Cultura

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Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.

Immagine liberamente tratta da pixabay.com

Mercoledì, 25 Aprile 2018 00:00

L'horror è roba da ragazze

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L’horror è roba da ragazze

“Nessuno dei miei film preferiti è di genere horror, eppure il mio genere preferito da guardare è l’horror”, commenta un lettore sotto un articolo del Guardian sull’ascesa del post-horror. Per chi scrive è lo stesso: che si tratti di scegliere il film per la serata a casa o per l’uscita al cinema con gli amici, il peggior horror sarà sempre preferibile ad una pellicola mediocre o un salto nel vuoto di qualsiasi altro genere. Forse anche perché, pur nella varietà di storie, di stili, di “mostri” umani o meno e di metafore da essi incarnate, gli horror dimostrano generalmente meno pretese dei film loro coevi in altri generi, lasciando apprezzare maggiormente i propri punti di forza.

Sabato, 21 Aprile 2018 00:00

Il pericoloso gioco di Molly Bloom

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Aaron Sorkin, la Red Headed Woman Jessica Chastain e il pericoloso gioco di Molly Bloom

2010. Usciva nelle sale di tutto il mondo il film The Social Network di David Fincher. Un'opera significativa che, secondo me, rappresenta in maniera totale i problemi della società contemporanea (specialmente le giovani generazioni). Insieme a Her, Into the Wild e Mystic River lo considero tra le opere manifesto degli anni 2000.

Ancora su sessismo e censura: di rappresentazioni e interpretazioni 

Verrebbe sempre voglia di sperare, magari in maniera un po' ingenua, che dopo tutte le discussioni e tutti i dibattimenti che in questi ultimi anni ci sono stati intorno a quali contenuti siano o meno appropriati o accettabili nell'arte, si sia giunti alla conclusione che la censura, anche quando operata con le migliori delle intenzioni, sia in ambito artistico sempre una cattiva idea. L'arte, verrebbe voglia di sperare, deve essere – dovrebbe essere – libera da tutti i vincoli che può essere legittimo imporre in altri ambiti, come il dibattito politico o il giornalismo; non dovrebbe esserci comportamento o aspetto dell'animo umano, per quanto controverso o aberrante, che le sia impedito di esplorare.

Se la teoria critica incontra il cinema: una recensione de "Il Giovane Marx"

[Premetto: non sono un’esperta di critica cinematografica, lascio quindi a voi le valutazioni tecniche; qui mi limito a un commento “naïf” sulla trama e sul suo significato] 

Vedi il trailer qui.

Di film biografici ne esistono a bizzeffe, su personaggi di ogni sorta, ma - nonostante l’importanza di Karl Marx per la storia del pensiero - quasi nessuno si era ancora cimentato nel trasporre la sua vita sul grande schermo. 

Il primo non sovietico a tentare quest’impresa fu Rossellini, che però morì prima di terminare la stesura della sceneggiatura. A riprendere in mano quest’impresa e a colmare questa grossa lacuna ci ha pensato il registra Haitiano Raoul Peck, un autore decisamente interessante e dal passato particolare: famoso al grande pubblico per il documentario candidato all’Oscar I Am Not Your Negro, Peck è vissuto tra Zaire, USA, Francia e Berlino e tra il 1995 e il 1997 ha ottenuto l’incarico di ministro della cultura di Haiti sotto il ministro dell’OLP Rosny Smarth. 

Il sogno italiano di (Io sono) tempesta si chiama berlusconismo

Ricordate il film Suburra di Stefano Sollima? Il politico, interpretato da Pierfrancesco Favino, rincorreva l'auto con a bordo il Presidente del Consiglio dimissionario.

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