Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.
Mad Max - Fury road: estasi dei sensi
Nel 1979 esordiva al cinema il regista australiano (figlio di immigrati greci,il vero cognome è Miliotis) George Miller con "Interceptor". La pellicola, malgrado il basso costo di produzione, riscosse un enorme successo mondiale tanto che negli anni successivi vennero fatti due sequel: "Il guerriero della strada" (1981) e "Oltre la sfera del tuono" (1985). Successivamente Miller si è dato a vari progetti: quello che non ti aspetti (Babe va in città), il film tosto (L'olio di Lorenzo sulla adrenoleucodistrofia, rarissima malattia degenerativa), i due cartoni della saga "Happy Feet" che gli hanno sfruttato un Oscar. I livelli di "Mad Max" però non furono mai raggiunti. Rientrò (quasi) nel dimenticatoio generale. Molti non sanno che "Interceptor" nacque da un concorso per cineasti dilettanti. Fu girato con circa 300 mila dollari australiani. Risultato ? Record d'incassi mondiale (oltre 100 milioni di dollari). Entrò nel Guinness dei primati. È rimasto in testa fino al 1999,anno in cui si scatenò il fenomeno (da baraccone) "The Blair Witch Project".
Dopo averVi recensito i film di Garrone e Moretti, era lecito attendersi anche l'ultima opera di Paolo Sorrentino in concorso a Cannes: sto parlando di Youth (La Giovinezza).
Prendiamo i tre "moschettieri" italiani in concorso a Cannes: il verde è senz'altro Paolo Sorrentino,il bianco è Matteo Garrone e il rosso è Nanni Moretti.
È iniziato lo scorso 13 maggio la 68esima edizione del Festival di Cannes. Un appuntamento importante per il cinema ,per la moda e non solo. È la kermesse europea più trendy e glamour che esista. Purtroppo Venezia non ha più lo stesso fascino di una volta.
Anche quest'anno c'è una giuria di tutto rispetto: per la prima volta la presidenza tocca ai fratelli Joel e Ethan Coen. Una cosa notevole, sembra un film dove i due brothers americani rappresentano le due facce della stessa medaglia. Complimenti a chi ha avuto questa brillante idea (specie come mossa di marketing). Hitchcock, ossessionato dal doppio, avrebbe approvato.
Nella giuria ci sono nomi altisonanti: i registi Xavier Dolan ("Mommy"), Guillermo Del Toro ("Pacific Rim"), le attrici Sienna Miller ("American Sniper"), Sophie Merceau ("Il tempo delle mele"), Rossy De Palma ("Gli abbracci spezzati") ,l'attore Jake Gyllenhall ("Lo sciacallo") e la cantante maliana Rokia Traorè. Ovviamente sto parlando del Concorso Ufficiale.
Tanta Italia a Cannes
Il racconto dei racconti di Matteo Garrone
Il 13 maggio è iniziata la 68sima edizione del Festival di Cannes. Uno dei più importanti a livello internazionale,non solo per il cinema ma anche per la moda. Quest'anno la qualità è decisamente alta, a cominciare dai fratelli Coen che sono presidenti della giuria che decreterà il vincitore della Palma D'Oro. E molto probabilmente, tra i film in Concorso, sarà una sfida Italia-Francia: noi abbiamo un terzetto d'autore di altissimo livello composto da Nanni Moretti (con "Mia madre", già recensito), Paolo Sorrentino (con "La Giovinezza" che vi proporrò la prossima settimana) e Matteo Garrone (con "Il racconto dei racconti") mentre i francesi avranno artisti del calibro di Jacques Audiard (con "Deephan"), Valérie Donzelli (con " Marguerite et Julien") e Stéphane Brizé (con "La loi du marché"). Anche gli americani hanno almeno 3 assi nella manica: l'attesissimo "The Sea of trees" di Gus Van Sant con Matthew McCounaghey, Ken Watanabe e Naomi Watts, la sorpresa "Sicario" di Dennis Villeneuve con Benicio Del Toro e lo "scandaloso" nuovo film di Todd Haynes su un amore lesbo tra Cate Blanchett e Rooney Mara che si chiamerà "Carol".
Ho visto cose che voi umani...
È tornato nelle sale italiane (solo per due giorni) del circuito The Space, il cult di fantascienza per eccellenza degli anni '80: "Blade Runner" di Ridley Scott.
