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Incubo europeo
Mi sarò svegliato male, ma sono pessimista circa lo sbocco del tormentone che oppone da mesi la Grecia alle istituzioni di governo europee, ai governi degli altri paesi dell’Eurozona e al Fondo Monetario Internazionale.
Opportunamente è diventato ragionamento diffuso persino sui mass-media italiani che lo scontro è pressoché esclusivamente politico. La Grecia, intanto, in qualsiasi modo esso possa chiudersi, non è in grado di uscire dal tunnel nel quale l’hanno infilata i suoi governi precedenti, l’UE nel complesso delle sue articolazioni esecutive e il FMI, senza una ristrutturazione del suo debito pubblico. La ragione è molto semplice: ciò che la Grecia paga di interessi quando vengono a scadenza i suoi titoli sovrani supera ciò che entra nelle sue casse; quindi se essa fosse un’impresa anziché uno stato avrebbe già portato i libri contabili in tribunale e chiesto l’apertura di una procedura fallimentare. Ho un’impresa indebitata poniamo per 100 milioni di euro, per continuare finanziarla, dovendo pagare ratei di macchinari, materie prime, salari, stipendi, energia, tasse, spendo in interessi alle banche per 20 milioni, in cassa vendendo quello che produco me ne entrano 10, ho speso ormai tutti i
Sottoposto alla Dieta il pacchetto di disegni di legge volto a modificare la legislazione sull'impiego delle Forze di Autodifesa all'estero. Contrari ai disegni di legge tutte le forze politiche dell'opposizione. “La proposizione stessa di questi progetti di legge è inaccettabile perché essi non sono altro che disegni di legge di guerra che minano i principi pacifisti della Costituzione” ha dichiarato il deputato comunista Keiji Kokuta. “Il Giappone ha goduto di settanta anni di pace dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Io credo che ciò sia stato ottenuto attraverso due forze direttrici, quella del carattere pacifista della Costituzione e quella dell'alleanza nippo-statunitense. Alla base del carattere pacifista della Costituzione vi è il fatto che il Giappone non impieghi le proprie forze all'estero” ha affermato il Presidente dei democratici Okada dopo l'approvazione in sede di governo del pacchetto normativo. Per un ripensamento circa l'approvazione di questi disegni di legge anche un gruppo di religiosi cristiani che, lo scorso 14 maggio, ha incontrato i deputati di tutti i partiti presso la sede del Parlamento.
Importante manifestazione, lo scorso 3 maggio, a Yokohama, in difesa del carattere pacifista della Costituzione. La manifestazione ha visto la partecipazione di circa 30.000 cittadini: tra essi il premio Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe.
Contro un processo che non tiene conto del cammino percorso dal dopoguerra da parte del Giappone anche il Presidente dei democratici Okada, che in un comunicato rilasciato in occasione del sessantottesimo anniversario dall'approvazione della Carta, afferma la possibilità che la Costituzione possa essere cambiata senza però rinunciare ai principi fondamentali del costituzionalismo nipponico.
Una manifestazione contro le armi nucleari, che ha visto la partecipazione di circa mille cittadini giapponesi coordinati dal Consiglio Giapponese contro le bombe A e H, si è invece svolta a New York il 26 aprile. Il giorno seguente sono iniziati i lavori della conferenza delle Nazioni Unite sul Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Tra i partecipanti alla manifestazione anche la senatrice comunista Yoshiko Kira.
Sempre in ambito militare è prossimo ad approdare in parlamento un pacchetto di dieci proposte - di provenienza governativa - volte a modificare la legislazione sull'impiego all'estero delle Forze di Autodifesa.
Sul fronte lavoro, come era ampiamente prevedibile, si rincorrono voci che vedrebbero il ministro del Lavoro Yasuhisa Shiozaki intenzionato ad estendere la proposta di istituzione degli straordinari senza corrispettivo economico anche ad altri ambiti fino ad ora esclusi dalla bozza presentata dal governo.
