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Abbiamo da tempo iniziato un riflessione su cosa è l'Europa oggi e come dovrebbe cambiare; approfittando delle elezioni europee abbiamo dato spazio alle varie posizioni della sinistra italiana (alcune pubblicate sul cartaceo che verrà messo in rete a giorni). Questa è una delle opinioni raccolte.
Il merito della lista, in vista delle elezioni europee, L'altra Europa con Tsipras, è indubbiamente di avere rotto l'incomunicabilità tra le differenti voci e strutture della sinistra e di averle impegnate unitariamente. È qui la possibilità (purtroppo, non la certezza) di un'inversione di tendenza rispetto ad anni e anni di scissioni, sino alla sostanziale inesistenza di quasi tutti i gruppi politici, con la sola eccezione di Sinistra Ecologia e Libertà, tuttavia anch'essa, alla fin fine, giunta a condizioni di pre-estinzione, o all'obbligo, che significa lo stesso, di subordinarsi, cappello in mano, al PD di Renzi, cioè a un partito ormai
Tra le vittime della crisi e delle politiche antipopolari del liberismo sono in primo luogo le donne. Non ci viene ricordato dalla retorica mediatica e politica molto spesso: ma sono donne la maggioranza dei disoccupati, di quel piccolo lavoro finto indipendente che serve ad arrotondare entrate familiari insufficienti, del precariato; sono donne le persone che l'immiserimento delle famiglie e la distruzione o il rincaro dei servizi sociali di assistenza, per l'infanzia o per la terza età non autosufficiente stracaricano del cosiddetto lavoro di cura; sono donne le persone che si sorbiscono le urla e i ceffoni di mariti frustrati e incazzati il cui lavoro è a rischio, sono in cassa integrazione, hanno la fabbrica occupata, sono esodati. La lotta delle donne per l'emancipazione e per l'eguaglianza dei diritti e delle condizioni di vita incontra oggi difficoltà superiori a quelle dei primi trent'anni di movimenti femminili
La narrazione istituzionale dell'8 marzo è quanto di più ipocrita si possa immaginare, la dimostrazione? Pochi giorni dopo le stesse forze politiche promotrici delle iniziative in sede istituzionale, poste davanti alle quote rosa, hanno di fatto cassato gli emendamenti per la parità di genere durante l'approvazione della nuova legge elettorale. Il tutto ha sollecitato solamente una breve riunione serale tra alcuni esponenti del PD e qualche brontolìo interno al partito che tuttavia si è allineato disciplinatamente all'asse con Forza Italia, seppur promettendo battaglia al Senato (per chi ci crede).
Da oltre venti anni giornalisti, intellettuali o sedicenti tali, politici e media ci dicono che le ideologie sono tramontate, e la complessa realtà che stiamo attraversando in questo periodo è proprio legata alla fine delle ideologie.
Tuttavia senza un obbiettivo che sia parte di una visione diversa della realtà che ci circonda che senso ha l'agire politico?
Ieri l'altro il Parlamento ha bocciato tre emendamenti alla legge elettorale in tema pari opportunità: almeno il 40% delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), parità di rappresentanza (al 50%) e alternanza di genere nella composizione delle liste. Questi tre No hanno subito riaperto il dibattito su quote rosa Si, quote rosa No, senza però che si vada ad approfondire bene la questione. Spesso, invece, basterebbe guardare chi ci è vicino per capire meglio.
Caratteristica della nostra rivista è il confronto tra punti di vista anche profondamente diversi tra loro. Sulla crisi Ucraina abbiamo già pubblicato un articolo e con stasera diamo spazio ad un'altra visione, diversa ma ugualmente utile al dibattito.
Il 21 novembre, dopo il rifiuto dell’ex presidente Yanukovich all’adesione dell’accordo di associazione con la UE (che prevedeva l’abolizione delle frontiere, anche doganali, e degli aiuti) a favore di un accordo con la Russia di Putin, la maggioranza del popolo Ucraino è sceso in piazza per protestare.
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