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Gaza Writes Back: presentazione del libro
Gaza Writes Back è una testimonianza che viene da uno dei territori più martoriati del pianeta, ma è anche un gesto politico, una reazione di fronte alle violenze, alle crudeltà e ai soprusi inflitti al popolo palestinese. "Raccontare una storia è resistenza", scrive nell'introduzione il curatore del libro Rafaat Alareer, è un rifiuto della rassegnazione per continuare a perseguire la liberazione e la pace. in definitiva, un atto di vita.
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, visiterà il Memoriale della Pace di Hiroshima. La visita sarà effettuata, il 27 maggio, in coincidenza con il termine del summit del G7 che si terrà nella Prefettura di Mie. E' la prima volta che un Presidente statunitense si reca nel luogo simbolo dei bombardamenti atomici del 1945 che colpirono le città di Hiroshima e Nagasaki.
“Do il benvenuto alla visita di Obama ad Hiroshima dal fondo del mio cuore. Vorrei che sia l'occasione nella quale Giappone e Stati Uniti commemorino, insieme, tutte le vittime” ha detto il premier Abe.
La sughereta, il Muos(tro) e l’isola che non c’è
È di pochi giorni fa l’ultima “puntata” che riguarda la base militare posta nel bel mezzo di una riserva naturale al centro della più grande isola del Mediterraneo. Il sistema MUOS costruito a Niscemi, all’interno di un ampio bacino demografico contenente circa 300 mila persone. Tanto si è scritto nel corso del tempo su questa annosa vicenda arrivato all’ennesima sentenza del Cga di Palermo.
La discussione continua e prende la parola la giornalista e critica cinematografica Elisa Battistini, che tra le altre cose ha scritto, insieme ad Anna Maria Pasetti, “Il volto del potere”, una lettura contestualizzata del (citato precedentemente) film “Il ministro – l’esercizio dello Stato” di Pierre Schoeller. Battistini dice che la pellicola racconta la quotidianità (concentrata in pochi giorni) di un Ministro dei Trasporti francese, Bertrand Saint-Jean. Quest’ultimo viene svegliato in piena notte dal suo Capo di Gabinetto perché c’è stato un terribile incidente: un pullman pieno di giovani studenti è precipitato in un burrone da una strada, completamente innevata, delle Ardenne. Il ministro ovviamente si deve recare sul posto e fare la prima dichiarazione di fronte alle reti televisive. Già quindi dall’esordio si percepisce come l’esercizio dello Stato richieda una prontezza immediata, esiga un’efficienza quasi meccanica, delle risposte rapide, ben calibrate, strategiche. Ogni cosa, ogni gesto, ogni parole, ogni decisione, ogni espressione devono funzionare a pennello, la macchina del potere non deve incepparsi. Tutto il succedersi del film è una messa in scena perfettamente realistica e pienamente convincente delle funzioni, dei meccanismi, degli strumenti, delle operazioni strategiche dello Stato e dell’esercizio di potere. Ma se da una parte il ministro è trascinato nelle dinamiche che lo portano a un’ascesa di carriera, dall’altra il conflitto con se stesso appare in maniera sempre più tesa e forte: il conflitto tra l’aspirazione a salire più in alto e il senso, quasi nostalgico o comunque amaro, di una normalità non più possibile, tagliata fuori per sempre.
La vicenda che vede coinvolto, in questi giorni, il popolare giornalista partinicese Pino Maniaci, sta rimbalzando, con toni sempre più sopra le righe, dagli schermi dei nostri computer alle televisioni nazionali fino ai quotidiani di maggiore tiratura. La narrazione prevalente del fatto prescinde dai fatti contestati (un reato specifico, quello di estorsione), per concentrarsi sui toni, sulla vita privata del direttore di Telejato, sugli aspetti di natura deontologica.
Qual è il rapporto tra potere e comunicazione? Ne hanno discusso sabato 16 aprile presso il Circolo Arci di San Niccolò, Dmitrij Palagi (segretario PRC Firenze), Elisa Battistini, giornalista e critica cinematografica, Sara Nocentini, già assessora alla Cultura della Regione Toscana, Valentina Bazzarin, ricercatrice di scienze politiche presso l’Università di Bologna e Leonardo Croatto (FLC-CGIL Firenze) durante l’iniziativa dal titolo “La sinistra mette tristezza?”, ripreso da una citazione di Stefano Benni.
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