Tutto ciò che è sociale ma non riflessione sociologica, legandosi a quello che compone la realtà in cui viviamo.
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È la prima volta che avviene nella storia repubblicana e democratica del nostro Paese. Non era mai accaduto negli ultimi 70 anni che a governare una regione fosse uno striminzito 17% degli aventi diritti al voto. Perché è proprio di questo che, aldilà di tutte le possibili considerazioni concernenti la bassa affluenza ai seggi, stiamo parlando: meno di un quinto degli elettori è adesso al governo in Emilia Romagna (mentre in Calabria le cifre sono leggermente, ma non troppo, superiori).
Premessa. Le periferie metropolitane in Europa e in Italia
Come si è potuto vedere dai recenti fatti di Tor Sapienza e dalle ancor più recenti tensioni nei quartieri popolari milanesi, le periferie delle città metropolitane sono il nucleo di un malessere crescente sempre più difficile da arginare, ormai anche in Italia. Infatti, se nelle grandi metropoli europee la situazione negli anni scorsi è spesso sfociata in riots (nell'agosto del 2011 nelle periferie inglesi ci furono 5 morti e 4000 arresti su 15000 partecipanti, mentre nel 2005 i disordini nelle banlieus francesi coinvolsero ben 300 città portando ai più estesi disordini dopo quelli del celebre maggio '68), in Italia era rimasta sotto controllo. Tuttavia, le periferie restano una realtà magmatica e difficilmente codificabile, le stesse rivolte di massa si innescano in seguito a fatti che generano una risposta emotiva più che razionale nei protestanti (l'uccisione di giovani immigrati da parte delle forze di polizia ha dato il via alle rivolte di cui sopra).
Il risultato, per un suo aspetto sorprendente ma non troppo, delle appena passate elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria consente già a botta calda alcune riflessioni. L’aspetto sorprendente è il tracollo della partecipazione elettorale, essendo esso avvenuto in termini giganteschi in Emilia Romagna e solo un po’ meno giganteschi in Calabria. Si può ben dire che comunque il PD di Renzi ha vinto: ma il fatto che si tratti di una vittoria basata sul tracollo della partecipazione significa che è venuto a termine il periodo in cui attorno al personaggio era coagulata l’aspettativa e la mobilitazione elettorale (non dimentichiamo le primarie che lo elessero segretario del PD) di decine di milioni di persone.
[Un piccolo partito dell'estrema destra italiana ha inscenato un “volantinaggio di sensibilizzazione” a Prato, distribuendo un farneticante volantino di “regole” che i migranti “dovrebbero rispettare. Lo scrivente ha voluto rispondere loro così.]
L'Italia da bravo esempio della fortezza Europa vi ha sbattuto le porte in faccia, lasciandovi in preda ai lager per migranti libici, morire in mare, e se proprio vi va tutto bene mesi in galera in un CIE. Ora, se siete proprio impazziti e volete proprio rimanerci, dovete conoscere le sue regole:
Di Maurizio Pagano
La riforma del bicameralismo: critiche alla proposta attuale e idee per una soluzione differente
La proposta di riforma del bicameralismo paritario attualmente in discussione pare, a un primo sguardo, differenziarsi sensibilmente dai progetti di riforma della Costituzione che, negli ultimi decenni, sono stati avanzati, discussi e, ad eccezione di revisioni parziali, respinti. Potrebbe sembrare infatti che essa non voglia modificare in profondità l’architettura istituzionale disegnata dalla Carta del 1947, ma solo porre rimedio alle disfunzioni che, secondo ampi settori dell’opinione pubblica, sarebbero dovute alla divisione del Parlamento in due rami che esercitano le stesse funzioni. L’obiettivo di garantire una maggiore accuratezza nella produzione legislativa attraverso un doppio esame dei disegni di legge pare risolversi in un mero rallentamento della procedura quando le assemblee chiamate a svolgere questa funzione presentano la stessa composizione. D’altra parte, essendo attribuito a entrambe le Camere il potere di dare e revocare la fiducia all’esecutivo, una differenziazione nella loro durata (come quella prevista dalla prima formulazione dell’art. 60 Cost., di fatto mai applicata e infine modificata dalla legge Cost. del 9 febbraio 1963) o nelle modalità di elezione rende più difficile la formazione di una maggioranza parlamentare e conseguentemente più incerta l’investitura e la stabilità dei Governi, come è dimostrato dagli effetti della riforma elettorale n. 270 del 2005.
Secondo i dati dell’Eures il 2013 è stato "un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise in pratica una vittima ogni due giorni".
Il dato, che resta chiaramente un dato gravissimo, come ci fa notare Loredana Lipperini (clicca qui) non è però quello dei femminicidi nel nostro paese, bensì il dato delle donne assassinate. Infatti all’interno in esso si trovano anche le 28 donne uccise dalla criminalità, un dato falsato che ci mostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la totale confusione in cui è avvolto questo termine.
Ma allora cos’è il femminicidio? Le parole, come ricordava giustamente Nanni Moretti, sono importanti ed allora in occasione del 25 novembre "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" ci vediamo costrette ad evidenziare ancora una volta il significato i un neologismo usato e abusato.
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