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Dunque, come era prevedibile, il M5S è stato un taxi per l'astensionismo. L’astensionismo può essere un fenomeno preoccupante, ma può anche non esserlo affatto. Dipende dal punto di vista. Dal punto di vista della trasformazione sociale, lo è. Altrimenti si vive anche senza troppi elettori, anzi forse meglio, perché il sistema politico diventa meno sovraccarico di domande (come ricordava qualcuno a San Francisco alle ultime elezioni comunali ha votato il 15% e non è successo proprio niente) – e quindi per le élite dominanti va anche meglio.
“E' stata una donna che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione”.
Questa è una parte del breve servizio che il Tg 2 ha fatto in occasione della morte di Franca Rame. Da dove iniziare a commentare?
Lo spazio dato da televisioni e giornali all’elezioni amministrative ha nettamente surclassato quello dato al referendum consultivo bolognese sui finanziamenti alla scuola privata.
Eppure il referendum, dapprima oscurato dai grandi mezzi di informazione, aveva suscitato negli ultimi giorni un certo interesse ed assunto un significato nazionale, ben oltre le vicende cittadine di Bologna, soprattutto dopo la presa di posizione sulla questione da parte del presidente della Cei Angelo Bagnasco.
Che la politica italiana sia in gran parte composta da inossidabili culi di piombo è fatto ormai evidente a tutti. Sono veramente troppi coloro che detengono il medesimo ruolo da anni.
Quello che meno appare è che l’occupazione di ogni spazio di potere non è limitato alla sola politica e non è prerogativa esclusiva delle vecchie generazioni. Basta guardarsi intorno per scoprire che sono centinaia i personaggi che occupano la stessa posizione di potere da anni. Ciò accade nel giornalismo come nell’università, nell’economia come nello sport.
Intervista a Jorge Cerchiaro docente a la Universidad de la República (UdelaR) e militante del Partito Comunista
Un paese di cui si parla poco, i mass media praticamente lo ignorano, sicuramente un paese non alla ribalta come il Brasile, il Venezuela o la Bolivia. Eppure in Uruguay sta succedendo di tutto e in questi ultimi anni è un laboratorio politico e di governo all’avanguardia anche rispetto agli altri paesi progressisti del Sud America. Ma facciamo un passo indietro, l’Uruguay torna alla democrazia nel 1984 dopo una dittatura durata più di un decennio, in quel periodo i partiti della sinistra vengono vietati e i militanti imprigionati e torturati. Il Frente Amplio fondato nel Febbraio del 1971 è proscritto e represso assieme alle forze che lo formavano e i suoi leader incarcerati.
Sarà il Partito Comunista a pagare i prezzo più alto mantenendo comunque viva l’organizzazione anche se in forma clandestina.
Quando nel luglio del 2010 feci la mia prima tessera al Partito della Rifondazione Comunista, entrando a far parte della Federazione fiorentina, una delle prime cose che mi furono raccontate fu l'esperienza di alcuni compagni toscani che avevano messo in piedi il progetto de L'Aurora. Ricordo ancora un viaggio in treno verso Empoli, per andare a fare servizio alla festa provinciale dell'A.N.P.I., in cui mi venne descritto il clima di brio intellettuale, di confronto e le punte di avanguardie raggiunte da questo progetto editoriale, nato nel 2005 e rimasto vivo fino alla metà del 2007. I compagni che decisero di prendere parte a quell'avventura sentivano la necessità di provare ad aprire un confronto franco ed approfondito, che avesse la capacità di andare aldilà delle separazioni organizzative e dei paletti che queste impongono. Aveva la genuina presunzione di costruire anche in Italia una sinistra unita, non subalterna e veramente rappresentativa delle istanze delle classi che ancora oggi, anche se con modalità diverse, sentono attorno al proprio collo il giogo del capitalismo.
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