Politica

Politica

Le notizie legate al contemporaneo, abbracciando società, istituzioni, questioni internazionali e tutto ciò che rientra nella vasta categoria di politica, rubriche e redazionali esclusi.

Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org

Lunedì, 28 Settembre 2015 00:00

Catalogna: Junts pel sì, sì que es pot

Scritto da

Risultato elettorale ampiamente previsto, quello che arriva dalla Catalogna, meno prevedibili saranno gli scenari che interesseranno la regione nell'immediato futuro.

A scrutinio quasi concluso la coalizione attualmente alla guida della Generalitat Junts pel sì (composta dai moderati di Convergenza Democratica - orfani dei meno separatisti di Unione Democratica - e dalla sinistra di Esquerra Republicana de Catalunya, uniti in funzione indipendentista al di là delle divergenze ideologiche) ha ottenuto 62 seggi (sui 135 del locale parlamento), che sommati ai 10 (dai 3 uscenti) della lista Candidatura d'Unitat Popular (movimento senza leader che raggruppa molte sensibilità della sinistra indipendentista), assicurano al fronte indipendentista la maggioranza nel Parlament. In crescita l'affluenza (oltre sei punti in più rispetto alle scorse consultazioni), in quello che la propaganda indipendentista ha definito “il voto della tua vita”.
Seconda lista (si vota con il proporzionale e le liste bloccate) quella dei Ciudadanos, formazione di centro-destra recentemente cresciuta nella propaganda anti-corruzione, e sulla quale si è concentrato buona parte del voto anti-indipendentista. Alla formazione guidata da Albert Rivera vanno 25 seggi (9 i consiglieri uscenti).

Al terzo posto il PSOE (16 seggi), formazione politica che si è già liberata, negli scorsi anni, di quei socialisti favorevoli all'indipendenza, e che localmente propone, in sostanza, una autonomia ancora maggiore ai catalani. Dietro la formazione guidata da Iceta, si piazza la composita lista unitaria della sinistra Catalunya, sì que es pot. La lista, composta dalla locale federazione di Izquierda Unida (comprendente a sua volta i comunisti catalani del PSUC-viu), Podemos e ICV (i verdi catalani), con 11 seggi presidia uno spazio politico a sinistra ma non cresce, contrariamente a quanto era avvenuto pochi mesi con le vittoriose comunali di Barcellona. Al contrario la sinistra perde due seggi rispetto alle precedenti consultazioni, nelle quali era presente unicamente Izquierda Unida (appare dunque scarso il contributo del partito di Iglesias in queste elezioni).

Estremamente probabile che il mancato decollo del listone della sinistra sia attribuibile alla sofferenza che la sinistra nazionale spagnola ha sempre avuto rispetto alle varie spinte indipendentistiche che attraversano il Regno dei Borbone (non soltanto nel caso catalano, ma anche, ad esempio, in quello basco). L'appiattirsi di tutta la discussione politica catalana sul tema dell'indipendenza ha, con ogni evidenza, polarizzato il voto, penalizzando chi come Podemos ed IU non ha preso una posizione definita sul tema (limitandosi ad affermare il diritto ai catalani ad un referendum).

11 seggi il Partito Popolare, che ne lascia per strada otto rispetto al 2012. Non sono infatti bastati gli appelli anti-indipendensti di Obama e Merkel, nonché la chiusura della campagna elettorale con la presenza dell'ex presidente francese Sarkozy per compattare il voto “spagnolista” sull'ex sindaco di Badalona Xavier Garcia Albiol.

Acquisito il risultato si proporranno, fatalmente, le incognite sul destino prossimo della Catalogna. Scontato che altre spinte indipendentiste (baschi, galiziani) otterranno maggiore legittimità dai risultati usciti dalle urne di Barcellona, sarà inevitabile un irrigidimento del governo centrale rispetto ai passi, già indicati dal capo della Generalitat Artur Mas, verso l'indipendenza.
Già in passato, la corte costituzionale di Madrid aveva tolto ogni legittimità alla consultazione indipendentista (che ebbe largo sostegno popolare, in primo luogo dai sindaci) ed alle altre prove di forza verbali rispetto allo statuto catalano (come l'inserimento del concetto di nazione catalana). Altre tensioni potrebbero interessare il complesso dei “paesi catalani” - definizione politica dentro la quale stanno insieme anche Valencia ed un pezzo (La Franja) di Aragona - stretti tra spinte di unione con la Generalitat (impossibili per l'attuale Costituzione spagnola) e sofferenze per la supremazia di Barcellona (recenti, in tal senso, le polemiche suscitate tra Valencia e Barcellona per le parole del Consigliere alla Giustizia della Generalitat Germà Gordó, per il quale "la costruzione di uno stato non deve far scordare la nazione intera").

