Cultura

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Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.

Immagine liberamente tratta da pixabay.com

Il cielo stellato sopra di me, un formichiere impagliato davanti a me – fotografia naturalistica poco naturale e pochissimo etica

Sotto un cielo stellato, un formichiere si appresta all’assalto di un grande formicaio punteggiato dalla bioluminescenza delle termiti. Le minuscole luci nella scena notturna, l’atto di predazione immortalato nel momento perfetto: lo scatto è inizialmente valso al fotografo brasiliano Marcio Cabral il Wildlife Photographer of the Year Award assegnato dal Museo di Storia Naturale di Londra, uno dei riconoscimenti più prestigiosi cui un fotografo naturalistico possa aspirare. Certo, il formichiere sembra un po’ ingessato, ma la luce è poca e strana, e poi chi è che ha ben presente come si muova un formichiere?

2001 Odissea nello spazio compie cinquant'anni 

"Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato del film. Io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio" (Stanley Kubrick). Cinquanta anni fa usciva nei cinema di tutto il mondo un film che cambiò la storia del cinema in maniera repentina: sto parlando di "2001 Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick. Un film entrato nell'immaginario collettivo tracciando una sorta di mappa per l'essere umano. Mai nessuna opera cinematografica è stata così densa di argomenti, significati, simboli nascosti come questa.

Quando Mick suonò la sua musica AfroTuga nel giorno triste-allegro di chiusura del Vasbela

È arrivato il giorno che non volevamo, il Vasbela chiude e forse, chissà, risorgerà in un'altra versione...

Arturo ha chiamato a raccolta tutti gli amici e così, una grande triste e allegra festa di chiusura per il proprietario di questo piccolo grande locale situato in Rua dos Remédios.

Simone Weil, pensiero a dismisura: una presentazione (parte 2)

La prima parte cliccando qui.

Forse proprio perché sconfinato, proprio perché così teso verso l’infinito, questo pensiero allo stesso modo in cui non riusciva in qualche modo a toccare il limite o a confrontarsi veramente con esso, non voleva e non poteva trovare e raggiungere qualcosa di definitivo. Per questo la sua ritrosia a lasciarsi abbandonare fino in fondo. Oltretutto avvertiva come totalmente superfluo e piuttosto insignificante il proprio abbandono a Dio: «C’è realmente gioia perfetta ed infinita in Dio. La mia partecipazione non può aggiungervi nulla, la mia non-partecipazione nulla toglie alla realtà di questa gioia infinita e perfetta. Se è così, che importanza può avere che io vi debba aver parte o no? Nessuna»[1].

Simone Weil, pensiero a dismisura: una presentazione (parte 1)

Mercoledì 30 maggio presso l’Istituto Francese di Firenze, Cristina Giachi, docente di istituzioni di diritto romano e storia del pensiero giuridico antico all’Università degli Studi di Firenze e dal 2014 Vicesindaca del comune della stessa città con delega all’educazione, università e ricerca, ha presentato il libro, edito da Clichy, di cui è curatrice: Simone Weil, pensiero a dismisura.

Sono proprio un pensiero e una personalità smisurati quelli che emergono dalle pagine del libro, una raccolta di passi scelti con grande cura e attenzione tratti dalle opere della filosofa novecentesca, preceduta da un’intensa e appassionata introduzione, in cui i percorsi di vita e di pensiero della curatrice si intrecciano e si annodano alla ricerca, al pensiero, alla passione e alla smisurata personalità di una delle più grandi e proficue menti del secolo breve. Altre volte invece questi fii che tessono esperienza di vita e ingegno creativo e speculativo si scontrano e si urtano, in una impossibile lotta, in una sfida fuori dal tempo e dallo spazio tra due intimità, due destini lontani e al contempo vicinissimi. Giachi legge e vive Simone Weil in maniera viscerale, trovando punti di forte contatto, se non di quasi immedesimazione e al contempo punti di scontro, di conflitto. Tanto che nell’introduzione la professoressa di diritto romano parlando del suo incontro con la filosofa francese parla proprio di “folgorazione e tormento”: «fu un incontro intellettuale come non ne accadono molti: una folgorazione e allo stesso tempo l’inizio di un tormento. È la storia delle passioni grandi: folgorazione e tormento, ispirazione e capacità di scoprire la nuda verità dei pensieri, smascheramento, disvelamento degli alibi»[1]

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