Territori e beni comuni

Territori e beni comuni

Notizie dai territori o legate comunque alle lotte per i beni comuni e a difesa dell'ambiente.

Immagine liberamente tratta da pixabay.com

Lunedì, 29 Luglio 2013 21:37

Se la proprietà comune diventa una bestemmia

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Di Francesco Draghi e Andrea Malpezzi

Il nostro è il Paese delle ricorrenze e della retorica. Anche quest’anno, puntuale come il Ferragosto, è arrivata la ricorrente campagna sul degrado cittadino contornata da tutta la più vieta retorica sui bei tempi antichi, atteggiamento da conte Frescobaldi, noto imitatore non professionista di organo a canne e a tempo perso proprietario di azienda agricola, personaggio che a suo tempo ad Alto Gradimento faceva concorrenza al professor Aristogitone e a Patrocloooo.

Un gran parlare di Firenze ultimamente. Sarebbe sciocco negare che la nostra bella città abbia scalato le vette delle cronache nazionali da quando il sindaco rottamatore si è insediato a Palazzo Vecchio, ma è anche vero che di cose ne stanno succedendo.

Il dibattito che vede impegnati molti esponenti della sinistra cittadina, fiorentini o persone che qui lavorano verte attorno ad un punto: quale è la Firenze che vogliamo per il futuro? Cinque anni di amministrazione Renzi ci hanno regalato una città più vuota, triste e freneticamente turistica. Per quanto ci possano essere differenze di vedute, una cosa è certa: le prossime amministrative, previste per maggio 2014, costituiranno un punto di svolta per Firenze.

Intervista a Luigi Sturniolo, neoeletto consigliere comunale a Messina

Davide che sconfigge Golia: più o meno così è stata raccontata la vittoria di Renato Accorinti, insegnante di educazione fisica ed attivista dei movimenti sociali peloritani, contro il candidato del centro-sinistra Felice Calabrò, per capire meglio quanto successo a Messina abbiamo intervistato Luigi Sturniolo, attivista no ponte (curatore tra l'altro del libro “Il Ponte sullo Stretto nell’economia del debito”) e militante del sindacalismo di base, eletto consigliere comunale indipendente Prc nella lista “Cambiamo Messina dal Basso”.

1) La prima domanda sorge spontanea, Accorinti si presentava al ballottaggio col candidato del centro-sinistra Calabrò con uno svantaggio enorme: come è stato possibile colmare il distacco e vincere?

Per tutta la campagna elettorale abbiamo detto che se fossimo riusciti ad arrivare al ballottaggio avremmo vinto. Naturalmente, era anche un modo per darci coraggio, soprattutto nei primi tempi, laddove la nostra sembrava un'avventura con poche possibilità di successo. In realtà, però, il nostro auspicio era ragionevole. Noi ci presentavamo con una sola lista e neanche completa (due candidati in meno rispetto a quelli consentiti), mentre Calabrò, il candidato del centrosinistra, aveva otto liste ad appoggiarlo. È ovvio che l'effetto trascinamento dei candidati delle liste sul candidato sindaco è decisivo. Al secondo turno tutto questo non c'è più. Anzi, mentre i nostri candidati non eletti hanno continuato a fare campagna elettorale, la gran parte dei non eletti del centrosinistra si sono disinteressati. Inoltre, va detto che la partita del ballottaggio si gioca su due personalità e su questo terreno le suggestioni evocate da Renato erano incomparabilmente più attraenti di quelle di un un uomo politico che si presentava, per tutta la città, come espressione di potentati economici e pratiche politiche e clientelari ampiamente discusse anche sui mezzi di comunicazione nazionale. Gli arresti di questi giorni (che hanno coinvolto, tra gli altri, la moglie di Francantonio Genovese, capo del PD messinese) per le truffe sulla Formazione Professionale erano stati anticipati da varie inchieste giornalistiche. Da segnalare, ancora, che nelle due settimane del ballottaggio Renato ha accentuato la propria presenza in alcuni dei quartieri nei quali il nostro risultato era stato molto insoddisfacente. Infine, decisivo è stato l'astensionismo in alcuni villaggi che al primo turno avevano visto una prevalenza netta di Calabrò. Noi abbiamo dato a questo astensionismo una valenza in parte politica. È come se alcuni settori di elettorato, che comunque non ci votavano perchè ci mancava il rapporto diretto con loro, avessero voluto dire ai loro vecchi riferimenti che non gli credevano più.