Rimane inoltre da capire, e gli ultimi comunicati della Commissione non aiutano a capirlo, i rapporti tra una Catalogna indipendente e l'Unione Europea.
Quel che è certo è che dentro l'attuale Europa sono sempre più le insofferenze (di destra, di sinistra e di centro, come nel caso di Mas) verso diversi stati nazionali (i casi più clamorosi riguardano Scozia e Belgio) e che non sarebbe più così sorprendente trovare tra qualche anno una Spagna priva del 16% della sua popolazione e del 25% del proprio PIL.

Venerdì, 02 Ottobre 2015 00:00

Grecia: la sfida che, complicata, continua

Scritto da

La riconferma, tutt'altro che scontata, di Alexis Tsipras alle ultime elezioni fa tirare, alla sinistra europea, un sospiro di sollievo, ancorché non a pieni polmoni. Il risultato elettorale di Syriza, pur non discostandosi molto, in termini percentuali, da quello di gennaio, registra un preoccupante calo in termini assoluti: segno, mi sembra analisi fin troppo semplice, di una certa sfiducia dei cittadini ellenici, nel loro complesso, verso il processo democratico.

Lunedì, 28 Settembre 2015 00:00

La guerra dimenticata

Scritto da

I dati che l'Onu restituisce dal monitoraggio del nuovo focolaio di guerra mediorientale iniziato lo scorso 26 marzo in Yemen sono impressionanti almeno quanto l'indifferenza con cui è stato accolto questo conflitto in Occidente.
Le cifre riportano 850mila bambini malnutriti, 21 milioni di civili senza accesso regolare a acqua, cibo e cure mediche. L’UNHCR stima che l'ondata di rifugiati costretti a riparare in altri paesi a loro volta poverissimi sia di 15 milioni di persone, di queste 1,2 milioni sarebbero gli sfollati interni mentre gli altri avrebbero trovato accoglienza in Somalia, nel Gibuti e in Etiopia. L'OHCHR (Office of the High Commissioner for Human Rights) sta invece monitorando il numero delle vittime che è salito a 6.221, ma è in continuo aggiornamento, di queste 1.950 civili e 398 bambini, i feriti sarebbero a quota 22.110.

Approvati definitivamente i contestatissimi disegni di legge volti a consentire un ampio impiego all'estero delle Forze di Autodifesa e che trasformano - di fatto - il Giappone in un Paese in grado, in alleanza con altri, di ingaggiare conflitti.
I disegni di legge (che complessivamente modificano dieci norme) hanno avuto l'approvazione finale della Camera alta della Dieta lo scorso 19 settembre, in un clima di fortissima tensione.

Venerdì, 25 Settembre 2015 00:00

Sanità: anche la Toscana ha cambiato verso

Scritto da

Chi ha soldi da spen­dere verso il pri­vato (con quello “sociale” in gran spol­vero), chi non ne ha si accon­tenti di quello che passa il con­vento del pub­blico. Anche la sanità toscana, per anni fiore all’occhiello dei soste­ni­tori del ser­vi­zio pub­blico uni­ver­sa­li­stico con­trap­po­sto al modello sus­si­dia­ri­stico lombardo-veneto — con parità di effi­cienza – ha cam­biato verso. Così la pen­sano tutti i gruppi di oppo­si­zione nel nuovo Con­si­glio regio­nale, pronti a sot­to­scri­vere all’inizio dell’estate i que­siti pre­sen­tati dal Comi­tato per la sanità pub­blica, per un refe­ren­dum abro­ga­tivo della legge di rior­dino del sistema sani­ta­rio toscano.

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.