Internazionale

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Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.

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Pillole dal Giappone #222 – Aperta la prima sessione ordinaria della Dieta del 2018 e summit franco-nipponico

Settimana iniziata con l'apertura dei lavori della prima sessione ordinaria della Dieta del 2018. La sessione, partita il 22 gennaio, si protrarrà per 150 giorni. Molti i temi toccati dal premier Abe nel proprio discorso introduttivo: dall'auspicato miglioramento dei rapporti con la Cina alle riforme del lavoro.

Possibile entro la chiusura dei lavori la presentazione da parte della maggioranza parlamentare di un disegno di legge per emendare la Costituzione. L'antico sogno dei liberal-democratici di modificare la Carta - dando valore costituzionale alle Forze di Autodifesa nonché la modifica dell'articolo 9 (quello che regola il carattere pacifista del Sol Levante) - potrebbe dunque finalmente realizzarsi. La procedura di modifica costituzionale prevede la maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere ed un successivo referendum popolare chiamato ad approvare o bocciare i cambiamenti.

Curdi carne da cannone. Sono i nostri compagni eroici, difendiamoli

Quelle milizie curde e quei loro alleati appartenenti alle varie etnie e religioni della Siria (arabi, siriaci, turcomanni, yazidi, alauiti, ecc.) che hanno per primi sconfitto gli stragisti di Daesh armati e pagati da Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar sono da due giorni sotto attacco, nel loro cantone di Afrin, il più occidentale, da parte dell’aviazione e dell’artiglieria della Turchia. La Turchia inoltre ha dichiarato di voler procedere con l’invasione di terra con suoi carri armati e sue truppe. Inoltre ha dichiarato che suo ulteriore bersaglio è la città di Manbij, liberata a suo tempo dai curdi e da milizie arabe e turcomanne loro alleate e governata da un consiglio democraticamente eletto dalla sua popolazione. Nel frattempo sono già in movimento verso Afrin le milizie delle cosiddette Forze Democratiche Siriane, ostili al governo siriano e alla Russia, composte da tagliagole provenienti dal riciclaggio turco dei vari gruppi islamisti radicali in campo in questi anni, da Daesh ad al-Qaeda ad altri minori. Ad essi viene affidato il compito di rompere la tenuta delle milizie curde e di massacrare la popolazione curda.

La Turchia rivendica la sua azione a nome di un suo diritto a difendersi da minacce lungo le sue frontiere: minacce che non sono mai esistite. In realtà la Turchia occupa un tratto di territorio siriano, spezzando così la continuità del territorio in mano curda. In questo tratto c’è la città di Jarabulus, l’antica Hyerapolis: nella quale ha immediatamente operato a cacciare i curdi, ha portato turchi e turcomanni a essa legati, ha imposto l’insegnamento del turco nelle scuole, la legislazione turca, ecc. Attraverso quest’occupazione le truppe turche risultano collegate al complesso delle formazioni islamiste radicali che occupano l’area della città di Idlib, forniscono a queste sistematicamente armi e mezzi di sostentamento, possono trasportarne i feriti in Turchia ecc. Più in generale, la Turchia guarda alla conquista di Aleppo: la cui realizzabilità dipende dal fatto che la situazione siriana anziché evolvere verso la fine delle sue molteplici guerre ne veda il rilancio massimo possibile. Giova rammentare come il governo turco abbia recentemente dichiarato il ripudio di quel Trattato di Losanna (1923) che ne definì gli attuali confini e come essa ora rivendichi aree in mano greca (alcune isole dell’Egeo, la Tracia greca), in mano siriana (l’area di Aleppo), in mano irachena (l’area di Mosul), nella quale anzi ha recentemente spostato truppe in quattro località.

La Russia dopo l’abbattimento da parte turca di un suo aereo militare aveva collocato suoi soldati nel cantone di Afrin e precisamente sul suo confine turco, ciò che significava l’impossibilità per la Turchia di invaderlo, quindi solo la possibilità (continuamente effettuata) di bombardarlo, soprattutto con l’artiglieria. Appena iniziati i recenti bombardamenti aerei la Russia ha ritirato le sue truppe. Il rapporto con la Turchia, l’intenzione di non riconsegnarla agli Stati Uniti sono evidentemente le cose che per la Russia contano, non già i diritti di una popolazione che ha combattuto anche per conto della stessa Russia. Quanto agli Stati Uniti, una settimana fa avevano formalmente dichiarato ai responsabili curdi di non sentirsi impegnati contro un eventuale attacco turco al cantone di Afrin. Evidentemente la logica statunitense risulta simmetrica a quella russa. La Russia ha dichiarato di considerare gli Stati Uniti responsabili di un disagio della Turchia dinnanzi all’armamento pesante da essi consegnato alle milizie curde, e che ha consentito a queste ultime, ripulita la Siria orientale da Daesh, di costruire un’entità fortemente autonoma nella Siria orientale. Ma la Russia non aveva dichiarato di sentirsi impegnata dalla prospettiva di una Siria confederale, dove ogni etnia o religione fosse in grado di esercitare i suoi diritti, cosa questa che in Medio Oriente necessariamente significa essere armati?

