Notizie dai territori o legate comunque alle lotte per i beni comuni e a difesa dell'ambiente.
Immagine liberamente tratta da pixabay.com
Ieri, 20/02 si è scatenato il panico nella tranquilla e amena realtà lastrigiana. Verso le 13 infatti è scoppiato un forte incendio in Via del Leccio, una contrada della lunga via Livornese (la quale conduce all’Arno), in un deposito di materiali edili. Le fiamme, che si alzavano alte, dai materiali si sono propagate fino a coinvolgere anche bombole di acetilene, rendendo perciò la situazione ancor più drammatica e potenzialmente pericolosa.
Sabato 16 Febbraio Pisa si è colorata della massiccia partecipazione al corteo lanciato dal Municipio dei Beni Comuni per dire no allo sgombero dell'ex Colorificio Liberato, duemila persone tra cittadini e cittadine, attivisti e attiviste del mondo associazionistico, compagni e compagne provenienti dai tanti spazi liberati che in Italia resistono agli sgomberi e alle minacce di amministrazioni cieche di fronte ai bisogni reali di territori sempre più desertificati culturalmente e socialmente.
Continua la lotta dei lavoratori dell’Edison. Anche ieri, attraverso Simone Vertucci (ex dipendente della libreria), hanno fatto sentire la loro voce sotto i portici di Piazza della Repubblica, davanti a quella che una volta era la libreria Edison, luogo di ritrovo, di aggregazione e di partecipazione che coinvolgeva i cittadini di Firenze, e non solo. Alle spalle la saracinesca rimane serrata, lasciando percepire quella desolazione e quel senso di vuoto che chiunque abbia avuto modo di entrarvi, comprare un libro, sedersi per un caffè o semplicemente trovare un momento di stacco dalla frenesia quotidiana, sicuramente proverà ogni volta che passerà lì davanti, soffermando lo sguardo su quelle porte inesorabilmente chiuse.
Il sonno della ragione genera mostri. Questo potrebbe essere il commento sull’approvazione, nel dicembre scorso, del piano interprovinciale dei rifiuti dell’ATO Toscana Centro (province di Firenze, Prato e Pistoia). Le ragioni, prima di tutto di buon senso, stavano e stanno tutte dalla parte di chi voleva scelte diverse. Una possibilità che era data dalla legge regionale – su cui grande impegno era stato posto dal Gruppo Consiliare Regionale di Rifondazione (Federazione della Sinistra-Verdi) - che ridisegnando i cosiddetti ambiti ottimali – ATO – e riducendone il numero avrebbe permesso, fra l'altro, di superare la logica di un inceneritore per ogni provincia dei vecchi piani provinciali e poteva aprire quindi ad una programmazione diversa, così come alla possibilità di impiantistica alternativa all'incenerimento.
Quest’esperienza non deve spezzarsi, e tanto meno si può ridurre tutto ad una questione di ordine pubblico. Non si può rompere, magari in attesa di ospitare una prossima speculazione, l’esperienza che di giorno in giorno sta crescendo nell’ex colorificio toscano a Pisa, un luogo “liberato” dall’incuria e dall’abbandono. Stiamo parlando di una grande area produttiva, oltre 14.000 metri quadri, a poca distanza dal duomo pisano. Comprato da una multinazionale, da subito più chiaramente interessata al marchio e non dalla produzione, negli anni i lavoratori sono stati via via licenziati, fino alla definitiva chiusura. Poi dietro muri e cancelli chiusi, lontano dalla vista, il degrado e l’abbandono.
Dal 13 ottobre questa area è stata liberata dall’oblio e restituita alla città, alle/ai cittadine/i, associazioni gruppi di persone. E in questa area si sono sviluppate tantissime attività alcune di rilievo nazionale come la tre giorni a fine gennaio 2012. Uno spazio liberato, reso fruibile e fruito, una esperienza che non può essere repressa con la motivazione dell’ordine pubblico, del quale non vi è nessun interesse pubblico o sociale per invocarlo.
Nella primavera del 2010 l’Unione Europea adottò il documento noto come Europa 2020, con il quale individuava la priorità di stimolare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, quale nucleo dell’ “economia di mercato sociale europea” del XXI secolo. Si tratta di un orizzonte interessante e stimolante che, mentre introduce una lieve crepa (il sociale) nel blocco del pensiero unico neoliberista degli ultimi 30 anni, pone interrogativi stringenti in merito a tutto il sistema produttivo, con riferimento alla sua capacità di innovazione, alla sua sostenibilità materiale, date le risorse limitate, e al suo impatto sociale.
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