La Fiorentina annovera il suo nome tra le poche società con un bilancio stabile, una gestione della proprietà e della dirigenza limpida e responsabile, uno stadio che vanta sempre un’ottima presenza del pubblico. Intorno a piccole ma belle realtà come questa, le metastasi di un calcio rovinato, non malato come ipocritamente continuiamo a ripeterci; come non mancano di ricordare i servizi giornalistici delle maggiori testate sportive, in cui si mettono a confronto le differenti realtà calcistiche delle squadre italiane e delle loro avversarie di turno nelle competizioni internazionali, ignorando il fatto che questi stessi giornali e programmi televisivi contribuiscono allo sfacelo generale, inserendosi nel degenero dei media italiani di questi anni. Un lamento continuo, quasi bizzoso e patetico, di chi sa che la situazione è questa ma non si prodiga per cambiarla.
Ogni lunedì, a cominciare dai post partita della domenica, assistiamo alla parata demenziale di dirigenti, calciatori e allenatori che polemizzano sulla situazione del nostro calcio, alle prediche e ai sermoni dei giornalisti che incensano le nostre televisioni con consigli e rimedi miracolosi, senza rendersi conto di essere i protagonisti del dramma in corso oppure malefici furbetti che annebbiano la mente di tifosi e appassionati. Insieme alla schiera sempre più numerosa di moralisti e perbenisti che tuonano contro gli stipendi dei calciatori, la presunta violenza intrinseca del calcio, l’attentato ai valori sociali ecc. E basta una rete in contropiede da una volata incredibile di un panzer tedesco di quasi cento chili per farti urlare come un assatanato al cielo, nella curva di uno stadio vecchio costruito da fascisti negli anni Venti e dichiarato “Monumento nazionale”, quindi non modificabile. Improvvisamente vedendo la palla rotolare in rete prima di essere sommerso da una marea umana e farti travolgere da un frastuono incredibile che rimbomba nelle colline di Fiesole, ti dimentichi che quei tifosi belli ordinati e abbattuti nel settore ospiti vengono da un paese dove si è veramente sradicato il fenomeno della violenza negli stadi, non esiste la collusione tra organizzazioni pseudo tifose criminali e alcune società, ci sono impianti moderni e confortevoli dove vale la pena spendere i tuoi guadagni estivi per l’abbonamento, senza che si perda il fascino della curva che tuona durante la partita.
Il famoso modello inglese che pure presenta i suoi problemi, come la mercificazione senza freni anche del gioco del pallone, come testimonia la decisione commerciale ma astuta di decidere l’orario delle partite più importanti della giornata in base ai fusi orari asiatici, dove la Premier League è sempre più seguita e si fanno montagne di denaro con la vendita di prodotti ufficiali dei club inglesi più importanti. E si scopre che la situazione del calcio italiano si inserisce all’interno di una svendita del calcio ai danni dei tifosi, combattuta però da iniziative come questa: i tifosi del Manchester United che, dopo l'acquisizione da parte di Malcolm Glazer, stanchi di essere trattati solo come consumatori, hanno abbandonato il blasonato club e fondato l'Fc United Of Manchester, finanziato e gestito dagli stessi supporters che, in pochi anni, sono riusciti a dare il via ai lavori che porteranno alla costruzione di uno stadio di proprietà del club.
E ti viene da pensare, mentre vedi in campo giocatori che in modo ignorante snobbavi come Badelj e Richards fare a pezzi il centrocampo del Tottenham che viene piano piano domato, alla protesta selvaggia e spesso senza senso dei tifosi italiani a questa commercializzazione del pallone, disorganizzati, ostaggi spesso di un manipolo di violenti che nel calcio non ci dovrebbero stare. Pensi a episodi come la partita Genoa-Siena di pochi anni fa, dove la squadra di casa fu costretta da alcuni facinorosi a consegnare le proprie maglie, e confronti la situazione con gli applausi dei tifosi del Queen’s Park Rangers alla retrocessione della loro squadra. Pensi a quello che sta accadendo a Dortmund, due anni fa il Borussia di Klopp era in finale di Champions League e ora vede lo spettro della Zwei Bundesliga, ma i suoi cantano “You’ll never walkone”. Rifletti che in Inghilterra esiste una Commissione Speciale contro il razzismo, che impartisce condanne pesanti senza guardare in faccia a nessuno, mentre qui da noi abbiamo il Presidente federale sotto inchiesta dalla Uefa per dichiarazioni a sfondo razzista durante un suo comizio elettorale.
Come per magia, questo divario per molti cervelloni ignoranti innamorati ormai della foga e della fisicità del calcio, sparisce tra boati e spintoni quando il Franchi improvvisamente diventa Anfield Road o l’Old Trafford, dove il rosso viene sostituito dal colore viola. Allah è grande e Salah è il suo profeta, ti viene da urlare. Per una volta gli dei hanno perso contro un manipolo di eroi. Episodi come quello del 26 febbraio, accompagnato dall’impresa del vecchio cuore granata al Saint Mamés, ti convincono per un momento che non tutto è perduto. Considerata la più provinciale e intrusa tra le grandi, la Fiorentina è la squadra più europea, con il tecnico più inglese, la tifoseria più tedesca come calore, fede e passione. In quel tripudio di bandiere viola, di urla e di abbracci, ti convinci che il calcio non morirà mai e nessuno potrà mai strapparlo ai suoi tifosi. Anche in un paese pieno di banditi e di problemi come questo.