Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org
Intervista a Tommaso Nencioni, storico e collaboratore de Il manifesto
1) Ti occupi talvolta dei paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) su il manifesto, quotidiano schierato a sinistra ma poco attento a queste questioni. Partiremmo dagli articoli in cui hai affrontato la questione della nuova banca tra questi paesi.
A luglio 2014 si sono svolti una serie di vertici tra i paesi latino-americani e i BRICS. Ci sono due questioni che vanno sciolte e poi riunificate: quella geopolitica e quella economica. Il punto di vista geopolitico è la risposta multipolare da dare al ventennio che abbiamo vissuto, cioè quello degli Stati Uniti. Le nazioni in via di sviluppo hanno voluto dare risposte a delle esigenze legate ad un contesto formalmente multipolare per l'esistenza dell'ONU, ma sostanzialmente unilaterale, perché il potere di polizia mondiale è affidato agli Stati Uniti. Questo secondo aspetto è venuto meno negli ultimi anni, con l'emergere di altre potenze. Queste non sono nazioni socialiste, ma hanno governi progressisti, come il Brasile e l'India (quando nacquero i BRICS, ora la situazione è cambiata). L'aspetto più indigeribile per un pezzo della sinistra europea è quello della Russia. La strutturazione di un contropotere, di cui si può discutere a livello qualitativo ma non quantitativo, ad oggi, per il solo fatto di esistere,
Il secondo turno delle elezioni amministrative ha confermato la vittoria dei candidati liberal-democratici in tutto il Giappone (145 seggi in più rispetto alle precedenti consultazioni), ma ha anche, dopo i buoni risultati ottenuti al primo turno, consegnato un'ulteriore crescita dei comunisti (62 eletti in più per il partito di Shii). In calo democratici e Nuovo Komeito.
In tema storico, lo scorso 20 aprile, il premier Abe ha confermato che il comunicato ufficiale del governo in occasione del settantesimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non conterrà riferimenti alla politica coloniale del Sol Levante contrariamente alla dichiarazione Murayama del 1995.
Offerte cerimoniali al tempo celebrante i caduti nelle guerre coloniali nipponiche (lo Yasukuni Shrine) sono state inviate dal premier anche quest'anno (il 21 di aprile).
La centrale nucleare di Takahama deve rimanere spenta: ad ordinarlo, lo scorso 14 aprile, la Corte distrettuale di Fukui. Il ricorso contro la riaccensione degli impianti di proprietà di KEPCO era stato avanzato da alcuni cittadini dell'area.
Lo dice persino il Corriere, che la Grecia è obiettivo di un massacro economicamente insensato
Incredibile ma vero. Consiglio (per la prima volta nella mia vita) la lettura dell’articolo a pagina 11 del Corriere della Sera di ieri 27 aprile, a firma di Andrea Nicastro.
Vi si narra come il Credit Suisse (gruppo finanziario tra i primi al mondo) constati come la Grecia abbia raggiunto a fine marzo il pareggio di bilancio, grazie a un’attenta ripulitura di costi inutili e sprechi degli apparati pubblici e grazie alla rateizzazione dei debiti arretrati verso lo stato (tasse e contributi previdenziali di povera gente con pochi soldi), diluiti sull’arco di otto anni. Dunque non c’è nessuna ragione economica obiettiva che possa portare a chiedere alla Grecia, come fanno invece i ministri economici degli altri paesi europei e i funzionari di Banca Centrale Europea, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale, cosiddetto Fondo Salvastati, di realizzare ulteriori tagli alla spesa pubblica in pensioni nonché aumenti dell’IVA, abolizione della contrattazione collettiva, privatizzazioni a svendere. Tra l’altro l’articolo osserva come si tratti di punti a suo tempo esclusi come necessari da trattare tra il governo greco di Syriza e le suddette entità europee, e come essi siano rientrati nella discussione plausibilmente per ordine politico cioè di governi.
Di Daniele Coltrinari
La prima volta fu nel 1975, la seconda quasi quarant'anni dopo, nel 2014. Se fossi venuto a conoscenza dell'avventura di Stefano Pacini, fotografo toscano, prima della pubblicazione dell'ebook 40 anni dopo la Rivoluzione dei garofani, questa storia sarebbe ora probabilmente all'interno del libro digitale.
A revolução está na rua è una mostra itinerante delle tue foto che dallo scorso anno, dopo l'esordio a Lisbona, ancora oggi gira per diverse città del Portogallo.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso, anche perchè forse abituato all'andazzo italico: nessuna cura della memoria storica, provincialismo, nepotismo, favoritismi, conventicole varie autoreferenziali, cialtroneria nella gestione degli spazi pubblici, fotografia intesa solamente come business spettacolare senza nessun rispetto per il lavoro oscuro, paziente, di tanti fotografi di reportage non illuminati dai riflettori. Sorpreso dunque, poi però, a mente fredda, e dopo aver visto come lavora il Centro Português de Fotografia, ho capito che qui ci tengono davvero alla memoria e semplicemente documentano con tutti i contributi che hanno raccolto, compreso il mio. Poi c'è stata la gioia di poter contribuire ad una mostra così importante, di un momento che ha segnato e cambiato la vita, me compreso.
Infuria l’attenzione mediatica, con scarne eccezioni, mi pare solo dal lato del Manifesto, sul tratto naïf dell’abbigliamento del ministro greco Varoufakis alle riunioni europee per il “salvataggio” della Grecia: in quanto prova provata, se ce n’era bisogno, del suo “comportamento dilettantesco” in queste riunioni. Da una parte la totalità dei ministri economici degli altri paesi, giacca, cravatta e toni di grigio ministeriale, a segnalare sobrietà, scientificità, conti precisi, desiderio di venire incontro ai greci ma su basi serie; dall’altro un simpatico ma ormai noioso comiziante che insensatamente insiste a difendere la popolazione greca dall’ennesimo assalto alla baionetta euro-germanico orientato, per il bene di essa, ovviamente, a farla definitivamente fuori.
Riescono a capirsi, mi sono chiesto in tutto il periodo che ci separa dalla vittoria elettorale di Syriza, Varoufakis e gli altri ministri economici europei? Perché la questione è molto semplice, ma al tempo stesso si tratta di un confronto tra posizioni e linguaggi inconciliabili, dove magari alcune parole sono le stesse, ma significano cose completamente diverse. Come, per esempio, le parole “ripresa dell’economia”. Significa anche ripresa dell’occupazione e del benessere sociale, oppure, concretamente, il contrario?
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).