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Migranti , solo il do ut des ci salverà
In Italia da anni tiene banco la questione migranti. Sembra, ad ascoltare i discorsi di taluni politici e della gente comune, che un'orda di persone si sia scaraventata nella nostra penisola, arraffando tutto quello che trova sulla sua strada. Una sorta di invasione barbarica 2.0. Se invece ci calmiamo un attimo e ci prendiamo due minuti per leggere dei dati attendibili scopriamo che secondo i dati dell'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) in Italia sono sbarcati 181.405 migranti. Certamente un dato che non ci pone ai vertici della classifica europea.
“Siamo impegnati nella difesa del Giappone”, con queste chiare parole il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sgombrato il campo, almeno per adesso, circa un possibile disimpegno di truppe a stelle e strisce dall'Arcipelago. “L'alleanza Stati Uniti-Giappone è la pietra angolare della pace e della stabilità nella regione del Pacifico. E' importante per entrambe le nazioni che si continui ad investire con forza nell'alleanza al fine di accrescere la nostra difesa” ha infatti affermato Trump il 10 febbraio durante la conferenza stampa congiunta in occasione della visita del premier Abe negli USA.
Per parte sua Abe, oltre ad un profluvio di frasi di circostanza, ha confermato che la ricollocazione della base di Ginowan ad Henoko è “l'unica soluzione”.
Dopo il rischio di una collisione tra due velivoli, uno statunitense e l'altro cinese, che ha costretto il Presidente statunitense ad una telefonata con l'omologo cinese Xi volta ad abbassare la tensione (Xi ha apprezzato l'affermazione della politica di “una Cina” da parte degli States), durante la visita del premier edochiano a Washington si è voluto togliere ogni dubbio sul coinvolgimento, che proseguirà, degli Stati Uniti nelle vicende che interessano il Mar Cinese Meridionale.
Quando la frustrazione diventa rabbia: analisi delle proteste in Romania
In Romania i cittadini sono tornati a protestare nelle piazze principali del paese (e non solo: anche nei paesi della diaspora alcuni emigrati hanno indetto delle manifestazioni), sfidando nuovamente il gelo, questa volta ancora più numerosi e forti di una maggiore attenzione da parte dei media internazionali. Sono tornati per esprimere il proprio dissenso a una politica cleptocratica e a una giovane pseudo-democrazia che non è riuscita a portare il benessere e le libertà promesse durante la rivoluzione. La causa scatenante è stato un decreto approvato d’urgenza per revisionare il codice penale, con lo scopo di ridurre le pene previste per alcuni reati legati alla corruzione e all’abuso di ufficio, fatto passare durante la sera del 31 Gennaio, e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
"Ringrazia che hai un lavoro": la nuova frontiera dello schiavismo
Viviamo purtroppo da diversi anni un periodo di crisi economica che non accenna a passare. Il lavoro è sempre più introvabile, e quando lo si trova è sottopagato e precario. Ovviamente questa situazione ha portato tanti problemi pratici nella vita di ognuno: non ci sono soldi per far fronte alle tante piccole 'emergenze' che possono capitare nella vita di ognuno di noi, come ad esempio il dentista o qualsiasi guasto domestico. Ma ancora più grave è la conseguenza psicologica che questa situazione ha portato nel modo di pensare comune: ci si è dimenticati che il lavoro è un diritto fondamentale di ognuno, citato anche dal primo articolo della nostra Costituzione, e si è iniziato a considerarlo un privilegio.
Ieri sera Presa Diretta, il programma di inchiesta di Riccardo Iacona, ha trasmesso un servizio molto interessante (e, direi, anche abbastanza agghiacciante) sulla dipendenza di adolescenti e giovani fino ai 24 anni da internet, videogiochi, smartphone.
Non sembra avere pace lo spettacolo “Fa'afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato.
Fa'afafine parla di un bambino che scopre la fluidità della propria identità di genere. Lo spettacolo è rivolto in primo luogo alle scuole in un'ottica di educazione alle differenze e al rispetto reciproco, e prende il nome dai Fa'afafine della isole Samoa, persone che vivono riconoscendosi in un terzo genere. Lo spettacolo ha vinto importanti premi e ha ricevuto sostegno anche da Amnesty International. Riconoscimento che non sembra essere bastato: Fa'afafine ha scatenato infatti una lunga serie di polemiche lungo tutta la Penisola.
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