Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Notiziole fasulle e notizie vere dal Kurdistan siriano
La Stampa è il solo tra i grandi quotidiani a dare spazio in questi giorni alle notizie che vengono dal nord della Siria, dove lo Stato Islamico sta subendo una batosta militare da parte delle Milizie Curde di Autodifesa (YPG) e da un gruppo di soldati dell’Esercito Siriano Libero, una delle poche formazioni non fondamentaliste rimaste a combattere contro il regime di Assad. L’offensiva curda potrebbe addirittura liberare Rakka, la capitale in Siria dello Stato Islamico. I combattenti curdi siriani sono diventati beniamini mondiali, e la Stampa non è da meno tra quanti nell’universo mediatico li appoggiano. Le Milizie Femminili di Autodifesa (YPJ) del PYD sono state, in tutta evidenza, il migliore strumento di propaganda e di chiarificazione agli occhi del mondo di quel che la militanza politica e militare curda è nella sua interezza – un faro di massima civiltà in uno dei teatri più barbarici e micidiali del pianeta. Viene ora a incrementare il riconoscimento mondiale della realtà curda Selahattin Demirtaş, presidente dell’HDP, quel partito curdo di Turchia che non solo nelle recenti elezioni politiche ha più che raddoppiato i voti alle formazioni curde che l’hanno preceduto, ma che ha pure saputo unire a sé la frastagliata sinistra turca e aprire le sue liste alla totalità delle minoranze etniche e religiose della Turchia, alle persone omosessuali, ai giovani e alle donne protagoniste delle rivolte a Istanbul, alle associazioni per i diritti umani, assegnando così un colpo politico micidiale alla feccia fondamentalista e autoritaria guidata dal presidente-canaglia turco Erdoĝan.
Continuano a far discutere i disegni di legge volti a modificare l'impiego delle Forze di Autodifesa all'estero. Critiche rispetto alla loro costituzionalità sono giunte dai costituzionalisti sentiti, il 4 giugno, dalla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Rappresentanti. “Dal punto di vista del costituzionalismo è naturale che una legislazione che non può essere adeguatamente spiegata dal governo vada ritirata” ha commentato il Segretario democratico Edano.
Ragionamento inverso quello del ministro della Difesa Nakatani, per il quale, alla luce della nuova legislazione è la Costituzione a dover essere armonizzata con questa.
L’interminabile conflitto sull’istruzione in Cile: il ritorno delle preteste
Uno dei nodi fondamentali per capire gli equilibri politici degli ultimi anni in Cile passa per la delicata questione del sistema educativo. L’insoddisfazione da parte di una larga fetta dell’opinione pubblica del paese sudamericano nei confronti di una istruzione ancora incentrata sul modello voluto da Pinochet, classista e ingiusto, largamente privatizzato e caratterizzato tanto dagli scarsi investimenti pubblici quanto dalle scarse opportunità per gli studenti poveri di poter aspirare a una educazione di qualità, ha portato a imponenti mobilitazioni popolari e proteste di massa che si protraggono fino ad oggi.
Alle manifestazioni dello scorso Maggio che hanno visto scendere in piazza centinai di migliaia di studenti per protestare contro i ritardi e la scarsa incisività del progetto di riforma della scuola del governo presieduto da Michelle Bachelet, ha fatto seguito l’ingente mobilitazione dei docenti convocata dal “Collegio Dei Professori” che dal primo giugno ha organizzato il blocco permanente della didattica per protestare contro la riforma della “Carriera Docente”. Che siano studenti, professori o (più spesso) entrambi, non passa giorno in Cile in cui non venga programmato un maestoso corteo per le strade di Santiago e delle altre grandi città del paese.
L'uso del diritto all'autodifesa collettiva impegnerà il Giappone in azioni militari condotte dagli Stati Uniti? Questo il cuore dell'intervento del Presidente del Partito Comunista Shii durante la seduta dello scorso 28 maggio della commissione parlamentare incaricata di esaminare i disegni di legge presentati dal governo con l'obiettivo di facilitare l'uso all'estero delle Forze di Autodifesa.
Intervista ad Antonio Guerrero, uno dei cinque cubani incarcerati negli Stati Uniti e rilasciati nel dicembre 2014 dopo molti anni.
A cura di Alessandro Zabban e Diletta Gasparo
1- Immaginiamo che da quando sei stato scarcerato, tu abbia girato molti posti per raccontare la tua storia. Quale è stata l’accoglienza che hai ricevuto? Quanta solidarietà viene dimostrata, ancora oggi, a Cuba?
Non ho in realtà viaggiato molto: nel mese di maggio siamo stati una settimana in Venezuela e ora siamo arrivati in Italia per questo viaggio. Pensiamo che ci saranno altre opportunità per ringraziare direttamente i molti amici nel mondo che ci hanno dato la loro sincera solidarietà. Ci manca ancora da fare un bel giro a Cuba: personalmente ho girato solo tre province cubane dopo la scarcerazione. Ho fatto un viaggio di una settimana a Santiago di Cuba, a Cienfuegos per due giorni e a Matanzas per un giorno… Tutto il tempo rimanente lo ho trascorso a L’Avana. Cercheremo di portare il nostro messaggio a più persone possibili, del nostro popolo e dei popoli amici. Per questo vi ringraziamo molto per la visibilità e l’aiuto che ci state dando con questa intervista, aiutandoci a raggiungere gli amici di Cuba che ci hanno sostenuti nella battaglia per la nostra libertà.
“Non ho letto il documento in dettaglio, dunque non posso commentarlo”, questa la risposta del premier Abe al Presidente del Partito Comunista Shii che, durante la seduta parlamentare del 20 maggio scorso, chiedeva al primo ministro del Sol Levante un'opinione sulla Dichiarazione di Potsdam, documento del luglio 1945 sottoscritto dalle potenze alleate che fissava le condizioni per la resa del Giappone.
Il sesto punto della Dichiarazione affermava: “deve essere eliminata per sempre l'autorità e l'influenza di quanti hanno ingannato e fuorviato il popolo giapponese facendogli intraprendere una conquista del mondo, perciò insistiamo che un nuovo ordine di pace, sicurezza e giustizia sarà impossibile fino a quando l'irresponsabile militarismo non sarà eliminato dal mondo”. “Concorda con quanto espresso?” era stata la domanda diretta del leader dei comunisti.
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