Secondo quanto denunciato - anche con la diffusione di una registrazione - da un gruppo di avvocati che si occupano del fenomeno delle “black corporation”, il ministro, durante un incontro del think tank Japan Center for Economic Research ha affermato, in risposta all'obiezione mossa dalla Confindustria nipponica secondo la quale andrebbe abbassato il limite di reddito che sarà necessario per applicare la norma (che nella proposta del governo dovrebbe riguardare i lavoratori che guadagnano più di 10.750.000 yen l'anno), che “sarebbe apprezzato che taceste fino a quando il governo non sarà riuscito ad introdurre il sistema”.
Ciò indica la volontà del governo di utilizzare le “professioni alte” come testa di ponte per estendere in futuro il principio, alquanto medioevale, del lavoro straordinario senza corrispettivo economico.
Forte opposizione sulle nuove proposte di legge sul lavoro viene anche dai democratici: “il processo che si sta dipanando, nel quale il dibattito per cambiare la legislazione sul lavoro è unicamente considerato dal punto di vista della competizione industriale è discutibile. La crescita economica di una nazione non ha senso se i suoi cittadini non sono felici. Le condizioni del lavoro sono uno dei fattori alla base di ciò.” ha affermato il deputato, ed ex ministro, democratico Goshi Hosono.
(con informazioni di Japan Press Weekly 29 apr. - 12 mag. 2015 e dpj.or.jp)
"L'Europa non ha ancora trovato un modo efficace per rendere Israele responsabile del modo in cui mantiene l'occupazione. È tempo di dimostrare seriamente alle due parti quanto seriamente l'opinione pubblica europea consideri le violazioni della legge internazionale, la perpetuazione di atrocità e la negazione di diritti acquisiti”.
Queste parole, rivelate dal quotidiano inglese The Guardian, sono state rivolte da personalità che hanno rivolto ruoli di rilievo nella gestione della politica internazionale dell’UE, come i due ex ministri degli Esteri francesi, Hubert Vedrine e Roland Dumas, gli ex primo ministri olandese Andreas Van Agt, francese Michel Rocard e irlandese John Bruton e lo spagnolo Javier Solana, all’attuale Alto Rappresentante della Politica Estera europea Federica Mogherini.
Qualche settimana fa i sondaggi avevano dato per spacciato Netanyahu, per poi farci prendere un mezzo infarto quando ha ribaltato le sorti delle elezioni facendo un governo più di destra ed intollerante di quello di prima. In questi giorni ci siamo sentiti dire che sì, in Gran Bretagna, Labour e Conservatori erano praticamente alla pari ma dai, Miliband ha fatto una campagna elettorale sopra le righe, c’è aria di cambiamento in Europa, vuoi che non vinca?
Come non detto. Stamani i numeri parlano chiaro: i Conservatori di Cameron vincono con 331 seggi alla House of Commons, facendo un balzo avanti rispetto a cinque anni fa. Appoggiati come sempre dagli unionisti del DUP nordirlandese, non avranno bisogno della stampella liberaldemocratica per formare un governo, sancendo così la disfatta di Clegg che ha perso decine di seggi rispetto all'ultima tornata. Un governo quindi molto più stabile dello scorso che, nella concezione britannica, comporterà una maggiore stabilità e quindi un'azione più, come dire, risoluta.
Siamo tutti a discutere di cosa farà adesso Civati della sua vita, ora che ha deciso di abbandonare l’ovile ed è quindi difficile trovare qualcuno che accenni ai disordini che sono scoppiati in Burundi in questi giorni.
Va bene che è uno stato piccolissimo (meno di 28.000 Kmq a confine con giganti con Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Tanzania) ma forse sforzarsi di tenere gli occhi aperti su cosa succede intorno a noi può avere senso, anche solo per sapere di cosa si parla quando gridiamo all’invasione parlando di fenomeni migratori.
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