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Lacus Amenus
Roma mi ha accolto in un caldo pomeriggio di fine Luglio, ormai più di un mese fa, la solita routine: la bellezza della città eterna, gli spostamenti che seguono le linee della tramvia e della metro. Roma è una città che risplende di luce propria, Roma è una città che risplende di lotte; viva, arcigna proprio come l’acqua bullicante. L’acqua bullicante appunto; termine che fa quasi sorridere, vocabolo che indica qualcosa che ribolle, a causa della presenza di idrogeno solforato nella composizione chimica di quelle acque.
Luogo ricco d’acqua il Pigneto, basta pensare che accanto a quel fosso sopracitato, stava un tempo il fosso della Maranella, famoso poiché nel film “Un americano a Roma” il grande Sordi manda proprio gli americani in macchina. Premesse fondamentali che mi sono servite e che servono, per capire il lago: il lago di tutti, quello che resiste (e combatte). Tanti giornalisti, opinionisti, militanti hanno scritto del Lago della Snia. Molti si sono pronunciati trattando la sorprendente storia del lago “nato” 25 anni fa nella stuprata (dal cemento) Roma est, zona Pigneto.
Le vicende sopracitate, l’intreccio di falde e fossi, è quindi la causa principale di questo connubio di acque oggi cullate dallo scenario mozzafiato di una vegetazione selvaggia tra i casermoni di cemento degli anni ’60. Il contesto topografico ha una storia importante: il Pigneto, quartiere popolare per eccellenza, cresciuto attorno ad una fabbrica. Il nome di questo impianto ancora riecheggiante nella memoria del parco stesso e del lago.
La Snia Viscosa una fabbrica di seta artificiale chiusa nel '54, un luogo dove oggi il tempo sembra essersi fermato. Studiare ogni minimo dettaglio è necessario per capire le vicende che hanno interessato questo luogo; patrimonio storico-naturalistico dell’Urbe, dalla chiusura del complesso industriale agli ultimi e reiterati tentativi speculativi e le lotte per fermare il cemento, per avere il parco desiderato e i servizi per il territorio e ora salvare (veramente) il lago. I passi decisivi della storia dell’ex fabbrica e del parco sono scanditi da personaggi e momenti più o meno particolari.
È la storia prima di tutto del cemento che invade e colpisce. Una storia come tante in un’ Italia che negli anni ’50 vedeva “solo” il 2% della superficie territoriale cementificata contro il dato odierno che vede le colate di cemento sul nostro territorio presenti al 7% dell’esistente. Il dato è derivato dal rapporto dell’ISPRA della fine del 2014 basata sullo studio del consumo di suolo nel Belpaese.
La relazione dell’ISPRA parla chiaro in questo senso: si cementifica spesso, azione che rientra nei piani di sviluppo di amministrazioni comunali sempre più spavalde nel seguire indirizzi speculativi più o meno celati. Quattro interventi, o per meglio dire quattro tentativi speculativi pensata per un’area dall’interesse storico-naturalistico e paesistico notevole. L’acqua, la falda “invadente” rispetto alle mire palazzinare è arrivata come un flusso provvidenziale, già a partire dal 1992. Se con un’ipotetica macchina del tempo tornassimo alle vicende vecchie 25 anni, sarebbe facile osservare la presenza di società forti (Ponente 1978 srl) e il suo “plenipotenziario” proprietario provare a far passare un progetto per una concessione edilizia relativa alla costruzione di edifici da destinare ad attività produttive. Fu il primo caso, per il complesso di Largo Preneste, di grande mobilitazione collettiva a difesa di quell’area. La situazione si aggravò quando nel 1992 uno sbancamento di 10 metri intaccò la falda provocando l’allagamento di Largo Preneste. Antoni Pulcini il grande protagonista di questa storia, provò a “rimediare” cercando di gettar via l’acqua con l’opera delle idrovore. Missione fallita, il collettore fognario fece crack e la frittata fu sancita inequivocabilmente con la conseguenza del totale blocco dei lavori e dell’opera.
