Politica

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Le notizie legate al contemporaneo, abbracciando società, istituzioni, questioni internazionali e tutto ciò che rientra nella vasta categoria di politica, rubriche e redazionali esclusi.

Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org

Vai a Bruxelles alla fine della settimana durante la quale la Commissione Europea ha discusso l'accordo del TTIP e resti amareggiata constatando che il disinteresse nei confronti dell'argomento che regna in Italia non è così estraneo oltre le Alpi.

Eppure, il fatto che le discussioni portate avanti dalla Commissione Europea siano segretate e che nella gestione dello scandalo sullo spionaggio da parte dell'NSA sia avvenuta trattenendo al massimo i nervi onde evitare decisioni affrettate e rotture tra le due sponde dell'Atlantico dovrebbero essere dei segnali. E invece no, in Italia quasi nessuno parla del Transatlantic Trade and Investment Partnership, l'accordo che permetterà di creare un'unione doganale tra Europa, Stati Uniti e Canada dando così realizzazione al recondito sogno della “NATO del commercio”.

Venerdì, 28 Marzo 2014 00:00

Europa: paura e speranza dalla Grecia

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Intervista a Argiris Panagopoulos: giornalista greco, corrispondente da Atene per il Manifesto e dirigente di Syriza

1) Ormai la Grecia è diventata un simbolo. Forti di una cultura mediterranea comune, i fautori delle politiche di austerity hanno usato il suo paese per indicare la fine che sarebbe spettata in caso di “ribellione” al governo tecnico. D'altra parte, la Grecia rincuora anche chi, nella spezzettata ed esangue sinistra italiana, spera che l'unità sia possibile: non a caso, la candidatura alla presidenza della Commissione Europea di Alexis Tsipras ha trovato tra gli italiani i suoi più entusiasti sostenitori. Come ha ribadito più volte nel corso delle interviste che le sono state fatte, dobbiamo entrare nell'ottica che solo un'azione comune, organizzata e capillare, può cambiare l'Europa.

Giovedì, 27 Marzo 2014 00:00

Europa: arca di pace o arco di guerra?

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“Arca di pace o arco di guerra minacciosamente proteso nel Mediterraneo?”. La domanda che nei primi anni novanta don Tonino Bello si poneva per la sua Puglia, possiamo oggi farla per l’intera Europa. Perché la Ue non è solo moneta e politiche neoliberiste. Negli ultimi anni è diventata anche sistemi di polizia integrata, militarizzazione dei confini, missioni militari di contenimento dell’immigrazione che sono tutt’uno con gli accordi di libero scambio imposti ai popoli nordafricani. La linea del fronte è proprio qui, tra le due sponde del Mediterraneo le cui acque sono diventate il più grande cimitero della globalizzazione capitalista.

Su questa linea del fronte l’Italia è immersa dallo stivale in su.

Martedì, 25 Marzo 2014 00:00

Il declino dei socialdemocratici in Europa

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Il 19 marzo le elezioni amministrative olandesi hanno visto un arretramento dei partiti di governo (il liberale Vvd e il laburista Pvda) e la crescita, invece, delle forze di opposizione e delle liste locali (queste ultime, che nel 2010 già superavano ogni altro partito raccogliendo complessivamente il 25%, hanno ottenuto un terzo dei voti).

Tra i partiti nazionali sono premiate le ali radicali (il Socialistische Partij e l’estrema destra del Pvv), ma, ancor di più, la formazione laica di centrosinistra Democratici ’66, divenuta il primo partito in 12 delle 20 amministrazioni maggiori, fra le quali Amsterdam, L’Aia e Utrecht (a Rotterdam prevale invece una formazione locale di destra populista). Proprio nel caso di Amsterdam è possibile leggere l’altro dato di queste elezioni: il declino del Pvda, assai più penalizzato dei partners liberali, che per la prima volta dal 1946 non risulta il primo partito nella città capitale.

Mercoledì, 26 Marzo 2014 00:00

Il nostro jobs act #2 - Gli ammortizzatori sociali

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La prima parte, rapporti di lavoro e salario qui

3. Gli ammortizzatori sociali


Se a qualcuno oramai fregasse ancora qualcosa di quella roba chiamata costituzione, il tema del welfare si esaurirebbe dando esecuzione a quanto previsto da una manciata di articoli della carta.

L'articolo 2 pone i principi di uguaglianza formale davanti alla legge: tutti i cittadini hanno “pari dignità sociale”, mentre l'articolo 3 chiarisce il ruolo dello stato nella tutela del cittadino: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica del Paese.

L'applicazione di questo principio dovrebbe portare alla realizzazione di un sistema di sicurezza sociale un po’ più civile della beneficenza, della tutela a carico della famiglia, e magari anche di quei sistemi assicurativi che discriminano i cittadini in base al contratto di lavoro che si ritrovano ad avere nel momento sbagliato della loro vita (malattie, infortuni, invalidità, disoccupazione involontaria, vecchiaia) oppure quando, improvvidi, decidono di farsi una famiglia senza la benedizione del contratto di lavoro subordinato. Per l'articolo 31, infatti, la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi.

Nella realtà, e alla faccia della Costituzione, Il sistema di protezione sociale Italiano nasce per tutelare unicamente l'impiego del capofamiglia, avendo come modello il maschio (eterosessuale) breadwinner, con barriere ai licenziamenti piuttosto che assicurazioni contro la disoccupazione, con scarsissime tutele per le lavoratrici donne (che il sistema così come è costruito incentiva ad uscire dal mercato del lavoro, caricandole della cura dei figli e degli anziani) e affidando alla famiglia il ruolo di unico vero ammortizzatore sociale universale.

Le tutele, in questo paese, appartengono tradizionalmente ai soli lavoratori dipendenti. Qualsiasi lavoratore non abbia un contratto subordinato a tempo indeterminato di questo sistema è un figlio bastardo.

E' per questo che continuare a effettuare correzioni all'impianto esistente è un metodo di lavoro che a noi non piace. Il sistema degli ammortizzatori sociali in questo paese va buttato e rifatto da capo, magari, banalmente, attuando quanto previsto dalla costituzione.

Così come in molti paesi europei, crediamo che un sistema di protezione sociale universale debba essere basato su un'unica assicurazione nazionale, che ogni lavoratore sia obbligato a versare  contributi proporzionalmente al reddito, e che le tutele previste dal sistema non facciano distinzioni basata sul tipo di contratto.

La tutela dalle discontinuità reddituali, sia parziali (calo del reddito in costanza di rapporto di lavoro), sia causate dalla sospensione dell’attività lavorativa, deve quindi essere estesa anche ai lavoratori autonomi, e deve valere per tutti il principio che alla tutela del reddito si accompagna il versamento dei contributi figurativi.

Inoltre, alla tutela dei redditi da lavoro deve essere affiancata una tutela del reddito legata alla cittadinanza, coperta dalla fiscalità generale, che assista chiunque si trovi in condizione di difficoltà e che non abbia una copertura assicurativa maturata. Questa copertura deve riguardare anche chi è colpito da malattie con degenza prolungata che allontanano per lunghi periodi dal lavoro.

Una forma di reddito minimo dovrebbe coprire anche i periodi di studio ed il percorso di ricerca del lavoro all'uscita della scuola superiore o dell'università. Una misura del genere avrebbe l'effetto di spezzare il meccanismo del ricatto della precarietà e dei bassi salari, oltre che consentire a chiunque di proseguire il proprio percorso di studi fino alla laurea indipendentemente dalle condizioni economiche familiari.

 

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