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Da Milano a Lisbona, da operaio a musicista
«Hey! Quanto tempo, come stai Daniè?»
«Sempre a Lisbona a suonare, ma ora vado in tour, al nord e poi in Germania».
E sì, sono stato via qualche settimana e poi, capita in questa città, dove si esce senza programmarsi nulla, tanto è inutile, si cambia programma in corsa, (e non vale solo per me, è la città che ormai è un delirio di eventi culturali per tutti i gusti e per tutte le tasche), volevi andare da una parte e ne finisci da un'altra.
Erano mesi che non incontravo Daniele, un ragazzo milanese che fino a qualche anno faceva l’operaio nella sua città, a Milano, poi molla tutto e arriva a Lisbona. Ora vive suonando per locali, è il frontman dei Ginga a Milanesa e fa parte del trio Wattaforg (insieme a Francesco “Foggy” e ad Amanda, una ragazza irlandese che canta).
Daniele lo puoi trovare durante il giorno anche nelle strade e nelle piazze della capitale portoghese a fare busking, ovvero ad esibirsi gratuitamente in luoghi pubblici e se ti va, puoi fargli un’offerta libera.
La prima volta che vidi questo ragazzo milanese abbondantemente sotto i 30 anni, fu durante una festa privata: prese la chitarra e cominciò a suonare. Straordinario. Eccezionale. Un nuovo talento in città. Poi sono andato a un suo concerto solista, dopo pochi mesi che era a Lisbona già si destreggiava senza problemi con il Fado e le sonorità africane delle ex colonie portoghesi che hanno influenzato la musica lusitana da sempre.
Francesco “Foggy”, amico di Daniele e compositore dei Wattaforg, l'ho conosciuto prima di Daniele, in un bar qualsiasi e mi ha sempre detto: vieni a sentire un concerto della mia band. Non ci sono mai andato. Me l'ha chiesto Daniele: sono andato subito. Poi ho scoperto che si conoscevano e suonavano insieme.
«Suono tra mezz'ora con i Wattaforg, vieni?».
«Certo, così saluto anche Francesco e Amanda e poi è tanto che non vengo a un vostro concerto».
Ovviamente avevo un altro appuntamento, ma a Lisbona si cambia programma in corsa, volevi andare da una parte e ne finisci da un'altra.
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Di arte, politica e cantieri navali: alcune considerazioni a seguito di The Last Ship
La convergenza tra arte e politica è da sempre un tema allo stesso tempo importante e rischioso. In diversi momenti storici, l'introduzione di temi politici in opere d'arte – siano esse visive, performative, o letterarie – è stata vista come un valore aggiunto o perfino una nobile missione, ma anche come un elemento controverso e, talvolta, passibile di censura.
A Cannes Garrone mostra l'incapacità italiana di vedere oltre le apparenze
Nel 2008 "Gomorra" consacrò ufficialmente l'entrata di Matteo Garrone tra i registi di punta del nostro cinema. Anche uno specialista come Martin Scorsese osannò pubblicamente il giovane regista italiano. Da lì in poi sono arrivati gli ottimi Reality, Il racconto dei racconti e adesso Dogman. Al Festival di Cannes è ormai ospite fisso. Insieme a Sorrentino e Moretti. è uno degli autori più amati in Francia, tanto che la casa transalpina Le Pacte cofinanzia le sue opere (insieme a Rai Cinema e l'Archimede Film dello stesso Garrone). Bisogna dire però che sei anni prima di Gomorra, uscì un film visto da pochi di cui bisogna tener conto, L'imbalsamatore (trovate il trailer qui). Un noir italiano fuori dal comune che parla
LORO 2 è un invito a non far parte della "feccia che risale il pozzo"
Nel 2008 al cinema Matteo Garrone (con Gomorra) e Paolo Sorrentino (con Il Divo) si contendevano il dominio del boxoffice italiano. Vinse il primo che doppiò il rivale a livello di incassi (10 milioni di euro contro 4.6), forte del successo del bestseller di Roberto Saviano da cui è tratto. Il cinema italiano sembrava in ripresa, ma era solo una coincidenza. Nel 2015 la sfida proseguì al Festival di Cannes (c'era anche Nanni Moretti con Mia madre) con Il racconto dei racconti e La giovinezza, ma rimasero a bocca asciutta. È ancora tempo di sfide tra due degli autori di punta del nostro cinema. La prossima settimana vi recensirò Dogman di Matteo Garrone che sarà in concorso al Festival di Cannes.
Ballando per i locali e le strade di Lisbona con gli Anonima Nuvolari
«Ma stasera ci sei alla festa di Joana?»
«E guarda non lo so. Nel caso ci vediamo lì».
Come al solito Cécilia non sa che fare, quindi non verrà e farà altro. Poco importa, mi vesto di corsa, sono già le undici di sera ed esco di casa. Vabbè che nessuno sarà arrivato puntuale, comunque metro, taxi o a piedi? La festa a casa Joana è dall'altra parte di Lisbona. A piedi, dai, 40 minuti tagliando da est verso ovest la città e passando per il centro. Capirai, venerdì sera, chissà quanti zombie-turisti-bimbo minchia incontrerò...
Nella globalizzazione la religione vince sulla politica?
Su Il Dio personale di Ulrich Beck
Ormai ad agosto dell’anno scorso avevo proposto due letture diverse ma agilmente collegabili tra loro. L’invito di Pietro Ingrao a valorizzare la dimensione della contemplazione e un testo di Byung-Chul Han su come il nostro tempo distrugga ogni dimensione temporale, non attraverso l’accelerazione ma con uno svuotamento di senso.
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