2) A sostegno della tua candidatura si è schierato anche il Partito della Rifondazione Comunista, unico partito che ha appoggiato ufficialmente Accorinti, un candidato sindaco scelto da molti messinesi proprio per la propria distanza rispetto ai partiti. Come riescono a convivere questi due aspetti?

In realtà anche il Pdci, i Verdi e, seppur con mille distinguo, il Pcl hanno appoggiato Renato e la Lista Cambiamo Messina dal Basso. L'Idv non l'ha fatto esplicitamente, ma un candidato della lista era un esponente molto conosciuto del partito che fa capo a Di Pietro. Tutto il progetto che sta intorno a Renato ha il carattere della lista civica, ma non quello dell'antipolitica. Gli elementi di critica al sistema dei partiti sono stati portati non da un punto di vista qualunquista, ma interrogandosi sui nodi politici che la crisi della rappresentanza pone. Non a caso tra i temi prevalenti della campagna elettorale e del progetto ci sono la partecipazione e i beni comuni. Per quanto mi riguarda, l'appoggio di Rifondazione alla mia candidatura alle comunali messinesi è la prosecuzione di un rapporto avviato con la mia candidatura, da indipendente, alle Regionali siciliane. Io non sono mai stato iscritto a Rifondazione (a dire il vero, non sono mai stato iscritto ad alcun partito), sono sempre stato un attivista di movimento e molte delle mobilitazioni e delle lotte alle quali ho partecipato le ho fatte insieme a tanti militanti di Rifondazione. Si tratta, quindi, di un rapporto politico che dura da tempo, che è sempre stato improntato su una base di grande condivisione e rispetto e nel quale sono debitore per quanto ho ricevuto.

3) Dato l'elevato numero di voti ottenuto dalle liste del centro-sinistra Accorinti è privo della maggioranza in Consiglio Comunale, come riuscirete a portare avanti il vostro programma?

Il nostro progetto politico punta alla partecipazione dei cittadini. Abbiamo previsto un Assessorato all'autogestione dei beni comuni proprio perché vogliamo dare vita ad istituti di partecipazione democratica (le Consulte) che consentano la possibilità di una deliberazione allargata a tutta la città. La nostra pratica sarà incentrata sul coinvolgimento più allargato possibile dei cittadini nelle scelte che saranno prese. Ci sforzeremo di fare in modo che le proposte portate in Consiglio abbiano attraversato la discussione cittadina. Questo nostro punto di vista nasce dall'idea che la democrazia non si concluda nell'ambito delle assemblee elettive. Naturalmente, poi, cercheremo anche, di volta in volta, di costruire le maggioranze necessarie e possibili. Renato dice sempre che è un'idea triste della democrazia quella che vede il consigliere votare non in virtù di un proprio convincimento ma per mero ordine di scuderia.

4) Tra le proposte da voi messe in campo vi è quella di attivare una flotta comunale per l'attraversamento dello Stretto, un impegno oneroso, come pensate di realizzarla?

Del trasporto nello Stretto alcune famiglie hanno fatto la loro fortuna. Perchè il pubblico non dovrebbe essere in grado di gestire una flottiglia capace di auto-sostenersi e dare un contributo alla città in termini di prezzi agevolati per i residenti? La nostra scommessa è che il pubblico possa funzionare meglio del privato. Se è vero, come è vero, che le privatizzazioni hanno avuto l'effetto di favorire i privati peggiorando i servizi, tocca a noi dimostrare che si possano gestire i servizi come beni comuni e che questo possa tradursi in maggiore qualità.