Questo primo “esperimento” fu purtroppo il primo di una lunga serie di manovre atte a mire speculative gravose. Il secondo tentativo speculativo fu provato all’interno della kermesse sportiva dei mondiali di nuoto del 2008, svoltisi a Roma. Una mobilitazione decisa e compatta, anche in questo caso sventò quello che doveva essere l’ennesima bruttura di una capitale in balia del mattone.
Le successive azioni speculative, quella del 2012 e quella del 2013 furono affrontati con la stessa determinazione da chi si è sempre posto a difesa di un bene collettivo.
Nel 2012 la “proposta” di cementificazione con costose residenze arrivava dall’Università La Sapienza di Roma, all’interno del progetto del piano d’assetto generale dello stesso Ateneo. Nel 2013, il solito Pulcini si rese “disponibile” a realizzare un’immensa colata di cemento proprio sulla superficie del lago, tombandolo di fatto per sempre ed ergendo sopra esso 4 torri: 4 eco-mostri dell’altezza (cada uno) di 106 metri! La via crucis di tutta l’area dell' ex Snia è stata seguita, da vent'anni a questa parte, come già detto, da cittadini, comitati, associazioni e dal Csoa Ex Snia. Quest’ultima esperienza nasce con l’occupazione della fabbrica nel 1995, e si è stabilizzata poi in una parte dei locali del corpo di fabbrica (la parte più moderna della fabbrica ndr). Questa realtà autogestita e auto-organizzata ha certamente definito una maggiore determinazione negli spazi d’agire di tutti i volti e i cuori che si sono battuti e che si battono per salvare questo patrimonio.
Il forum territoriale permanente, nasce quindi dall’esigenza di creare una rete tra le varie sfumature che si adoperano per salvare quest’insieme (cittadini, associazioni, movimenti ndr) che in tutti questi anni sono riuscite a riappropriarsi pezzetto per pezzetto di gran parte dell'area, facendo in modo che diventasse un parco. Il Parco delle Energie, alimentato tutto con energie rinnovabili e in cui il vecchio asilo del 1924 è diventato la casa del parco (costruita con tecniche di architettura sostenibile) che racchiude l'Archivio della Viscosa, testimone della vita di migliaia di operaie e operai e intitolato a Maria Baccante, partigiana e operaia. Il forum tutt’oggi è il vero strumento che permette che questa lotta vada avanti. Il compito da assolvere è di primaria importanza per il futuro dell’intera area: rendere demaniali le acque sorgive del lago e mettere al riparo dalla speculazione la parte restante. Per questo il forum chiede da tempo l’esproprio completo dell’area (parte del lago e della fabbrica, nel settore più antico, sono di proprietà del Pulcini ndr). Decisione di straordinaria importanza se si pensa che l’obiettivo principale è quello di istituire per l’ex fabbrica e il lago un vero e proprio Monumento Naturale, unendo storia e natura.
L’impressione che ho avuto salutando quel luogo e i ragazzi (un saluto a Flavia e a tutti gli altri) che mi hanno gradevolmente ospitato è stata quella di un braciere, ardente di voglia di realizzare qualcosa che vada oltre il possibile.
Il Lago, la fabbrica di finta seta mi hanno e ci hanno dato appuntamento ad Ottobre (nella prima settimana) quando all’interno della seconda edizione di “Logos-festa della parola”, in cui rideclineranno la parola “benessere” fuori dagli schemi del Capitale, verso un' intesa uomo e natura forse all’apice della perfezione.
Grande opposizione popolare ai disegni di legge presentati dalla maggioranza conservatrice per l'impiego delle Forze di Autodifesa all'estero. Manifestazioni simultanee si sono tenute in tutte e 47 le Prefetture. A Tokyo, nei pressi della sede della Dieta, con circa 120.000 partecipanti, si è tenuta la protesta più numerosa.
