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Eh già. I diritti umani. Ma quali esattamente? Di chi ?
Non è un cinismo incancrenito quello che porta a dubitare che sia effettivamente la volontà di difendere la dignità e il benessere di ogni essere umano quanto piuttosto non solo l’esistenza, ma la tolleranza, il sostegno, a situazioni come quella dell’Arabia Saudita.
Una monarchia secolare. Un paese dove le donne non hanno alcun diritto (Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba, dice un antico proverbio)e nel quale qualsiasi attività sessuale al di fuori del matromionio eterosessuale è illegale. La severità è tale che gli stranieri che vngono scoprti portatori del virus dell’HIV vengono inmediatamente rimandati in patria.
Un paese, l’Arabia Saudita dove solo nei primi cinque mesi del 2015 sono state eseguite 90 esecuzioni capitali. Un paese che, secondo le dichiarazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha luogo il terzo maggiore traffico di esseri umani al mondo.
Domenica 6 settembre gli elettori polacchi erano chiamati a votare sui tre referendum convocati in tutta fretta tra il primo e il secondo turno delle presidenziali di maggio. Il cantante rock Paweł Kukiz aveva ottenuto un sonoro 20% rivelandosi determinante per mandare al ballottaggio (e successiva sconfitta) il Presidente uscente Komorowski, appoggiato dal partito liberale PO. Corteggiando i voti a Kukiz, che provenivano principalmente dai liberali, Komorowski convocò (senza riuscire a salvarsi politicamente) i tre referendum sull’introduzione dello scrutinio uninominale, l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti politici, l’adozione del principio in dubio pro cive nei contenziosi fiscali.
I risultati sono stati in larghissima maggioranza favorevoli ai cambiamenti proposti, ma alla chiamata ha risposto una quota di molto inferiore al quorum richiesto della metà più uno: solo il 7,5% del corpo elettorale – che è più o meno l’ammontare dei voti (indecisi esclusi) di cui è al momento accreditato il movimento di Kukiz.
Proprio nel momento in cui le forze di alternativa cercano faticosamente di rimettere in piedi un progetto strategico dai vasti orizzonti teorici ed organizzativi, ecco che su di una questione apparentemente minore come una tornata di elezioni locali, distante oltretutto poco meno di un anno, le varie soggettività coinvolte in quell’ambizioso progetto danno prova di reciproche insofferenze e si fanno portatrici di disegni talvolta diametralmente contrapposti. Un movimento politico nascente, destinato, se vuol sopravvivere, ad elaborare strategie convincenti su temi epocali quali la fine di un ciclo quarantennale di accumulazione capitalistica, la crisi della sovranità democratica, i conseguenti mutamenti nell’ordine geopolitico, la grande migrazione in atto, e che organizza una baruffa preventiva attorno alle modalità di presentazione delle liste in una tornata elettorale amministrativa, per quanto importante, fa sorgere dubbi sulle sue potenzialità nell’arena politica del Paese. Il minimo che si possa sospettare è che il peso dell’elettoralismo schiacci il nuovo partito su una marginale contingenza, minandone alla base la la capacità di incidere.
Molto si è parlato di scuola durante la serata di venerdì 18 settembre, nell’ambito delle iniziative e dei dibattiti di “Firenze Rossa e Solidale in festa” che in questi giorni si sta svolgendo presso l’SMS di Rifredi.
A parlarne sono stati Luigi Dei, Rettore dell’Università degli Studi di Firenze, Giuseppe Bagni, professore e membro del CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti), Marina Boscaino, insegnate, giornalista e aderente alla LIP (Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica), Alessia Petraglia, senatrice SEL e Fabrizio Dacrema, coordinatore Dipartimento Formazione e Ricerca CGIL. Gli insigni ospiti sono stati incalzati da un susseguirsi di domande provenienti da studenti delle superiori e dell’Università, in particolare dell’UDU e della Rete degli studenti Medi.
Tale formula ha reso possibile un confronto proficuo tra i rappresentanti della politica e della scuola e gli studenti, favorendo un’insolita sinergia e un prezioso confronto tra entrambe le parti.
Eliminato, lo scorso 11 settembre, il tetto di tre anni per i rinnovi contrattuali dei lavoratori interinali. La modifica della legge sull'uso di tali contratti è uno dei punti cardine delle politiche del lavoro della maggioranza conservatrice. Hanno votato contro tutte le opposizioni.
“Non credo ci sia mai stata una così pessima legislazione che, platealmente, aiuta le aziende sfruttatrici che hanno tratto profitto dall'uso illegale del lavoro interinale ed, allo stesso tempo, tradisce i lavoratori in un momento nel quale essi potevano ottenere migliori condizioni” ha affermato il senatore, ed ex sindacalista, democratico Michihiro Ishibashi.
“Il lavoro interinale rappresenta un problema se si guarda alla prospettiva di creare una solida base per l'economia giapponese” ha dichiarato il deputato ed ex ministro del Lavoro nel governo Hatoyama, Akira Nagatsuma.
La rimodulazione dei parametri del nuovo calcolo dell’indicatore ISEE della situazione economica, in vigore da quest’anno, fa virtualmente sembrare più ricche, rispetto al calcolo precedente, molte persone e famiglie: questa la denuncia, rilanciata più volte nell’ultimo anno, di sindacati e associazioni di categoria. Diverse organizzazioni studentesche avevano paventato che uno degli effetti più macroscopici si sarebbe abbattuto sull’accesso all’università e alle borse di studio: molti studenti che fino all’anno scorso risultavano averne i requisiti economici, con il nuovo calcolo dell’ISEE ne avrebbero perso il diritto; mentre gli studenti che non avendo borsa di studio pagano le tasse universitarie, generalmente fasciate per reddito, se le sarebbero viste aumentate.
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