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Sono recentemente usciti due libri sulla lotta dei curdi di Kobanê contro lo Stato Islamico, che decisamente meritano di essere letti e fatti leggere.
Il primo, edito da Edizioni Alegre, titola Kobane, diario di una resistenza, ed è stato realizzato da “staffette di solidarietà”, composte da giovani legati alla rete Rojava calling di associazioni, collettivi, centri sociali e singoli individui, che si sono recate dall’ottobre del 2014 al marzo scorso in questa città. Il secondo libro, edito da Agenziax, titola Kobane dentro, è stato scritto dal giornalista freelance Ivan Grozny Compasso, che si è recato a Kobanê nel dicembre successivo. Ambedue i libri sono reperibili od ordinabili presso le sedi delle edizioni Feltrinelli.
Interrotti, lo scorso 7 settembre, i colloqui, concernenti la ricollocazione della base di Ginowan a Nago, tra l'amministrazione della Prefettura di Okinawa, guidata da Takeshi Onaga ed il governo centrale. La rottura si è consumata subito dopo il colloquio intercorso tra Abe ed Onaga. Al termine dell'incontro, il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, ha confermato la volontà del governo di riprendere i lavori preparatori per la costruzione della nuova installazione militare per la metà di settembre.
“Userò ogni mezzo a mia disposizione per interrompere i lavori” ha, invece, dichiarato Onaga. Una manifestazione anti-base, che aveva visto la partecipazione di quasi quattromila persone - tra essi il sindaco di Nago, Inamine, ed il deputato comunista Akamine - si era tenuta il 5 settembre.
Il ruolo delle socialdemocrazie europee di fronte all'austerità, la crisi di legittimità delle istituzioni europee, le difficoltà della sinistra nella desertificazione dei corpi intermedi.
Su questi e su altri temi, grande dibattito vi è a sinistra. Abbiamo ritenuto utile, ai fini della intensificazione della discussione sul futuro dell'Europa e sulle prospettive dell'europeismo “di sinistra”, raccogliere le proposte dell'eurodeputata Elly Schlein.
1) Le socialdemocrazie europee hanno contribuito alla costituzione delle politiche di austerità e tale scelta viene rivendicata con forza dalla famiglia dei socialisti e dei democratici europei. Tali posizioni hanno spinto esponenti provenienti dalla tradizione socialdemocratica, come Stefano Fassina, a mettere in discussione le capacità della socialdemocrazia europea di intercettare la rappresentanza delle classi più colpite dalla crisi economica. Ritiene vi sia ancora un ruolo da ricoprire per le socialdemocrazie europee nel ridisegnare un'alternativa all'attuale sistema economico?
Spero di sì, anche se siamo fuori tempo massimo. La gravità della vicenda greca, ad esempio, affonda le proprie radici ben più lontano ed ha portato alla luce, nei leader dei socialisti europei, quella che ho definito come una Sindrome di Stoccolma. Occorre però fare le giuste distinzioni: anche io appartengo al gruppo parlamentare socialista e democratico, un gruppo che sull'austerità ha una posizione di forte contrarietà. Questo continuo a ribadirlo in ogni circostanza. Il problema è che poi, ovviamente, occorre essere conseguenti con le posizioni che si assumono. La vicenda greca ha fatto emergere per l'appunto una Sindrome di Stoccolma perché ritengo che i leader socialisti al governo - penso agli esponenti più di spicco come Renzi e Hollande - hanno mancato completamente l'occasione di incidere su quel dibattito di modo da fargli avere un esito diverso da quello che ha avuto e che giudico negativo. Mi è sembrato di vederli innamorati dei propri rapitori.
In questi giorni stanno girando immagini sempre più dolorosamente lancinanti, agghiaccianti e persino disturbanti, della tragedia dell’immigrazione. Una delle più strazianti, che Il Manifesto ha anche scelto come foto sulla prima pagina, è quella di un bambino arenato sulla spiaggia, come un pesciolino sputato fuori dall’acqua. È a faccia in giù, il piccolo corpicino adagiato sulla sabbia, in una posizione così abbandonata e morbida che pare stia dormendo. E davanti il mare. Con le sue onde incessanti come gli cantasse una ninna nanna liquida. Ma quel bambino non si sveglierà mai più, le stesse onde che ora arrivano ad accarezzargli e lambirgli alcune estremità del corpo sono le stesse che ne hanno interrotto la vita. Tutte queste morti, tutte le morti in mare o per soffocamento in spazi microscopici in cui queste persone vengono stipate come topi perché non hanno abbastanza soldi per comprarsi il posto “in prima classe” nella parte superiore dell’imbarcazione sono di una drammaticità allucinante. Se esiste una forma adatta ad esprimere il dolore di queste traversate, di questo viaggio costantemente in troppo precario e vertiginoso equilibrio tra la vita e la morte, di un’esistenza ferita dalle bombe, dalle persecuzioni, dalla miseria, forse questa forma è quell’urlo disperato di una donna siriana che aveva appena appreso della morte del figlio. Un urlo che ci ha fatto venire i brividi, forse, mi auguro, anche al leghista più radicale.