“Uniamoci per far crescere l'opposizione ed ottenere il ritiro dei disegni di legge e le dimissioni del Primo Ministro Abe” ha affermato nel proprio discorso ai manifestanti il leader del Partito Comunista Shii. Presenti alla dimostrazione anche i leader del Partito Socialdemocratico e del Partito Democratico.
Contrario alla nuova legislazione in fase in discussione anche la Federazione Nazionale dei Sindacati dei Lavoratori Portuali. Proteste si sono tenute nei porti di Tokyo, Osaka, Yokohama e Kobe.
Un appello per il ritiro dei disegni di legge è arrivato anche da oltre 300 avvocati ed accademici che, lo scorso 26 agosto, hanno convocato una conferenza stampa.
Tra i giuristi in prima linea contro le politiche militariste di Abe, il presidente della Federazione delle Associazioni Forensi Susumu Murakoshi e l'ex direttore dell'Ufficio Legislativo del Governo Masasuke Omori: “è totalmente inaccettabile che un governo arbitrariamente cambi la tradizionale interpretazione del carattere pacifista della Costituzione” ha dichiarato quest'ultimo.
In ambito scolastico, la città di Imabari (Prefettura di Ehime), lo scorso 28 agosto, ha deciso di eliminare dalle scuole medie cittadine i testi pubblicati dalla casa editrice revisionista Ikuhosha.
Nel settore dei trasporti, lo scorso 31 agosto, il deputato comunista Shozo Majima ha chiesto, insieme ad un gruppo di cittadini di Fukuoka, che la compagnia ferroviaria Kyushu Railway rimetta il personale in 12 stazioni, sulla linea Kashii, che da marzo ne sono sprovviste.
Per l'azienda che gestisce la linea il servizio ai passeggeri e la loro sicurezza possono essere coperti mediante assistenza telefonica e videosorveglianza. Di parere opposto il gruppo civico che ha chiesto il ripristino del personale, per il quale il miglior modo per avere una stazione sicura e funzionale è la presenza di un numero adeguato di dipendenti.
(con informazioni di Japan Press Weekly 26 ago. - 01 sett. 2015)
Di Luca Onesti
Fuga o ricerca di innovazione? Sguardi multipli sugli italiani a Londra.
Si parla di 500 mila in una città da 8 milioni e mezzo di abitanti, ma i numeri sono solo approssimativi. Se gli iscritti all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero, ne conta 85 mila a Londra e 220 mila nel Regno Unito, il numero di italiani che vi risiede di fatto, senza iscrizione, è molto più alto. E in crescita continua. Secondo l’Office for National statistics lo scorso anno si sono registrati 44 mila nuovi arrivi, il 66% in più rispetto all’anno predente. Ed è un fenomeno che riguarda anche altri paesi in difficoltà economica dell’Europa del sud, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia innanzitutto, ma anche la Francia.
Londra però, rispetto ad altre capitali europee, dove pure c’è una crescita degli arrivi italiani, esercita un’attrazione maggiore. L’apprendimento dell’inglese è uno dei motivi principali: anche solo un corso estivo di alcune settimane può far scattare in un giovane la voglia di fermarsi, cercare lavoro, reinventarsi una vita a Londra. E poi ci sono i programmi di volontariato europeo, il programmi di scambi di studio come l’Erasmus e tutte le sue varianti, i programmi di praticantato post laurea, come il Leonardo, ma non solo. Molti italiani scelgono di integrare il proprio percorso di studi a Londra, con corsi di laurea, master e dottorati. La crisi delle università italiane, che stanno conoscendo un calo delle iscrizioni negli ultimi anni, favorisce la percezione, tra studenti e genitori, che ad esempio un master nel Regno Unito sia meglio spendibile in un mercato del lavoro che si fa sempre più difficile, e che ormai ha creato in Italia un blocco in entrata, vista la enorme disoccupazione giovanile. Ma la prospettiva, terminati gli studi, spesso è quella di rimanere all’estero e non tornare in Italia, dove quegli studi non verranno valorizzati appieno.