Gli Stati Uniti a loro volta hanno ieri chiesto a Turchia e a milizie curde di “fermarsi” e di “trattare” guardando solo al residuo di lotta a Daesh e compagnia. Sarà dura, dopo aver concesso alla Turchia di avviare l’attacco al cantone di Afrin.
Il Regno Unito ha dichiarato ieri di condividere pienamente l’azione di una Turchia minacciata sui suoi confini da un’entità aggressiva. Evidentemente è in ballo una trattativa commerciale tra Regno Unito e Turchia, oppure è in ballo qualche grossa fornitura d’armi. Come dice il proverbio, pecunia non olet. Giova solo rammentare come il traffico di armi sia il secondo grande business planetario, quindi un fattore di guerra addirittura indipendente dalla politica.

Il silenzio dal lato dell’Unione Europea è semplicemente assordante. La RAI ne parla per circa cinque secondi, in attesa di ordini di governo. Insomma l’attuale canagliaio mondiale grande e piccolo ha mostrato per l’ennesima volta di essere, non la soluzione del disastro mediorientale, ma uno dei suoi fondamentali attori. Agiamo come ci è possibile a difesa dei nostri compagni curdi, sono un faro di civiltà e di umanità in un pianeta che sta sprofondando. Se verranno soppressi il pianeta intero ci andrà di mezzo: tutti stanno riarmando, tutto sta marciando verso l’allargamento e la sinergia tra i conflitti in atto, e le armi usate, continuando così, saranno anche quelle atomiche. Già gli Stati Uniti lo dichiarano.

Le famiglie composte da una sola persona saranno il 39,3% del totale nel 2040: ad affermarlo una ricerca, resa nota il 12 gennaio, dell'Istituto Nazionale di Ricerca su Popolazione e Sicurezza Sociale. A determinare questa crescita l'aumento del numero dei divorzi e di quanti si sposano in età avanzata. Nel 2015 le famiglie composte da una sola persona erano il 34,5% del totale (18.420.000 persone in termini assoluti).
Sempre secondo l'istituto a quella data le famiglie nelle quali la principale fonte di reddito sarà un ultrasessantacinquenne si attesteranno al 44,2% del totale (erano il 36% nel 2015). Le famiglie composte da una coppia con figli (al 2015 il 26,9%) scenderanno al 23,3%.

Anche le assicurazioni affrontano l'invecchiamento della popolazione: Meiji Yasuda Life Insurance ha infatti anunnciato una assicurazione sanitaria la cui iscrizione è consentita a persone fino a 90 anni d'età (in precedenza il limite era di 80). Neo First Life Insurance e Medicare Life Insurance hanno invece portato la soglia ad 85 anni.

Movimenti di materiale nucleare nella parte settentrionale dell'isola di Honshu. KEPCO potrebbe infatti spostare il combustibile non più utilizzabile ed attualmente stoccato nelle proprie tre centrali della Prefettura di Fukui in un nuovo sito ad Aomori. La decisione è una concessione all'amministrazione della Prefettura di Fukui che non ha posto nessun ostacolo alla riattivazione della centrale di Oi. Per altro le vasche per lo stoccaggio delle centrali di Takahama, Oi e Mihama sono piene al 70% di combustibile spento. Il nuovo sito, secondo le previsioni, potrà accogliere fino ad un massimo di 5.000 tonnellate di materiale radioattivo.

A Fukushima invece l'Agenzia Regolatrice per il Nucleare ha chiesto a TEPCO di avviare il rilascio in mare dell'acqua radioattiva attualmente stoccata all'interno dell'impianto. “Affronteremo nuovi problemi se quest'anno non verrà presa una decisione” ha sostenuto il Presidente dell'ente governativo Toyoshi Fukeda sottolineando come oltre un milione di tonnellate di acque contaminate (provenienti dal sottosuolo o piovane) siano attualmente immagazzinate nella centrale. “È scientificamente accertato che non vi sarà un impatto sul pescato o sull'ambiente” ha rimarcato Fuketa.

Giovedì, 11 Gennaio 2018 00:00

Le proteste in Iran: un tentativo di analisi

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Le proteste in Iran: un tentativo di analisi

Il 28 dicembre a Mashhad, una città dell’Iran occidentale che conta circa due milioni di persone, è scoppiata una protesta spontanea destinata a diffondersi rapidamente e in maniera capillare in quasi tutto il paese, soprattutto nelle zone di provincia, mentre è rimasta più marginale nella capitale Tehran. La rivolta, che secondo alcuni giornalisti sembra sia stata organizzata inizialmente da gruppi ultraconservatori – i cosiddetti principialisti, frangia più estrema della “destra”, per usare una semplificazione – in opposizione al governo di Hassan Rouhani, ha preso una piega anti-sistema e trasversale contro tutto l’establishment politico e religioso iraniano. Le notizie che ci giungono dall’Iran sono poche e incomplete, il che rende difficile elaborare un quadro esaustivo e adeguato della situazione; ciò è dovuto anche alla censura apposta sulla stampa locale e all’oscuramento di alcuni social network. Le manifestazioni popolari, oltre ad essere silenziate mediaticamente sono state soffocate nel sangue dalle autorità, portando il drammatico bilancio a 22 vittime. Uno dei motivi di questa campagna repressiva è da ricercarsi anche nel fatto che il movimento di rivolta, privo di un’organizzazione e di una leadership che lo guidi, risulta totalmente esterno e ostile a qualsivoglia partito politico.

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