Di Marco Fantechi
Curdi, come le migliaia di vittime dei gas, lanciati su la città di Halabja (Kurdistan iracheno) dagli aerei di Saddam Hussein, il 16 marzo 1988.
Curdi, come Abdullah Öcalan, leader dei curdi di Turchia, arrestato a Roma, il 13 novembre 1998, espulso e consegnato ai servizi segreti turchi, all'ergastolo nel carcere militare di massima sicurezza turco nell'isola di Imrali.
Curdi, come i combattenti curdo-siriani che hanno respinto i tagliagole dell' ISIS dalla città assediata di Kobane.
Curdi, come le vittime dei bombardamenti "antiterrorismo" turchi degli ultimi mesi.
Curdi, fugacemente apparsi, ed osannati, sui media internazionali, ma, velocemente scomparsi davanti alle molte "Ragion di Stato" che gli si parano davanti.
Curdi, un problema...
Curdi di Siria, che, non solo, non si lasciano scannare delle milizie islamiche del Califfato, ma le respingono armi alla mano.
Curdi di Siria, che instaurano, nelle regioni abbandonate delle truppe governative di Bashar al Assad, un modello sociale che si può definire rivoluzionario.
... Un problema...
"Autonomia democratica" è il modello strutturato, di democrazia dal basso, che regola la vita delle aree sotto il controllo delle forze curde in Siria. Il Rojava. "Una testa un voto" è il principio che regola la vita pubblica del Rojava, sia politica che giuridica, come pure le attività economiche.
Base del percorso sono le Comuni, cellule di zona (50 case,2/3 strade) nelle città e nei villaggi dove si eleggono i rappresentanti. Loro portano le istanze alle Assemblee Rionali che le inoltrano alle Assemblee Regionali. Dai 5 ai 7 rappresentanti per Comune, mandato annuale/biennale, con potere del popolo di eleggere sostituti quando ritenuto necessario.
Rappresentanti uomo/donna per ogni vertice, compresa l'Assemblea del Kurdistan Occidentale(Mgrk) diretta da due personalità, con 33 componenti il Coordinamento Amministrativo.
La maggiore formazione politica presente è il Partito dell'Unione Democratica (PYD) di ispirazione marxista, fondato nel 2004, assieme al suo gruppo militare Forze di Autodifesa Curde (YPG) in alleanza con altri 16 partiti curdo-siriani, formano l' Assemblea Nazionale Curda della Siria (ENKS). Riconosciuta internazionalmente come Alto Consiglio di Unità Nazionale (sede ad Erbil, nel Kurdistan Iracheno semi-autonomo dal governo di Baghdad) partecipa alla Conferenza di Pace di Ginevra del 2013.
Dipendono dal Consiglio i Comitati della Diplomazia, dei Servizi Sociali e della Difesa. PYD è maggioritario nella Regione Popolare del Rojava, ma alcuni distretti sono amministrati da partiti di diversa impostazione ideologica o di altri gruppi etnici. Nelle assemblee, settimanali, delle Comuni, ci sono Commissioni su svariati temi e settori, compresi i Comitati Economici, che redistribuiscono i beni nella comunità e sostegno ai bisognosi e gli Organi di risoluzione dei conflitti, con modalità pacifiche della negoziazione. Nelle città, sono costituite Case delle Donne, Associazioni di assistenza alle famiglie, Centri culturali e artistici. Le attività economiche sono regolate come Cooperative, i cui utili garantiscono il sostentamento a numerose famiglie.
Il sistema anti-capitalista di base adottato, ha bloccato l'aumento di prezzo dei generi essenziali.
Questo sistema si è affermato nelle zone (Cantoni) di Cirze, area petrolifera, Efrin e Kobane, la città sull'Eufrate che ha resistito all'assedio delle milizie jahaidiste. Viene anche praticato nella regione di Aleppo, nelle aree sotto il controllo delle forze curde. Una rete di oltre cento municipalità garantisce i servizi di base, il controllo del territorio e la parità di genere, pratica che ha avuto visibilità internazionale con le foto delle combattenti donne che resistevano all'assedio di Kobane, come ci hanno mostrato (e subito dimenticato!) i media internazionali. Al fianco dei curdi sono anche gruppi di combattenti cristiani, assiri, arabi, yezidi che in questo progetto si riconoscono, contro l'ISIS e i suoi protettori.
Regione Popolare del Rojava... Un bel problema! Contro di loro si è scatenata l'offensiva di chi questo progetto colpisce, la Turchia del neo sultano Erdogan in primis, assieme ai finanziatori/protettori del Califfato, le petromonarchie del Golfo.
Quest'anno si è celebrato il settantesimo anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. Da allora il mondo è stato più volte colpito dal rischio di un nuovo utilizzo, sui civili, delle armi nucleari mentre test ed incidenti (il più recente, quello di Fukushima, proprio nel Sol Levante) hanno provocato immensi danni, vittime e suscitato apprensione in miliardi di persone.
Poco nota, in Italia, è la Confederazione delle Organizzazioni delle Vittime delle Bombe A e H (Hidankyo), che raggruppa e rappresenta i superstiti dei due bombardamenti dell'agosto 1945.
Per conoscere meglio questa importante realtà civica abbiamo intervistato il suo Segretario Generale, il professor Terumi Tanaka.
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