Un giro di commenti sull'elezione di sabato di Napolitano alla presidenza della Repubblica.
Diego La Sala
Per chi avesse mancato le lezioni di cinquemila anni di storia, era arrivato un rapido ripassino nel novembre del 2011. E oggi, a grazioso beneficio degli allievi più coriacei e svogliati, ci hanno voluto dare un ulteriore pro-memoria. Il potere è nel "mondo delle forme" dello Stato, ma non è di quel mondo. Ciò, nella nostra sventurata epoca, significa che concetti quali "democrazia", "rappresentanza", "sovranità popolare", "istituti costituzionali", seppur formalmente intonsi, diventano semplici balocchi da dare in mano ai bimbi, perché si divertano un po' se proprio fanno le bizze. Ma quando è il tempo di tornare seri e di sfumare il velo dell'illusione, il gioco va strappato di mano e restituito ai legittimi proprietari, e allora hai voglia a fare bizze.
Interessanti strategie si ripetono con lo scorrere delle settimane, quasi dalle urne non fosse risultata evidente la marginalità della sinistra italiana rispetto all'elettorato del paese.
Il 13 aprile, al Teatro Puccini di Firenze si è riaperta l'assemblea nazionale di Alba, ad un anno dalla precedente, svoltasi sempre a Firenze. Dopo un anno vediamo come le cose possano essere cambiate o come altre invece, si siano irrimediabilmente verificate o come certe speranze siano state bruciate, come certe aspettative siano state deluse o come certi tristi pronostici portati al loro estremo compimento.
Sono tra quelli che in RIVOLUZIONE CIVILE ci avevano creduto e, aggiungo, i temi della legalità portati da Ingroia mi erano sembrati un recupero importante di un pezzo perduto della sinistra. Naturalmente parlavamo del superamento dello sbarramento del 4%, non della conquista di grandi consensi o della maggioranza elettorale. E l'operazione mi era sembrata anche furba dal punto di vista della comunicazione…il problema è che Ingroia è rimasto sui mezzi di informazione nei giorni immediatamente successivi alla decisione di candidarsi, poi è sparito e mediaticamente non ha più funzionato; paradossalmente a un certo punto è stata la parodia di Crozza a mantenerlo un po’ in vista.
“Due rette parallele non si incontrano mai e se si incontrano, non si salutano”. Questa battuta è di Corrado Guzzanti nel ruolo del poeta Robertetti e se lo paragono alla situazione della sinistra sembra calzare a pennello. Forse è anche peggio, perchè le parallele che non si incontrano non sembrano essere due, ma molte di più e più ottuse. Basta leggere le molteplici analisi che si sono fatte dopo il voto e come si è reagito di conseguenza.
Condivido pressoché integralmente il contributo di Raul Mordenti [leggi qui]. Da li quindi vorrei ripartire nella mia riflessione: come Raul non sopporto l’ingenerosità postuma con la quale molti analisti del giorno dopo sembrano liquidare l’esperienza di RC ed il ruolo di Ingroia, e condivido, nella sostanza, l’elenco degli errori individuati nel suo articolo come concause del mancato raggiungimento del 4% alle elezioni politiche.
È indubbio che le forze a sinistra del centrosinistra avessero investito in questa tornata elettorale tutte le speranze rimanenti di tornare ad avere una rappresentanza parlamentare.
Lo strano matrimonio tra ciò che restava dell'IdV di Di Pietro e Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi, la “Lista Ingroia”, è naufragato spettacolarmente, conseguendo un risultato decisamente peggiore di quello della Sinistra Arcobaleno.
Anzitutto, credo di deludere dicendo che a me la scelta di presentarci con Rivoluzione Civile (=RC) parve assolutamente giusta, anzi inevitabile, e non sarei leale se oggi (come molti fanno) dicessi che la nostra sconfitta dipende da quella scelta. Anzi ti dico subito che non mi sembrerebbe una bella idea buttare con l’acqua sporca anche il bambino, cioè liberarci affrettatamente di una possibile alleanza dando la colpa al povero Ingroia della nostra sconfitta.
In questi ultimi giorni non si può negare che la politica del paese stia danzando in modo piuttosto goffo e spaventato. Ma in realtà stiamo danzando tutti ormai, da diversi anni. Danzano, cercando di non cadere a terra, molti personaggi dell’ultima ora che si improvvisano ballerini di prima classe, ma anche e soprattutto tutte quelle parti della società che cercano di non continuare a farsi pestare troppo i piedi. Dopo la destrutturazione del sistema di welfare, dell’università pubblica e del diritto allo studio, dopo la perdita dei diritti sul lavoro abbiamo assistito a un vero e proprio tsunami, ovviamente quello del Movimento 5 stelle.
Fortunatamente anche questa tornata elettorale è passata. Certo, il risultato non è roseo per chi aveva creduto nella necessità di una rappresentanza parlamentare con un programma e delle aspirazioni compiutamente di sinistra. Ma troppe erano le criticità insite in Rivoluzione Civile e gli italiani hanno deciso che fosse giusto non sostenerne il progetto. Criticità per le quali non serve nemmeno un'analisi post-voto, talmente erano evidenti fin dall'inizio. Comunque un tentativo generoso da parte dei tanti militanti impegnati fattivamente nella campagna elettorale e persino dei dirigenti ora dimissionari. Come nel calcio, a volte è giusto che paghi soltanto l'allenatore.
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