Ogni settimana le notizie dal Giappone, a partire da Japan Press Weekly, ma utilizzando anche altre fonti. Una delle rubriche che più differenzia il nostro sito da altre esperienze e di cui siamo particolarmente grati all'autore! Il numero di Pillole a cui siamo arrivati dice da solo molte cose!
La ripresa del dialogo militare intercoreano al fine di evitare ulteriori tensioni: questa la mano tesa offerta da Seul ai cugini del Nord lo scorso lunedì. A rendere nota la proposta è stato il Ministero della Difesa augurandosi una ripresa di quei colloqui tra le due forze armate interrotti nel 2014 (l'ultima riunione avvenne nel villaggio di Panmunjom il 15 ottobre di quell'anno).
La notizia è stata salutata positivamente da Pechino che, con il Portavoce degli Esteri Lu Kang, ha dato il benvenuto ad una proposta che “non soltanto risponde agli interessi fondamentali delle due parti raffreddando la tensione nella Penisola ma favorisce anche la pace, la stabilità e la sicurezza regionale”.
Il filo sottile tessuto dal Presidente Moon, in un misto di arretramenti ed aperture, potrebbe però spezzarsi a causa di possibili mosse statunitensi o nipponiche. Un rapporto, impossibile da verificare, citato dalla stampa sudcoreana e da quella nipponica, mostrerebbe l'intenzione di Kim Jong Un (il quale avrebbe dato specifiche istruzioni a funzionari degli Esteri) di instaurare un dialogo direttamente con gli Stati Uniti.
Significativa comunanza di vedute per il Giappone e gli altri Paesi del G20, Stati Uniti esclusi, sul commercio. “Il commercio internazionale e gli investimenti sono importanti motori di crescita, produttività, innovazione, creazione di posti di lavoro e sviluppo. Vogliamo tenere aperti i mercati sottolineando l'importanza di un quadro fondato sulla reciprocità ed il mutuo vantaggio […] continuando a combattere il protezionismo e le pratiche commerciali sleali riconoscendo il ruolo dei legittimi strumenti di difesa commerciale” si legge nella Dichiarazione Finale del vertice tra i capi di Stato e di governo con una parziale, ed insoddisfacente per Trump, apertura anche alle istanze nordamericane.
Il secondo giorno del vertice è stata anche l'occasione per un colloquio tra il premier nipponico ed il Presidente cinese Xi che ha avuto, come era naturale, la questione nordcoreana al centro.
Dura sconfitta per il Partito Liberal-Democratico ma progressisti ancora in affanno: è questo il dato che emerge dalle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Metropolitana di Tokyo tenutesi lo scorso 2 luglio. Conferma il proprio momento di grazia la Governatrice Yuriko Koike che ottiene 49 eletti con la propria lista Tomin “First” no Kai (traducibile in italiano con “Associazione edochiani prima”, con la parola “first” in inglese nel nome originale del raggruppamento) cui si sommano sei eletti ufficialmente indipendenti ma che entreranno nel medesimo gruppo consiliare.
Koike nella precedente assemblea - che è eletta, nel sistema ipermaggioritario nipponico, ad anni sfasati rispetto al Governatore - poteva contare su una manciata di consiglieri usciti dal PLD e sui 22 che erano espressione del Nuovo Komeito.
Tanti “orizuru” (gru di carta) quante sono le nazioni che hanno boicottato il Gruppo di Lavoro per la stesura di un trattato ONU per il bando delle armi atomiche. E' questo il simbolo lasciato domenica scorsa dal sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, sui banchi, rimasti vuoti, delle potenze atomiche durante una delle sedute tenutesi nel Palazzo di Vetro di New York. I negoziati, partiti il 15 giugno, continueranno fino al 7 luglio. “I Paesi possessori di tali armi dovrebbero giocare un ruolo di primo piano nella discussione” ha sostenuto Matsui, il quale si è però astenuto dal posare l'origami sul tavolo, anch'esso vuoto, della delegazione giapponese.
“Se il sindaco non ha messo l'orizuru sul tavolo del Giappone lo farò io” ha invece detto Toshiyuki Mimaki, uno dei sopravvissuti al bombardamento atomico del 1945. “Il Giappone dovrebbe prendere l'iniziativa per sradicare le armi atomiche in quanto è stato l'unico Paese ad esserne stato vittima durante una guerra” ha detto Mimaki.
Sono stati ritrovati morti, domenica scorsa, i sette marinai statunitensi del cacciatorpediniere USS Fitzgerald vittima di un incidente con una portacontainer filippina il 17 giugno scorso. I sette si trovavano ancora a bordo della nave. Nella dichiarazione ufficiale rilasciata dal viceammiraglio Aucoin della settima flotta di stanza nel porto giapponese di Yakosuka si è espressa gratitudine per il lavoro di ricerca ed assistenza prestato dalla Marina e dalla Guardia Costiera nipponica. Ancora da accertare le cause del grave incidente. Il 23 giugno le forze USA, dopo un iniziale rifiuto a collaborare, hanno fornito alle autorità nipponiche materiale utile ad individuare le responsabilità dell'incidente. “Dall'analisi dei dati dovremmo essere in grado di determinare le circostanze della collisione” ha dichiarato Katsunori Takahashi, portavoce del Tavolo per la Sicurezza nei Trasporti.
2.963.889: sono le firme ottenute da Nihon Hidankyo in calce al proprio appello per un trattato che metta al bando le armi atomiche. L'appello e le relative firme saranno inviate al Gruppo di Lavoro ONU che ha iniziato le proprie riunioni il 15 giugno.
Assente dalla discussione proprio il Giappone che ha scelto di allinearsi alla posizione di boicottaggio messa in atto dagli Stati Uniti e dalle altre potenze atomiche.
Sempre in ambito nucleare, ma questa volta civile, buone notizie per i lavoratori dell'Agenzia Atomica vittime la scorsa settimana di un incidente durante dei controlli a contenitori di materiale radioattivo: l'Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche non avrebbe rilevato plutonio nei polmoni delle persone esposte a contaminazione.
Il 13 giugno, intanto, la Corte Distrettuale di Saga ha rigettato un ricorso collettivo volto a ritardare la riattivazione dei reattori 3 e 4 della centrale di Genkai della Kyushu Electic. Il gruppo, composto da 202 cittadini residenti in 17 diverse prefetture, farà ricorso all'Alta Corte di Fukuoka.
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