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Confesso che ho scarse conoscenze di economia. La mie informazioni in materia si limitano alla lettura di qualche libro di storia economica di Carlo Maria Cipolla, a pochi altri testi di natura strettamente divulgativa e agli articoli pubblicati di volta in volta sui diversi organi d’informazione.
Ho fatto questa premessa per scusarmi in anticipo con i lettori de Il Becco che al contrario hanno una maggiore e più estesa cultura economica, i quali potrebbero accusare le mie considerazioni e i miei dubbi di ingenuità nel migliore dei casi, di ignoranza della materia nel peggiore.
In breve il fatto è questo!
La notte del dramma peronista: in Argentina a imporsi è la destra
Senza mezze misure i titoli dei principali quotidiani argentini il giorno successivo alle elezioni generali: si parla di "notte che ha cambiato la politica argentina", di "impatto enorme ed eclatante" di "fine della leggenda del kirchnerismo invincibile". Commenti a caldo che però enfatizzano un cambiamento storico che lunedì 25 ottobre scorso è stato persino più travolgente delle aspettative. Ci si attendeva infatti che la coalizione della Presidenta Cristina Kirchner uscisse ridimensionata dalla contesa elettorale, dato che l'impossibilità costituzionale per la pasionaria argentina di ricandidarsi, aveva inevitabilmente indebolito la sua coalizione di forze peroniste di sinistra "Fronte Per la Vittoria", ma in pochi - a cominciare dai sondaggisti e dagli analisti politici - si aspettavano una tale debacle.
Depositata in entrambe le Camere, lo scorso 21 ottobre, la richiesta di una convocazione straordinaria della Dieta per discutere nuovamente sul pacchetto di modifiche legislative - approvate durante la precedente sessione - in materia di sicurezza nazionale e per affrontare, in sede di dibattito parlamentare, i contenuti dell'accordo quadro del trattato di libero commercio del Pacifico (TTP la sua sigla in inglese) recentemente firmato ad Atlanta.
A sottoscrivere la richiesta di convocazione sono stati 125 deputati ed 84 senatori dell'opposizione (Partito Comunista, Partito Democratico, Partito della Vita del Popolo, socialdemocratici e Partito dell'Innovazione).
“È da irresponsabili che il governo nazionale trascuri la Dieta quando vi sono numerosi temi che riguardano la vita delle persone” ha dichiarato il deputato comunista Keiji Kokuta.
Le elezioni di domenica, che hanno segnato una nettissima svolta a destra nella politica polacca, pongono un apparente paradosso: si rivolta contro la UE un Paese che ne è stato largamente privilegiato con investimenti e sovvenzioni – in particolare, di grandissimo impatto quelli in infrastrutture e in attrazioni di imprese straniere.
Due sono le grandi novità che emergono per la prima volta dal 1945: il Governo che si formerà non sarà di coalizione bensì monocolore, e nessuna formazione della sinistra è riuscita a entrare in Parlamento. Con il 38% dei voti, infatti, il partito nazional-populista e clericale di “Legge e Giustizia” (PiS) riesce a ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le Camere, complice anche la divisione del voto tra i liberali. (Manca a PiS però la maggioranza qualificata per riscrivere la Costituzione e attuare l’obiettivo massimo: la transizione a una “Quarta repubblica” polacca di impronta autoritaria – l’attuale costituzione politica è giudicata ancora troppo legata al periodo socialista.)
Di Daniele Coltrinari
Portogallo: pericolo rosso fermato (per adesso) dal Presidente della Repubblica
A Lisbona è una settimana particolare e non solo per il clima: piove, poi esce il sole e poi piove ancora. È iniziata l'avventura del XX governo costituzionale e di Passos Coelho – con la nomina dei vari ministri – premier uscente e leader del centro destra, voluto fortemente dal Presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva. Tutti si domandano qui in Portogallo: verrà sfiduciato da un parlamento composto da più del 50% da deputati appartenenti alle varie sinistre lusitane?
Essere stranieri, essere cittadini: un percorso tra nazionalismo e rivendicazione
Quando si parla di migrazioni si parla di flussi, quasi a muoversi fossero correnti e non persone. Si parla di emergenza, come se si parlasse di un fenomeno nuovo, imprevedibile, mai successo nella storia dell'umanità. E si parla di immigrati, come se la loro vita abbia valore solo dal momento che sono sbarcati in Europa.
Tramite questi discorsi (e non solo!) le persone migranti vengono disumanizzate, viste come un tutt'uno omogeneo, un nemico che minaccia l'ordine costituito; questa “massa” porta malattie, dall'ebola alla scabbia, porta terroristi pronti a far stragi nella nostra terra e la loro semplice presenza è una minaccia alla cultura e alla religione autoctona.
Questi ragionamenti purtroppo non sono solo chicchere da bar, ma hanno una rilevante valenza simbolica che interessa non solo il discorso pubblico ma anche la sfera politica e giuridica della società; liquidarle come idee xenofobe, dettate dall'ignoranza e dal populismo potrebbe risultare controproducente, in quanto così facendo si rischia di sottovalutare i rischi che comportano.
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