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Anche l'Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici si schiera contro i disegni di legge che consentirebbero il dispiegamento all'estero delle Forze di Autodifesa. L'Associazione, il cui primo presidente fu il Premio Nobel per la Pace René Cassin, in un comunicato, si è espressa a favore dell'articolo 9 della Costituzione e, conseguentemente, contro un suo stravolgimento nei fatti.
“Le Forze di Autodifesa possono diventare una forza belligerante in conflitti che non riguardano o colpiscono il Giappone. Questi nuovi disegni di legge faranno, senza dubbio, crescere le tensioni nella regione” si legge nella dichiarazione.
Verguenza
Riapre i battenti la stagione sportiva, per lo sport più seguito nel mondo, nuovamente ai nastri di partenza con l’inizio di tornei nazionali e coppe internazionali. Il calcio sport con una missione sociale notevole (troppo spesso lo dimentichiamo) torna a prendersi la scena. È inutile, forse banale ricordare però la perdita di valori presenti all’interno di questo sport. Caduta libera direttamente proporzionale al giro dei soldi aumentato, vertiginosamente, in questo sport nell’ultimo trentennio.
La cornice che racchiude lo sport del pallone non è bellissima: oltre all’annoso caso della violenza negli stadi (fattore esasperato da intromissione di frange delle ultradestre nazionali all’interno delle curve), ogni anno viviamo di scandali differenti come calcioscommesse e partite truccate per favorire l’una o l’altra squadra.
Anche gli organismi governativi del calcio non sono esenti da colpe. Al netto di pubblicità che invitano al rispetto e alla correttezza infatti, un organismo sportivo ma anche (e soprattutto) politico come la Fifa mostra il suo lato peggiore condito dal malaffare e dalla corruzione, elementi disdicevoli che in prima fila vedono protagonista l’ex presidente; Sepp Blatter.
Rimanendo in ambito continentale, in Europa l’organismo di governo del calcio, la Uefa (presieduta da Platini ndr) non è sicuramente di meno in quanto a figuracce. Tralasciando il discorso sul Fair play finanziario, mezzo poco utile a mi parere per pervenire gli eccessi e le speculazioni di presidenti dal portafoglio infinito ingigantito dai petro-dollari (o petro-rubli) il problema, se mi è concesso, si sposta sul lato della discriminazione. “No To Racism”, slogan che campeggia ovunque all’interno delle kermesse della Uefa, dalla Champion’s League alla Europa League, il problema è la vera “applicazione” di una frase, all’apparenza così pregna di significato. I casi non sono isolati, a testimonianza di un mal costume e di ignoranza recondita nel giudicare problematiche politiche europee.
Qualche hanno fa fu la volta dei tifosi scozzesi del Celtic, multati per avere esposto durante una partita europea l’effige di Bobby Sand dal Nordstand di Celtic Park. Bobby Sands personaggio celebre ed eroe dell’indipendenza irlandese. I tifosi del Celtic legati storicamente alla terra color smeraldo, subirono infinite critiche e l’Uefa ( in linea con politiche europee di repressione ) multò pesantemente la squadra bianco-verde di Glasgow. Pochi mesi fa è stato il turno del Barcellona, con una sentenza e una multa arrivata nell’ultimo mese. L’antefatto è il palcoscenico europeo calcistico più importante, la finale di Champion’s League a Berlino tra i catalani e la Juventus.
I blaugrana incassano una multa salata dalla Uefa per le "esteladas" in mostra nell'ultima finale di Champions League.
La Corte Disciplinare della UEFA ha deciso di sanzionare con 30.000 euro di multa il club a causa della presenza, ritenuta "eccessiva" dalla confederazione continentale, delle bandiere catalana. Non è piaciuta l’“ostentazione” di identità e la Uefa rifacendosi all'articolo 16 del proprio statuto motiva la propria punizione così: "l'uso di parole od oggetti per trasmettere qualunque messaggio che non riguardi lo sport, e concretamente quelli politici, ideologici, religiosi, offensivi o provocatori".
Provocatori? Offensivi? Da tempo immemore ho constatato in curve e altri settori le apparizioni di simboli chiaramente legati al nazi-fascismo; dov’è in questo caso l’applicazione dell’articolo 16 ( per fortuna per il caso della svastica di Italia-Croazia si è intervenuti ndr)?
Il Barcellona ha rischiato pene anche più severe, poiché è prevista fino alla chiusura dello stadio ma qualcuno negli uffici di Nyon si è mai chiesto cosa sia veramente diffamatorio e offensivo? Il mondo del calcio è malato, da tempo e la soluzione che spesso viene data alla problematiche dirimenti è quella di reprimere comportamenti più o meno distesi e lasciare scivolare invece il più delle volte situazioni disdicevoli.
