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Immagine liberamente tratta da pixabay.com
Quella sedia vuota…
Quando l’arte cessa di essere puro business e torna ad essere arte!
Di Roberto Gramiccia e Simone Oggionni
Anything to say? “Niente da dire?” è il titolo del progetto dell’artista Davide Dormino e del giornalista Charles Glass. Un raro esempio di come l’arte, perseguendo le sue finalità in totale autonomia, possa mettersi a disposizione della politica e la politica dell’arte. Quello che si è inventato Dormino, non nuovo a questi scatti ideativi, è il progetto di un gruppo scultoreo il cui elemento centrale è rappresentato da quattro sedie. Su tre di queste sedie l’idea è quella di porre dei bronzi che rappresentino a figura intera tre personaggi: Julian Assange, Chelsea Manning e Edward Snowden che saranno raffigurati in posizione eretta, braccia lungo il corpo, con lo sguardo rivolto in avanti, a cercare quello di un immaginifico pubblico. La quarta sedia è vuota. Ci può salire chiunque. L’idea è semplice e fulminante. Restituire credito e riportare all’attenzione del pubblico internazionale i tre personaggi che hanno fatto tremare i governi più potenti del mondo – ricordate la vicenda di Wikileaks? – e per questo stanno pagando un prezzo personale salatissimo: isolamento, prigione, esilio.
Il moltiplicarsi di serie tv sulla mafia - malgrado l’impiego di una raffigurazione eccessivamente caricaturale - ha permesso di conoscere meglio l’enigmatico bagaglio di gesti e parole che caratterizzano il modo di comunicare degli affiliati a Cosa Nostra, ma, più in generale, dei siciliani tutti. La premessa su parole, gesti o più semplicemente sguardi capaci di trasmettere messaggi ben precisi, è resa necessaria per comprendere per quale ragione per più di 50 anni la provincia di Enna, ombelico della Sicilia, è stata definita la “provincia babba”, espressione la cui traduzione più immediata ci riporta a babbeo o sciocco. Perché babba? “Storicamente l’attività della criminalità organizzata nella provincia di Enna è stata influenzata dalle organizzazioni mafiose dei centri limitrofi, che per via della centralità del territorio ennese, hanno sempre preferito sfruttarla non per le azioni criminali, quanto per la necessità di “un’area cuscinetto”, una zona franca da sfruttare per questioni logistiche.” Ad offrirci questo excursus storico è Giovanni Cuciti, vicequestore aggiunto di Enna, che ha curato l’introduzione di “mafia balorda” (Lancillotto e Ginevra, p. 219, euro 15), il nuovo libro di Josè Trovato, giornalista già salito agli onori della cronaca per il primo libro sulla criminalità organizzata nella provincia di Enna (La mafia in provincia di Enna. Una storia negata, Lancillotto e Ginevra, p. 219, euro 16) e per le continue inchieste sul fenomeno criminale che gli sono costate molteplici minacce da parte di malavitosi locali.
In tempi di crisi (di ogni tipo), specie sul lavoro (privilegio ormai di pochi), non avere un buon rapporto con i propri superiori può diventare un grosso problema. Soprattutto psicologico. È stato fatto un sondaggio dove i lavoratori intervistati si lamentavano ripetutamente dei comportamentei dei propri capi. Sono emersi problemi di vario tipo legati a prepotenza, molestia verbale o sessuale, arroganza, inettitudine, incompetenza, egocentrismo, doppiogiochismo, vigliaccheria e quant'altro.
Al Glue l’ex Ritmo Tribale presenta live il suo ultimo lavoro
“Cosa vuoi che ti dica? Io con l’eroina ho capito cos’è l’amore, l’eroina è la cosa che ho amato di più al mondo, neanche una persona ho mai amato così. Il che ti fa capire che bella persona sono…”
Edda e le sue perversioni sessuali, Edda che si buca, Edda razzista, sociopatico, misogino, psicotico, Edda che canta i mantra Hare Krishna di primo mattino: rifiuta la droga, si astiene dal sesso e dal gioco d’azzardo. L’Edda violento, l’Edda vegetariano, l’Edda viscerale e perverso, l’Edda che rifugge ogni forma di piacere corporeo.
Edda è contraddizione e incongruenza. I suoi album affreschi biografici crudi e sanguigni, i suoi testi, spesso ambigui, talvolta disturbanti, quasi sempre conditi di dettagli scabrosi, lasciano poco spazio alla coerenza. Odio, violenza, prostituzione, mal di vivere sono il contesto che incornicia e racchiude il nonsense nervoso e tagliente del cantautore milanese.
Si è spento a Roma, all'età di novantadue anni, il regista e sceneggiatore Francesco Rosi: uno dei più grandi interpreti della cultura italiana della seconda metà del novecento. Iniziata la carriera nell'immediato dopoguerra come aiuto regista di Luchino Visconti, nel 1958 realizza il suo primo film: La sfida, racconto di fantasia (ma assolutamente realistico) su un contrabbandiere che prova faticosamente ad inserirsi nella gestione operata dalla camorra del mercato ortofrutticolo.
L'anno seguente è la volta de I magliari, con uno straordinario Alberto Sordi nella parte di un venditore di stoffe dai metodi loschi. Un racconto antiretorico sulla vita di molti emigranti italiani.
Da Platone ai campi Geloi: 39 testimonianze dal passato per ripartire (forse)
Per Platone era il misterioso metallo di Atlantide, per gli archeologi è, si fa per dire, una “banale” lega di rame e zinco; l’oricalco.
La scoperta avvenuta nei mari di Gela lo scorso 29 Dicembre getta, se mai ce ne fosse stato bisogno ancora una volta, le attenzioni storico e archeologiche sul canale di Sicilia.
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