dovrebbe essere necessario. Infatti è uno dei capisaldi del nostro codice penale che la responsabilità penale è personale quindi se un terrorista compie una strage questa è imputabile esclusivamente a lui. Quindi tutto il resto della comunità islamica può dormire sonni tranquilli senza bisogno di manifestazioni pubbliche di condanna del fatto.
Ma dato che questo non accade qualcosa evidentemente non va per il verso giusto: perché i media italiani sembrano ossessionati dalle manifestazioni del mondo islamico, al punto da dedicargli abbastanza spazio? Probabilmente la risposta sta nel pregiudizio che purtroppo offusca i nostri giudizi su una certa etnia.
È come se non riuscissimo a capacitarci dell'esistenza di islamici buoni e quindi avessimo bisogno di vederceli davanti agli occhi. Ma riflettiamo: in occasione di una strage di mafia abbiamo bisogno che tutti i siciliani dichiarino di non essere mafiosi? Forse ahimé sì! Ma se nella nostra cerchia di amici abbiamo una famiglia palermitana non penso che automaticamente inizieremmo a pensare di non invitarli a cena per paura di essere uccisi.
Quindi qual è la differenza? Tutto sta nel grado di conoscenza che ci lega alle persone. Quindi dobbiamo fare lo sforzo di non ragionare per categorie e vedere (e soprattutto giudicare) ogni persona per quello che è. Quando avremo nella nostra cerchia di amici abbastanza famiglie "di colore" (posto che non tutti gli islamici sono neri, e ovviamente non tutti gli islamici sono terroristi) riusciremmo a capire che non tutti sono terroristi e quindi non ci sarà più bisogno di manifestazioni 'Not in My Name'. Non ci resta che aspettare!
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