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Dopo circa 15 giorni trascorsi dalla vittoria di Syriza in Grecia ripensare al modello greco e alle possibili similitudini tra quella esperienza e il dibattito in corso nella sinistra italiana, senza peraltro dimenticare Podemos e Jeremy Corbyn nuovo segretario dei Laburisti Inglesi, mi sembra un’operazione perlomeno necessaria, doverosa. Per questo ho deciso di rendere un po’ più organici appunti presi durante un dibattito e di condividerli senza per questo aver la pretesa di convincere.
Non sono tra quelli che aspettano un qualsiasi messia, penso da comunista che il consenso sia frutto di un agire comune, di un lavoro collettivo e corale per questo non mi annovero tra coloro che hanno visto in Alexīs Tsipras un novello salvatore, un modello da copiare pedissequamente ma nello stesso tempo non ho pensato che fosse un traditore quando ha dovuto cedere ai dettami della troika. Entrambe le posizioni mi sembrano banali o perlomeno prive di analisi sia sulla situazione greca sia su quella italiana e quella europea.
Apri il Sole 24 Ore, il giornale dei padroni italiani per antonomasia, e vedi una foto di Giuseppe Di Vittorio.
Ti incuriosisci all’articolo e vedi che è Roberto Napolitano che inveisce, letteralmente, contro i sindacati che hanno fatto saltare il tavolo con Confindustria. Perché, stando a quanto dice Napolitano, Di Vittorio è stato un vero leader, uno audace, che ha sempre creduto nel dialogo e che ha fatto scelte controcorrente per il bene del Paese mentre oggi 'sta gentaglia che gestisce i sindacati ha addirittura “costretto alla rottura un imprenditore come Giorgio Squinzi che ha sempre creduto nelle relazioni industriali” e ciò ”vuol dire aver smarrito il senso della storia”.
Ponti e tonti
Il gran ballo che abbraccia tutta l’isola questa volta non si è celebrato nel palazzo del “Gattopardo”, nella splendida cornice di palazzo Filangeri. “Tutto cambia perché niente cambi”, uno slogan per la nostra epoca, un mantra negativo per uomini e donne che hanno poco in cui credono e spesso si attaccano al primo “santone” che capita. Descrizione dei tempi moderni, tempi di magra per le collettività sempre più vessate da situazioni paradossali.
L'approvazione dei disegni di legge “di guerra” da parte della maggioranza conservatrice della Dieta ha rimescolato le carte nella frastagliata opposizione favorendo l'avvicinamento dei vari partiti: uniti, sia pure tra mille distinguo, sulla non opportunità dell'affermarsi di politiche militariste.
Lo scorso 25 settembre hanno discusso sulla necessità di formare una coalizione volta a ristabilire la tradizionale politica pacifista del Sol Levante il Presidente del Partito Comunista Shii ed il suo omologo democratico Okada.
Incontri sono stati tenuti da Shii anche con il leader del Partito della Vita del Popolo Ichiro Ozawa (“Ho molto apprezzato la proposta del PCG. Lavoreremo sodo per realizzarla”) e con quello del Partito Socialdemocratico Tadatomo Yoshida, il quale vorrebbe spingere l'accordo anche su altre materie: “abbiamo bisogno di promuovere la cooperazione elettorale tra noi se concordiamo sugli obiettivi politici di fare del Giappone un Paese libero dall'energia nucleare, ridurre il divario tra ricchi e poveri ed impedire l'aumento della tassa sui consumi”
È tempo di discorsi altisonanti all'Assemblea Generale dell'Onu garante suprema dei diritti umani in tutto il globo terracqueo. Durante la sfilata di capi di Stato da Obama a Putin a Renzi troviamo anche il suo omologo, ossia il Presidente degli Stati Uniti messicani Enrique Peña Nieto intento a lanciare attacchi nientemeno che a Donald Trump e a chi utilizza il populismo speculando politicamente sulla pelle dei migranti. Tutto molto bello e commovente, peccato qualcosa non torni. La visione del mondo di Trump è chiaramente criminale, altrettanto lo è la sua retorica politica e non solo sui migranti, sia chiaro, ma vediamo chi si lancia in una critica al magnate americano e in nome di che cosa.
Nell'ambito dell'International Days of Peace, abbiamo intervistato Valerio Nicolosi, militante della sinistra romana, fotografo e video maker in occasione della presentazione, assieme a Eleonora Forenza, del suo libro Be Filmaker a Gaza organizzata dal gruppo Antifascisti Bruxelles.
1) Valerio è innanzitutto un attivista della sinistra romana. Ed è anche un fotoreporter. Lo scorso anno è stato a Gaza per tenere un corso, presso l’Università di Al Aqsa, per insegnare tecniche di videomaking e fotografia. Ci racconti qualcosa del tuo progetto?
Da tempo il Centro Vik e alcune realtà italiane stavano organizzando una carovana di solidarietà che lasciasse qualcosa di tangibile nella Striscia di Gaza e avevano pensato ad un festival di scambio e formazione che compredeva parkour, arte e intrattenimento per bambini, writing e arte, videomaking e fotografia. Io sono anche un docente proprio delle ultime due materie e come responsabile formazione dell'assocazione nazionale filmaker e videomaker italiani ho deciso di partecipare coinvolngendo tutta l'associazione.
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