Relazioni internazionali, notizie da altri paesi, ingiustizie sparse per il globo.
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Continua il calo demografico nel Sol Levante. Secondo dati presentati recentemente dal governo il numero di nati nel 2017 (per l'ultima fase di dicembre vi sono delle stime) ha segnato il record negativo dal 1899. I bambini che hanno visto la luce in Giappone nel 2017 hanno infatti raggiunto il numero di 941.000: ben 36.000 in meno rispetto al 2016 e sotto il milione, dunque, per il secondo anno consecutivo. Di contro i morti sono stati 1.344.000: un altro record per il Giappone postbellico.
Per contrastare il declino il governo ha approvato nel budget di previsione per il 2018 una cifra record da destinare agli asili, anche se nulla (se non slogan) si è fatto per supportare le famiglie monogenitoriali (record di povertà per loro in Giappone tra i Paesi industrializzati), il divario salariale tra uomini e donne e la stabilità occupazionale (principale motore esterno della fertilità). In calo anche i matrimoni: 607.000, record negativo dal 1945 e -14.000 rispetto al 2016.
Andando nello specifico gli abitanti del Sol Levante (qui il dato si ferma al 1 dicembre 2017) sono 126.700.000 (61.650.000 uomini e 65.050.000 donne). Appena il 12,3% hanno meno di 15 anni (e soltanto 490.000 hanno un'età compresa tra 0 e 4 anni), il 59,9% si situa tra i 15 ed i 64 anni (ma la parte del leone è ricoperta dalle fasce che vanno dai 40 ai 64 anni) mentre il 4,3% ha più di 85 anni (ben 70.000 sono gli ultracentenari).
Settimana iniziata con la risposta cinese alle manovre nippo-statunitensi: le forze aeree della Repubblica Popolare hanno effettuato lo scorso lunedì esercitazioni nel Mar del Giappone dallo Stretto di Tsushima fino a Taiwan. Di una esercitazione di routine in acque internazionali ha parlato il Portavoce del Ministero della Difesa Nazionale di Pechino Shen Jinke.
La Repubblica Popolare ha visto con fastidio i tentativi sudcoreani e taiwanesi di intercettazione ed indentificazione dei propri aerei (nello specifico dei bombardieri H-6K e dei jet Su-30). Lo scorso 16 dicembre Cina e Russia congiuntamente avevano simulato tramite sofisticati software un attacco missilistico. Le mosse cinesi sono dovute, anche se il sottile linguaggio diplomatico non ammette lo si dica esplicitamente, alle mosse nipponiche e statunitensi nell'area.
Le esercitazioni militari continuano a scandire le settimane nell'Asia del Nord-Est. Lunedì scorso è stata la volta di manovre congiunte USA, Repubblica di Corea e Giappone. Secondo quanto reso noto dal Ministero della Difesa di Seul le esercitazioni, durate due giorni, avevano lo scopo di simulare la reazione dei tre Paesi in caso di lancio di un missile balistico nordcoreano ed hanno visto la partecipazione di cacciatorpedinieri nipponici equipaggiati con il sistema antimissilistico Aegis. L'installazione di due nuove batterie equipaggiate con tale sistema potrebbe essere approvata dal governo il prossimo 19 dicembre. Le piattaforme saranno poste presso le basi delle forze di terra delle Forze di Autodifesa nelle Prefetture di Akita e Yamaguchi.
Preoccupazione su questo punto è stata espressa dalla Russia che ha inviato in Giappone il generale Valery Gerasimov. “Le strutture saranno sotto il controllo degli Stati Uniti e ciò ci preoccupa” ha detto il rappresentante russo incontrando il ministro della Difesa di Tokyo Onodera.
Lo scorso 18 novembre, davanti all'Ard Fheis del partito, il quasi settantenne Gerry Adams ha annunciato il suo ritiro da presidente dello Sinn Fein, posizione da lui ricoperta per più di trent'anni. Nel breve discorso, che tra le altre cose descrive la brexit come «la più grave minaccia al popolo irlandese da generazioni» e critica duramente il governo dell'Eire e il primo ministro Varadkar accusandolo di thatcherismo, Adams ha parlato della necessità di trasformare la «cultura di resistenza» forgiata nei duri anni dei Troubles in una «cultura di cambiamento» in grado di accompagnare la crescita del partito, tanto nel Nord quanto nel Sud dell'Irlanda.
Una nuova tassa per favorire la riforestazione potrebbe essere inserita nella prossima riforma fiscale che il governo ha in procinto di varare. L'imposta, dell'importo di 1.000 yen (7,48 euro) andrebbe ad aggiungersi alla tassa di soggiorno a carico dei turisti che si trattengono nelle strutture ricettive nipponiche e dovrebbe essere introdotta a partire dal 2024. Forme di tassazione simile fanno già parte delle tasse di soggiorno varate da 37 Prefetture e dalla città di Yokohama. Per evitare una doppia tassazione il governo starebbe studiando una differenziazione di destinazione delle somme. Il governo prevede entrate per circa 60 miliardi di yen l'anno.
Allo studio dell'esecutivo vi sarebbe anche una sostanziale modifica del regime fiscale per i turisti. Allo stato attuale sono esenti dal pagamento dalla tassa sui consumi i turisti stranieri che spendono almeno 5.000 yen (poco più di 37 euro) in un unico negozio duty free purché acquistino materiale elettronico, gioielli o cibo. Nelle intenzioni del governo l'esenzione scatterà a prescindere dalla categoria merceologica dei beni acquistati. Secondo l'Agenzia Giapponese per il Turismo i negozi duty free sono circa 40.000 ed hanno fatturato tra gennaio e settembre di quest'anno più di 3.000 miliardi di yen.
A sei anni dalla catastrofe che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima il Sol Levante non ha ancora stabilito la fine che dovranno fare il milione di tonnellate di acqua radioattiva immagazzinate in 900 vasche presenti sul sito dell'ex impianto. Gli esperti suggeriscono un graduale rilascio di queste acque in mare in quanto i trattamenti subiti avrebbero rimosso tutti gli elementi pericolosi per la salute umana ad eccezione del trizio che sarebbe però presente in piccole quantità. Di contro una rottura delle vasche provocherebbe un rilascio incontrollato delle acque e dunque del materiale radioattivo in esse presente.
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