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Carlotta Sorrentino, Daniele Quatrano, Diego La Sala, Dmitrij Palagi, Enrico Pellegrini
Il dibattito prosegue, i contributi aumentano, ma il tutto seguendo una logica che ci preoccupa e che ci costringe ancora una volta a rimettere a tema il problema di metodo, ancora più che quello di merito.
Ci preoccupa in primo luogo perché rischia di mettere in serio pericolo quel patrimonio di compagni che generosamente in questi anni hanno dato il loro contributo fatto di esperienze e intelligenze, senza le quali Rifondazione non sarebbe sopravvissuta. Ci preoccupa poi, perché riteniamo che possa diventare l’ennesima prova di quanto ormai sia rimasto veramente poco del progetto e dello spirito con cui la nostra organizzazione era nata nel 1991. Un dibattito che dovesse svolgersi con queste modalità non farebbe altro che mostrare, ancora una volta, la nostra incapacità di parlare agli altri, a coloro che sono fuori, a coloro che abbiamo la presunzione di rappresentare.
C’è grande agitazione in casa Cinque Stelle.
La conclusione della spinosa vicenda Gambaro è affidata al popolo della rete, che dovrà decidere in merito all’espulsione della senatrice dissidente, rea di aver contestato i metodi di Beppe Grillo alla luce dei deludenti risultati delle elezioni amministrative.
Con il governo Letta si è rapidamente ricostituito il partito unico liberista bipolare-litigante già operante a sostegno del governo Monti, e la prova provata di ciò, l'impronta digitale sul vasetto della marmellata vuoto, è il terrificante bombardamento propagandistico che subiamo da parte di quasi tutta la carta stampata e di quasi tutte le televisioni, con eccezioni microscopiche oppure pazzoidi alla Grillo.
Si apprende in questi giorni dai media di un'intesa di massima tra Stati Uniti e Unione Europea [di cui Il Becco ha scritto qualche giorno fa qui, ndr], nel quadro delle discussioni del G8 in Irlanda del Nord, orientata alla costituzione di una zona di libero scambio tra quelle che sono le due maggiori aree economiche del pianeta. Si apprende inoltre di una polemica aperta dal presidente della Commissione Europea Barroso contro il governo francese, che ha posto il veto a che la produzione culturale sia inserita tra quanto andrebbe liberamente scambiato, in modo che essa possa continuare a essere oggetto di tutele finanziarie o fiscali o doganali (da parte europea). Sembra una questione minore. È invece una grande questione, per molte ragioni.
Si ringrazia Marco Fantechi, recentemente tornato dall'Iran per l'intervista e le informazioni che ci ha dato.
Il 14 giugno si sono tenute le elezioni presidenziali in Iran, da poche ore è arrivata la notizia che il nuovo presidente è Rohani. Una figura politica considerata il candidato dei “riformisti e progressisti”. Una elezione che sicuramente influenzerà il destino di quel paese.
È ormai luogo comune la diffusione del fenomeno mafioso anche al Nord Italia. Nonostante i maldestri tentativi della Lega, rivolti a far passare il fenomeno come “occasionale”, “episodico” e sostanzialmente dovuto al confino di qualche boss nelle città settentrionali del paese; il fenomeno mafioso si sta strutturando sempre più come un processo organico al nostro sistema economico e credo che sarebbe vano affrontare il problema scindendolo dalla base economica capitalista che lo genera (e lo accentua).
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