Seguendo la divisione accademica che attraversa il Paese raccogliamo qui il vasto ambito di materie comprese nelle definizioni di "scienze umanistiche" e "scienze sociali". Le persone, il loro vivere in società e tutto ciò che vi ruota attorno.
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“Il colpo di Stato di banche e governi. L'attacco alla democrazia in Europa”, L.Gallino, Einaudi, pp.352, euro 19,00.
Qualcuno li ha chiamati “tempi interessanti” (rif. omonimo saggio di Žižek), ma è fuor di dubbio che oggi si sia nel bel mezzo di un periodo ambiguo, concitato e sicuramente confuso. Sono in primis le classi dirigenti occidentali a ricordarcelo, continuando ad alternarsi ai vertici dei governi europei e dimenandosi come pesci fuor d'acqua ai governi, riducendo sempre più le differenze tra destra e sinistra (che pur ci sono), generando mostri politici e poi redigendo leggi sempre più restrittive dal punto di vista democratico-partecipativo per comprimere quei mostri e le sparute forze del dissenso: il maggioritario, gli sbarramenti, il doppio turno, la personalizzazione della politica, il liquefarsi dei partiti ecc. Il tutto avviene in presenza di un tasso di astensionismo inesorabilmente in crescita che fa pensare alle prossime europee con inquietudine, poiché difficilmente avremo risultati confortanti da questo punto di vista.
Nella pagine dei suoi libri riservate alla biografia dell'autore, Paolo Nori scherza e con la sua graffiante ironia si sottrae al faticoso compito di doversi presentare in poche righe. Quello di cui è certo però, è che scrive libri e tanto basta sapere di lui. In “Mo Mama”, uscito nell'Ottobre scorso, lo scrittore parmigiano classe 1963, compie un viaggio nella Parma del primo sindaco grillino d'Italia, analizzando con il suo tradizionale sarcasmo, le contraddizioni della 'nuova' politica.
1) Mo mama è una scatola piena di storie, storie raccontate con gli occhi di chi prova a vedere le cose come se le vedesse per la prima volta. Mo mama parla di rivoluzioni che prendendo la bici e girando per il centro di Parma fai fatica a notare, parla di storie di politici nuovi che troppe spesso ricordano quelli vecchi, parla di storie in cui l'insignificante esperienza del quotidiano ci suggerisce profonde riflessioni. Mo mama è l'arroganza di chi vuole avere ragione e l'ipocrisia di chi sa di non averla, è il busto di Picelli rivolto verso un angolo desolato della piazza e la disinvoltura di chi della semplicità e della piccolezza, ne fa dei valori da seguire. Da dove nasce l'idea di questo libro?
Quando sono andato via da Parma, nel ’99, io mi ricordo ho pensato che io era una vita che fin da piccolo in casa al mattino si trovava la Gazzetta di Parma, che si leggeva la cronaca della città, la città di Parma, si sapeva tutto quello che era successo in città, a Parma.
L'articolo è di Livio Sansone, Pesquisador da CAPES e Professor do Departamento de Antropologia Centro de Estudos Afro-Orientais (CEAO), Universidade Federal da Bahia [tradotto dal nostro Roberto Travagli)
Circa quattro anni fa, mi è stato chiesto da un certo numero di amici e colleghi di scrivere un breve testo, come parte della campagna per dare il prestigioso Premio Holberg a Stuart Hall. Julia Kristeva e Jurgen Habermas hanno avuto tale premio. A Stuart Hall, per ragioni che non conosco, non è mai arrivato. Questo breve testo mi è tornato in mente lunedi notte, quando ho sentito della scomparsa di Suart Hall. Io ora mi prendo la libertà di condividerlo con quelli di voi che potrebbero essere interessati .
In fondo all'articolo la locandina dell'iniziativa di presentazione del libro, prevista per il 15 febbraio 2014
Utopie letali di Carlo Formenti potrebbe essere definito una provocazione, purché non si intenda con questo termine un intervento arrogante che interrompe una discussione altrimenti civile. All’opposto il libro rompe, con determinazione ma senza mancare di rispetto verso nessuno, una serie di ambiguità che caratterizzano i confronti della sopravvissuta sinistra italiana.
Scrive André Gorz, filosofo e giornalista francese, nel suo “L’ecologia politica, un’etica della liberazione”:
“Se si parte […] dall’imperativo ecologico, si può arrivare tanto ad un anticapitalismo radicale quanto […] a un comunitarismo naturalista. L’ecologia non ha tutta la sua carica critica ed etica se le devastazioni della terra, la distruzione di un modo di vita non sono comprese come le conseguenze di un modo di produzione; se non si comprende che questo modo di produzione esige la massimizzazione dei rendimenti e ricorre a delle tecniche che violano gli equilibri biologici. Ritengo dunque che la critica delle tecniche nelle quali si incarna il dominio sugli uomini e sulla natura sia una delle dimensioni essenziali di un’etica della liberazione” [1].
Il mondo in cui oggi viviamo è sempre più “inquinato” (in tutti i sensi!) da un capitalismo sfrenato che risucchia entro la sua sfera inglobante qualsiasi dimensione umana. La tecnica, il consumismo, il denaro elevato a potenza quasi mitica che fa girare il mondo, l’individuo ridotto a pedina o spettatore assente di fronte a una società che sempre più può essere caratterizzata come “società dello spettacolo”, riprendendo l’omonimo titolo di Debord.
La crescita di consensi dell’estrema destra xenofoba e populista costituisce indubbiamente uno degli elementi fondamentali dell’Europa dei nostri giorni. La crisi economica e sociale che ha travolto il mondo occidentale e il processo di crescente impoverimento di larghi strati popolari e dei ceti medi ha investito anche le architetture istituzionali liberaldemocratiche. Sono numerosi i commentatori e gli analisti che evocano scenari “weimariani” di fronte ai successi elettorali delle formazioni più o meno dichiaratamente fasciste e al moltiplicarsi di pratiche, discorsi e atti che richiamano il passato più buio della storia continentale.
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