"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"
Cit.
L'Isis ha proclamato la nascita del Califfato un paio di mesi fa e prontamente i curdi hanno organizzato una resistenza degna di questo nome. Solo da una settimana a questa parte, invece, gli effetti di una delle discussioni più surreali che il paese abbia visto ultimamente si fanno sentire in Italia.
Sembra di vivere una storia già vista. Stati Uniti, un ragazzo, guarda caso anche questa volta afroamericano, viene fermato dalla polizia, succede un gran canaio, partono i colpi e il ragazzo muore.
Un copione già conosciuto che però ci racconta di abusi veri, di sofferenze di persone in carne ed ossa. Questa volta parliamo di Michael Brown, ragazzo ucciso dalla polizia a Ferguson , Missouri, lo scorso 9 agosto. Testimoni oculari hanno affermato che il ragazzo è stato colpito mentre era disarmato e con le mani alzate, in segno di resa.
Nonostante sia Ferragosto, nonostante con le riforme costituzionali cerchino di far parlare di tutt'altro, alle volte gli scappa proprio. Un po' perché i dati parlano di un'Italia nuovamente in recessione, un po' perché Alfano, con i degni compari, si è sentito un po' messo da parte ed ha ritirato quindi fuori la storia dell'articolo 18 che, secondo Sacconi, “inibisce la propensione ad assumere”.
Quando ieri mattina sono entrata in edicola ed ho visto il titolo de il manifesto ho subito pensato che commento più azzeccato su quello che sta accadendo in Iraq non potrebbe esserci: Obamarcord.
E la sensazione è quella, anche per chi come me, con la modesta esperienza di chi ha vissuto solo l'ultimo quarto di secolo, di rivivere un qualcosa che in realtà è già accaduto.
Un gran parlare di riforma della Pubblica Amministrazione. Il governo di Renzi, mandando avanti il Ministro Madia, ha fatto proprio il luogo comune per il quale il settore pubblico altro non sarebbe che “il male” assoluto di questo Paese. E quindi a pagare i costi della crisi (e della cattiva amministrazione che stiamo vivendo) sono anche gli stessi lavoratori pubblici, per quanto dovrebbero invece godere di condizioni di lavoro ottimali in quanto dipendenti statali. Per quanto il Ministro Fornero abbia rappresentato un personaggio scomodo, che con la sua riforma delle pensioni ha mandato in subbuglio i piani di vita di centinaia di migliaia di lavoratori e nonostante la “patata bollente” degli esodati lasciata in eredità, questo governo non pare avere intenzioni di discostarsi dalla strada indicata dall'ex ministro.
A Firenze qualche tempo fa si è fatto un gran parlare del problema della mancanza di posti in asili nido e scuole materne e di come la giunta Renzi non abbia fatto che aggravare il problema facendo abbattere sul settore la mannaia delle liberalizzazione che hanno trasformare quasi completamente lo scenario.
Quello degli appalti è solo uno dei problemi che investe il settore della scuola dell'infanzia in Toscana. Come è stato evidenziato in una conferenza stampa tenuta dall'FLC-CGIL Toscana, la fine dell'anno scolastico ha permesso di tirare le fila e possiamo a questo punto affermare che la situazione è tutt'altro che rosea.
Come si legge in uno dei volantini prodotti per la campagna, l'Europa che viviamo oggi ha raggiunto livelli di cooperazione e legislazione profondissimi per quanto riguarda la politica monetaria ed economica ma non quando si parla di lavoro. La forte crisi che viviamo oramai da anni richiederebbe a gran voce una risposta comunitaria che prescindesse dai discorsi sull'austerity e sul rigore che paiono piacere tanto alla Commissione Europea. Una risposta che parli di occupazione e che sappia cogliere le sfide che col nuovo millennio sono state poste al Vecchio Continente. Proprio da questa riflessione nasce la campagna New Deal 4 Europe. Associazioni, sindacati e personaggi politici e del mondo della cultura si sono riuniti per la realizzazione di una proposta di legge per l'occupazione e la sostenibilità ambientale.
Firenze in questi giorni è tornata ad essere al centro della discussione di quello che potrebbe diventare un importante movimento a livello nazionale.
Anche questa volta, ahinoi, tutto è partito dal caro ex simbolo: Renzi, che è approdato in Europa con la solita, lagnante retorica di “Firenze, la città più bella del mondo”, ha pensato bene di proporla, questa città, per il prossimo vertice del G7.
Se l'annuncio della proclamazione del califfato di Iraq e Levante da parte dell'ISIS ha puntato i riflettori sulla zona, in pochi paiono essersi accordi che effettivamente c'è una parte del paese che resiste.
Parliamo del Kurdistan iracheno. La zona situata nell'Iraq settentrionale non è stata ancora attaccata seriamente dai militari dell'ISIS (anche se va ricordato che a fine maggio la popolazione curda ha subito il lutto del rapimento di 145 ragazzi tra i 14 e i 16 anni da parte di militari della forza fondamentalista in cerca di “reclute” da addestrare alla jihad) ma niente lascia escludere che i confini verranno rispettati.
L'uomo vestito di nero che vedete nella foto dell'articolo è il militante dell'ISIS a cui è stato dato il compito di acclamare la nascita del nuovo Califfato in Iraq. Bandiera nera al vento, AK 47 in pugno e tanto fiato nei polmoni per gridare a tutta l'Ummah (la comunità islamica) che quelli degli accordi di Sykes Picot, firmati all'indomani della prima guerra mondiale e che sancirono la fine dell'Impero Ottomano e la nascita degli stati del Medio Oriente come li conosciamo noi (più o meno), saranno solo i primi confini che loro, guerriglieri impegnati nella diffusione della parola di Allah, infrangeranno.
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