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Elezioni in Venezuela: dura sconfitta per Maduro
Già a poche ore dalla chiusura dei seggi in Venezuela, aleggiava lo spettro di un debacle senza precedenti. Ciò che Maduro e tutto il partito Socialista più temevano è stato però ufficializzato solo due giorni dopo: l'opposizione ottiene per un soffio la maggioranza qualificata (i due terzi dei seggi) alle elezioni parlamentari, lasciando alla sinistra solo le briciole. L'Assemblea Nazionale passa così alla coalizione di tutte le forze antichaviste riunitesi sotto il cartello del MUD (Mesa de la Unidad Democrática).
Un clamoroso passo indietro per la forze rivoluzionarie venezuelane, che pur continuando ad esprimere il Presidente della Repubblica e la squadra di governo, si troveranno ora a fare i conti con un agguerrito parlamento di destra che, al netto dei veti del Presidente, avrà la facoltà di provare a cambiare la Costituzione Bolivariana e di fare piazza pulita di molte personalità dell'apparato amministrativo e giudiziario vicine al PSUV.
La cooperazione tra i partiti dell'opposizione, per le prossime elezioni per il rinnovo della Camera alta, è fondamentale per “abolire totalmente il pacchetto legislativo” inerente l'uso delle Forze di Autodifesa all'estero.
Questo il pressante appello del leader dei comunisti Shii, pronunciato, lo scorso 7 dicembre, nel comizio organizzato dalla federazione della capitale del PCG. Il Presidente del Partito ha anche riferito dei complessi colloqui avuti con i leader degli altri partiti della minoranza. Per il Presidente dei democratici Okada, infatti, non vi sono le condizioni per un vero e proprio governo di coalizione nazionale, ma unicamente per una limitata collaborazione elettorale (almeno per quanto concerne il rapporto con i comunisti).
Aziende del settore nucleare hanno donato ai liberal-democratici 700 milioni di yen nell'anno 2014. A renderlo noto è stato, lo scorso 27 novembre, il rapporto annuale sui finanziamenti ai partiti politici redatto dal ministero degli Interni.
Tra le aziende che hanno effettuato donazioni al partito di governo vi sono Mitsubishi Heavy Industry (33 milioni), Toshiba ed Hitachi (29 milioni ciascuno).
Da il manifesto del 26 Novembre 2015
Chiara Del Corona e Serena Fondelli
Complice la due giorni dell’assemblea parlamentare della Nato in corso a Palazzo Vecchio, la Toscana arcobaleno si è fatta vedere e sentire con cortei, presidi, e con la denuncia di un carico di armi transitate nel porto di Piombino e dirette in Arabia Saudita. Quest’ultimo caso finirà anche in consiglio comunale grazie a mozioni di Un’altra Piombino e Rifondazione, e in quello regionale con l’interrogazione di Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Toscana a Sinistra. Mercoledì (25 Novembre) sera nel capoluogo toscano più di mille persone hanno partecipato ad una manifestazione per le vie del centro, dietro lo striscione con la scritta «Le vostre guerre, i nostri morti. Basta guerre, basta Nato». Il corteo promosso dall’Assemblea fiorentina contro il vertice Nato è sfilato pacificamente: «Siamo tutti toccati dai fatti di Parigi – hanno spiegato i promotori – ma qui in piazza è scesa quella parte della città che non crede che l’unica risposta possibile siano le guerre e i morti. La nostra protesta era stata convocata prima di Parigi, gli attentati ne hanno rafforzato i contenuti: non ci possiamo arruolare in questa guerra, né difendere le istituzioni che sono complici del terrore, in Francia come in Turchia».
Ebbene sì, è ragionevole trovare "catastrofico che gli interessi privati prevalgano sul bene comune arrivando a manipolare le informazioni per proteggere i loro progetti", tuttavia pensare che sia sufficiente un "grande impegno politico ed economico" per "reimpostare e correggere le disfunzioni e le distorsioni del modello di sviluppo attuale" (Discorso di Papa Francesco all'Ufficio delle Nazioni Unite a Nairobi, Kenya, 26 novembre 2015) potrebbe non essere affatto sufficiente.
In un periodo in cui il lavoro è sempre più ridotto e in cui i governanti devono preoccuparsi più del deperimento delle risorse umane, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Poletti svolge un lavoro importantissimo. Un dì bacchetta le risorse umane in formazione e l'altro quelle in produzione, non ce n'è per nessuno insomma. E il metodo preferito da chi svolge diligentemente la propria professione come il Ministro non può che essere quello del bastone e della carota che permette di impartire disciplina all'ordine militare e dedizione alla causa premiando i meriti a dovere. Così mentre Boeri teorizza la messa a punto del ricambio generazionale senza il pagamento delle pensioni Confindustria chiede al Ministro di implementare tali metodi all'interno del contesto produttivo italiano.
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