In attesa del secondo episodio (prodotto dallo stesso Scott, che sarà diretto da Dennis Villeneuve con Harrison Ford e Ryan Gosling nel cast) che ha ufficializzato le riprese nell'estate 2016, è stata una straordinaria esperienza visiva. Vedere un film come "Blade Runner" al cinema è una cosa indescrivibile: un godimento per occhi e orecchie. Vederselo a casa,seppur in compagnia,è una cosa tremendamente limitata.
Roba da cinefili.
È finalmente arrivata nelle sale italiane la trasposizione cinematografica del romanzo bestseller di Tom Rob Smith, "Child 44 - Il Bambino 44" (uscito nel 1998, pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer). Lo scrittore londinese, di madre svedese e padre inglese, è noto per i suoi libri ambientati nella Russia degli anni Cinquanta, ovvero negli ultimi anni di potere di Stalin. Bisogna dire che il film è stato bandito in Russia con la motivazione, data dallo stesso Ministro della Cultura, che la pellicola "dipinge i sovietici come una sottocategoria umana immorale, una massa di orchi assetati di sangue, una massa di spiriti malvagi e la pellicola rappresenta una distorsione storica dei fatti". In parte è vero, più avanti spiegherò perché. Il film, finanziato dagli americani e prodotto da Sir Ridley Scott, vanta un regista svedese (Daniel Espinosa) che è stato scelto prevalentemente per il grande successo di "Snabba Cash" (con protagonista il connazionale Joel Kinnaman che è anche in "Bambino 44"). Grazie a questo boom internazionale,ha diretto poi il primo thriller negli Stati Uniti: ovvero "Safe House" (con protagonisti Denzel Washington e Ryan Reynolds). La pellicola parte dal 1945 alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Settimana di uscite cinematografiche piuttosto ricca.
Un sequel proveniente dalla Francia, un film d'autore italiano in concorso a Cannes 2015, il documentario vincitore dell'ultima edizione degli Oscar, il ritorno di Kevin MacDonald (L'ultimo Re di Scozia), l'opera prima del serbo Vuk Rsumovic.
Ecco tutte le (mini) recensioni della settimana. Una miniguida utilissima per scegliere il film migliore. In ordine alfabetico.
Il 31 marzo,in occasione della serata finale del GattoBardo Festival,al teatro Nuovo Sentiero di Firenze si è tenuto l'evento Ciak si gira.
Una rassegna di corti cinematografici di giovani registi emergenti toscani presentati da Massimiliano Ferroni.
Protagonisti,in ordine di apparizione, Simone Cantini, Alessio Bellini, Claudio Corvari, Elena Arisi e Mehdi Ben Temime insieme ai loro attori e alle loro troupe.
Esistono miracoli?
Proprio la scorsa settimana parlavo della mancanza di idee nel cinema italiano. A giudicare dal film d'esordio alla regia di Edoardo Falcone verrebbe da dire “è un miracolo!”.
Attenzione non sto dicendo che il cinema italico sia tornato ai suoi fasti. Ci piacerebbe ma non è così. L'epoca d'oro è ancora lontana. L'esempio di questo film, però, può aiutare.
Un romanzo criminale in salsa francese: la ricetta di French Connection
L'industria cinematografica italiana è primatista in confezionare commedie di medio/basso livello, oltre che a ripetere vecchi canovacci. L'esempio più classico? Il famigerato “cinepanettone” natalizio. “Volemo ridere, non piagnere” - dice un talent scout con accento romano a Carlo Verdone che assiste al provino del figlio musicista nel film “Sotto una buona stella”. Purtroppo la “massa” vuole staccare il cervello quando va in sala. Basta analizzare la classifica del boxoffice e il gioco è fatto (in testa c'è ancora “Cenerentola”...).
Vorremmo ridere ma purtroppo questa sensazione nel Bel Paese non c'è più da diversi anni. Il cinema, si sa, è lo specchio dell'identità culturale di un popolo. Intanto le sale chiudono e la gente rimane intrappolata nella solitudine delle loro case. Giuseppe Tornatore, tempo fa, disse che i vecchi capolavori (esempio “Ladri di biciclette” di De Sica) non avrebbero avuto successo senza quel rito collettivo che è la proiezione pubblica al cinema. E ha perfettamente ragione.
Per questo il suo “Cinema Paradiso” è un capolavoro senza tempo.
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