Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.
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Questa rubrica di archeologia cinematografica ha lo scopo di riportare alla luce, come in un vero e proprio scavo, o quantomeno all’attenzione dei lettori, opere cinematografiche, anche di serie non eccelsa, che a suo tempo hanno descritto in maniera efficace storie, costumi e abitudini, … e talvolta, sia pure non consapevolmente, hanno contribuito a formare un minimo di coscienza civile nel pubblico.
L’ULTIMA MINACCIA (USA 1951, b/n, 98’, titolo originale Deadline USA). Regia di Richard Brooks, reperibilità: passa spesso su 8 Toscana (canale 71), in DVD è prodotto da A & R Productions, in formato 9 Singola faccia, doppio strato (Formato schermo 1,37:1) NTSC Area 2, audio in italiano e inglese Dolby digital 2.0 – stereo.
Dopo una cena squisita totalmente cruelty free si è svolta la presentazione del libro Penne e pellicole del neurologo Massimo Filippi e del cinemologo (e cinefilo) Emilio Maggio, riguardante il rapporto tra società umana ed animali nella letteratura e nel cinema, organizzata dalla trasmissione radiofonica Restiamo animali (in onda su Controradio Firenze) e dalla Casa del Popolo di Settignano, dove per altro, ha avuto luogo l’evento. Il libro, spiega Massimo Filippi, ha cercato di evitare quell’approccio molto spesso un po’paternalistico che si ha quando si parla di animali adottando piuttosto una prospettiva che invece di parlare degli animali, si rivolgesse proprio a loro, parlasse e dialogasse con loro, o attraverso il loro punto di vista. Gli animali sembrano senza voce non perché non ne abbiano una, ma perché troppe volte abbiamo posto loro domande sbagliate. E questa voce invece emerge in tutta la sua potenza attraverso spezzoni di filmati molto intensi e attraverso frasi tratte da alcuni libri.
Per i fanatici di Boris, l'attesa è stata quasi estenuante. Sapevamo che la regia, firmata da Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo e Mattia Torre, sarebbe stata una garanzia per la riuscita del film, il cast già ci faceva pregustare scatch epici e la possibilità di sfogare l'irritazione per il buonismo natalizio ci faceva venire l'acquolina in bocca.
I Velvet festeggiano il 45° anniversario del loro album del 1969 con un supercofanetto di 6 CD
Sorprendente come l’omonimo terzo album debba essere considerato come un disco minore nella discografia dei Velvet Underground. Intendiamoci, è pur sempre un capolavoro. Ma se Velvet Underground & Nico (1967) e White Light White Heat (1967) sono unanimemente riconosciuti come dei veri e propri capisaldi della musica, questo Velvet Underground (1969) non ha effettivamente quel ruolo dirompente che invece compete a i due lavori precedenti. Eppure le composizioni qua contenute come Candy Says, What goes on o After Hours, sono fra il meglio che Lou Reed abbia scritto, hanno influenzato in modo indelebile il cantautorato rock delle decadi successive (come David Bowie e Nick Cave tanto per iniziare) oltre ad aver avuto un ruolo significativo negli sviluppi del rock da camera (Lisa Geramano, Tindersticks) e nel proliferare di alcuni dei generi chiave degli anni 90 come lo slo/sad core di Red House Painters o American Music Club.
Fidelio non è l’opera popolare e grandiosa che ci si aspetterebbe alla Prima della Scala, e nemmeno fu facile a suo tempo comporla per il grande Beethoven: unico suo lavoro teatrale, dalla gestazione lunga e dolorosa, si presenta nella forma di opera in due atti “Singspiel”, ossia con dialoghi recitati senza accompagnamento. La storia dello spettacolo ci informa che il Fidelio, o “L’amore coniugale”, dovette essere più volte rimaneggiato, sia nella lunghezza della partitura, che nel libretto e nella stessa ouverture. Oggi Fidelio è perlopiù eseguito in forma di concerto e, senza dubbio, godono di maggior fortuna le sue sinfonie. La scelta del direttore Daniel Barenboim è un recupero di parti precedenti la stesura finale del 1814, con l’esecuzione tra i due atti di una delle ouverture “Léonore”.
"Vittima degli eventi": un "old boy" romano.
Mini-recensione del fan film su Dylan Dog, completamente realizzato grazie al crowdfunding, e intervista a Luca Vecchi de "The Pills".
"[...]Una volta ho fatto un sogno strano[...] un sogno in cui uno degli infiniti Dylan Dog si sacrificava per salvare gli infiniti universi"(da n.59 "Gente che scompare", Dylan Dog). Chissà se fra quegli infiniti Dylan, non ci sia anche uno che abiti a Roma e che si sia sacrificato per salvare non il mondo, ma la sua stessa immagine; questo hanno tentato di fare Claudio Di Biagio e Luca Vecchi con il loro "Vittima degli eventi": salvare ciò che era rimasto nell'immaginario cinematografico di Dylan Dog dopo l'aberrante film del 2011.
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