La protesta reazionaria dei camionisti cileni e la minaccia ai diritti indigeni
A vedere le immagini di camionisti cileni che bloccano le arterie di comunicazione che portano alla capitale Santiago, corre un brivido lungo la schiena. La situazione storica e politica è fortunatamente molto diversa da quella del golpe del '73, ma allora come adesso, il tentativo è quello della destabilizzazione politica in senso reazionario del Paese Sudamericano. Come l'ha definito il quotidiano comunista El siglo, si tratta infatti di un "golpetto destabilizzante" volto a creare ulteriori preoccupazioni al già debole esecutivo a guida socialista.
I proprietari di camion che hanno nei giorni scorsi creato enormi disagi al trasporto e alla mobilità del paese, hanno giovedì raggiunto l'apice della loro azione sovversiva, riuscendo a raggiungere il centro della capitale Santiago, dopo che le autorità hanno ceduto alla loro richiesta di passare di fronte a La Moneda, il palazzo del Presidente della Repubblica. Solo la presenza di una contromanifestazione delle forze della sinistra, ha obbligato il movimento di protesta dei camionisti a transitare rapidamente per le vie del cuore politico di Santiago, senza poterle occupare.
Il prezzo del potere - Erdogan, esercito, ISIS e fascisti turchi contro il PKK nella lotta per il governo del paese
Da un mese è caos totale in Kurdistan. Dopo l’attentato di Suruc in cui hanno perso la vita decine di giovani socialisti turchi, rivendicato dall’ISIS e con ogni probabilità favorito e agevolato dalla Turchia, e la rappresaglia del PKK - l’uccisione di due poliziotti apparentemente affiliati allo Stato Islamico nel sudest della Turchia - l’intera area si è ancora una volta trasformata in teatro di guerra.
Breve passo indietro: il Kurdistan irakeno è conteso fra le forze di difesa curde, tra cui i combattenti del PKK, e lo Stato Islamico. In quella regione, il PKK, la forza comunista e indipendentista fondata da Abdullah “Apo” Öcalan - ora rinchiuso, unico detenuto, su un’isola-prigione turca adibita a carcere di massima sicurezza - ha spesso e a ragione rivendicato di essere stato l’unica forza organizzata a resistere nei giorni della dirompente avanzata dell’ISIS, mentre esercito regolare irakeno e peshmerga governativi si ritiravano abbandonando nelle mani dello Stato Islamico tonnellate e tonnellate di costoso materiale bellico americano. Materiale bellico che l’ISIS riutilizzava scrupolosamente contro il PKK, unico a resistere anche se armato di vecchi kalashnikov, con zero o quasi supporto aereo da parte della coalizione internazionale e le frontiere alle spalle chiuse dall’esercito turco, che permetteva il passaggio all’ISIS ma lo impediva alla guerriglia curda, sabotandone coscientemente la resistenza.
Storie di uno Stato di mafia
Il nostro è un paese sedato, un malato cronico schizofrenico tenuto tranquillo, pronto a esplodere a seconda di determinati momenti in brevi attacchi isterici senza troppe conseguenze. Non si capisce quali siano i reali sentimenti della popolazione, nel confuso ma abilmente orchestrato valzer di notizie: immigrazione, riforme presentate con un tecnicismo ignorato da gran parte degli italiani, guerra allo Stato Islamico, cronaca nera ecc. In questo confuso e ciclico teatrino, portato avanti da una stampa sempre meno indipendente, la notizia dei funerali del boss mafioso Vittorio Casamonica irrompe come un fulmine a ciel sereno nei telegiornali e nella stampa cartacea, oscurando allo stesso tempo la notizia dell’inizio del maxiprocesso per gli imputati dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”.
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