Se il calcio è un veicolo sociale, che lo sia fino in fondo, senza dietrologie e altre trame. Il pallone che rotola ha fatto innamorare generazioni su generazioni, lasciamo che la passione sia libera di seguire il verde di un prato.
“Una dichiarazione piena di falsità”, questo il giudizio del Presidente del Partito Comunista Shii sulla dichiarazione ufficiale rilasciata dal premier Abe in occasione dei settanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il premier ha utilizzato termini come “aggressione”, “dominio coloniale” e “rimorso” ma unicamente in riferimento a precedenti dichiarazioni (come quella di Murayama del 1995). Criticato da Shii anche il riferimento alla guerra Russo-giapponese del 1904-1905 come un conflitto che, secondo le parole di Abe, “ha incoraggiato molti popoli sotto il dominio coloniale dell'Asia e dell'Africa”. Una distorsione della storia per il leader comunista, in quanto l'obiettivo nipponico era la colonizzazione della penisola coreana.
Erdoĝan passa all’incendio dei villaggi curdi di montagna e al massacro della loro popolazione
Come già segnalato da Uikionlus tramite il suo mezzo informatico Sole Parev e ripreso dal Manifesto, l’aviazione e le forze speciali turche stanno procedendo a bombardamenti e rastrellamenti su vasta scala nel Curdistan turco, colpendo i villaggi di montagna, abitati da contadini e pastori, massacrando quanti, uomini donne e bambini, non riescono a fuggire, incendiando abitazioni, distruggendo bestiame e pozzi. Contemporaneamente le forze di polizia stanno arrestando su vasta scala sindaci, quadri e militanti delle organizzazioni curde legali. Niente di nuovo. Lo stato turco, cioè l’assassino Erdoĝan, addebita al PKK le 40 mila e oltre vittime della lunga guerra degli anni ottanta e novanta: ma si tratta nella quasi totalità di vittime curde delle forze armate e di polizia turche, alle quali vanno aggiunti 4 mila villaggi distrutti e 3 milioni di profughi cacciati dalle loro terre verso le grandi città turche. Una militante del PKK, si è appena appreso, uccisa in uno scontro con le forze speciali nella città di Garto è stata spogliata e fotografata, e la fotografia è stata diffusa.
La fine del sogno cosmopolita dell'Europa
C'era una volta chi professava l'idea che l'Europa fosse lanciata verso la costruzione di una forma sovra-nazionale di cosmopolitismo democratico. Si adduceva a sostegno di questa tesi che il progetto di integrazione europea fosse fondato sulla libera scelta di adesione dei suoi membri e tramite modalità che, per loro natura, implicavano forme di rispetto dell'alterità e riconoscimento reciproco delle differenze. Ulrich Beck ed Edgar Grande, nel loro "L'Europa Cosmopolita" (2006) partono dalla rivisitazione del concetto politico di impero, con l'intento di applicarlo nella spiegazione delle dinamiche contemporanee dell'Unione Europea. Rispetto agli Stati Nazionali le cui logiche l'Unione vuole superare, l'impero è una categoria politica che si addice maggiormente all'Europa in quanto si caratterizza, fra le altre cose, per la diversità socio-culturale, per un ordine della sovranità asimmetrico (centro/periferia, paesi membri con diversi status) e per disporre di confini flessibili e aperti, dato che a muovere l'impero è la logica della espansione illimitata. Diversamente però dalle forme imperiali tradizionali, "questo impero europeo non è legato (come gli imperi del XIX secolo) all'innalzamento dei confini e alla conquista, ma alla caduta dei confini nazionali, alla libera volontà, al consenso", cioè a un'espansione democratica e basata sulla libera volontà di adesione di chi ne vuol far parte.
Stop di un mese (a partire dal 10 agosto) ai lavori per la realizzazione della nuova base statunitense di Henoko (Nago) nella Prefettura di Okinawa. Il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, ha avviato colloqui con il governatore della Prefettura Takeshi Onaga al fine di provare a restringere le tensioni tra il governo centrale e l'amministrazione locale.
L'ex sindaco di Naha, ha affermato che, durante lo stop ai lavori, non procederà alla cancellazione delle autorizzazioni concesse dal proprio predecessore. “La via del dialogo è stata aperta e la costruzione fermata. Questo è un passo positivo” ha detto Onaga durante una conferenza stampa.
Le posizioni rimangono però distanti. Il governo, ritiene non vi sia alternativa rispetto alla ricollocazione della base (da Ginowan a Nago). Il governatore ha invece ribadito la ferma opposizione alla nuova installazione militare.
Prevista a breve anche una visita ad Okinawa del ministro della Difesa Nakatani.
Lo scorso 12 agosto, intanto, un elicottero militare statunitense operante nella Prefettura ha avuto un incidente che ha causato sei feriti tra i militari (due di essi nipponici).
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