5) Il comune di Messina ha una situazione debitoria incredibile come uscirne senza colpire le fasce sociali più deboli?

Questa è la domanda con la risposta più complicata. Bisogna provare, come prima cosa, ad evitare il default perché questo porta con sé una serie di automatismi che, fatalmente, colpiscono le fasce deboli della popolazione. Già in fase di pre-default tutti i servizi a contribuzione individuale e le tariffe raggiungono i tetti massimi per legge. Io penso che bisognerà trovare il modo per trarre risorse dai luoghi nei quali i profitti continuano ad essere consistenti. Nel nostro caso, questo vuole dire intervenire su ciò che si muove intorno al porto e ai trasporti nello Stretto. Bisognerà anche recuperare dall'evasione, badando bene a non tartassare le fasce d'utenza più povere. Bisognerà, inoltre, fare una mappatura degli sprechi. Come prima cosa individuare tutti gli affitti che l'amministrazione paga, laddove ha stabili di proprietà non utilizzati. Infine, va detta una cosa fondamentale. Noi abbiamo vinto le elezioni, non abbiamo fatto la rivoluzione. Le trasformazioni sociali e i rapporti di forza tra le classi e gli interessi in campo si giocano prima di tutto attraverso le lotte. Senza le lotte non c'è amministrazione, anche la più illuminata, che, dentro il sistema di parametri imposti, possa fare miracoli.

6) In chiusura un tuo commento sulle vicende che hanno per protagonista il leader locale del PD Francantonio Genovese.

A volte le inchieste giudiziarie convalidano quanto nella società viene percepito come sapere condiviso. Di fatto gli arresti di questi giorni avranno effetti devastanti per il PD locale, ma anche per le relazioni economiche e di potere che attraversano centrodestra e centrosinistra. Quando un sistema sociale crolla bisogna essere in grado di proporre modalità diverse. È il nostro compito. Cambiare Messina dal Basso è un dispositivo politico molto forte che mette insieme una pratica (l'agire dal basso) con una serie di idee guida che lo caratterizzano (l'antimilitarismo, i beni comuni, la partecipazione, la democrazia, la difesa del territorio e dell'ambiente, la lotta contro le gradi opere...) intorno a questo dovremo provare a ricostruire la comunità messinese.

Martedì, 09 Luglio 2013 00:00

Quella notte davanti alla Bussola

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Era il capodanno del 1969. Davanti al locale “La Bussola” a Le Focette, in Versilia, si consumava una delle tante tragedie che hanno avvolto e continuano ad avvolgere il nostro Paese. E’ noto come quella notte i giovani esponenti di Potere Operaio pisano, assieme ad Adriano Sofri, si recarono di fronte al locale per contestare, con lanci di uova, i “padroni” delle aziende locali, i quali andavano a festeggiare proprio alla Bussola l’inizio del nuovo anno, “a brindare dopo un anno di sfruttamento” come ricordano le parole del cantautore Pino Masi, mentre ci racconta, nella sua famosa canzone, l’immagine di quella serata.

Un aeroporto nato sbagliato in un posto sbagliato. Questa semplice frase rappresenta bene l’aeroporto di Firenze.

È nato sbagliato perché fin dall’inizio è sorto in concorrenza con l’Aeroporto di Pisa. E così la Toscana invece di sviluppare, ammodernare i collegamenti con Pisa e dunque con l’aeroporto con maggiori potenzialità, ha preferito due scali in concorrenza l’uno con l’altro. Paradossalmente, come sosteniamo da anni, per andare a Parigi basta un’ora ma ci vuole sempre un’ora per andare dal centro all’aeroporto di Firenze!

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