Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.
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Birdman - l'imprevedibile virtù dell'ignoranza
Finalmente è arrivato anche in Italia l'attesa pellicola di Alejandro Gonzalez Iñárritu, candidata a 9 premi Oscar: sto parlando di Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza), film di apertura dell'ultimo Festival di Venezia.
Jupiter - Il destino dell’universo è uno di quei film che meritano infiniti approfondimenti e contenuti speciali, se piace. Può essere però pienamente goduto solo se si abbandona ogni pretesa prima dell’inizio della pellicola.
Max è una ragazza che nel giorno del suo compleanno torna nel paese di infanzia per seguire un corso di fotografia nella sua scuola, dopo anni di lontananza. È portata verso l’arte di saper fermare con un click quello che la circonda, ma si distrae molto e non partecipa ai dibattiti tra i suoi colleghi studenti e l’insegnante, noto fotografo che prova a spronarla e a far uscire dal bozzolo il talento che sicuramente ha.
L’atmosfera al Glue è quella tipica delle serate speciali. Attratti da un programma che vedrà esibirsi due fra i migliori gruppi italiani in circolazione, i Be Forest di Pesaro e i Welcome Back Sailors di Guastalla (RE), decine di ragazze e ragazzi in piedi, pazienti, aspettano di fronte al palco l’entrata in scena degli artisti, altri si appoggiano al bancone sorseggiando una birra fredda o se ne stanno fuori a fumarsi rapidamente l’ultima sigaretta prima che il concerto inizi. C’è un palpabile senso di attesa mista ad eccitazione.
Mentre infuoca il dibattito sull’inaugurazione dell’Expo il 1 maggio alla Scala con Turandot (in una lettera individuale la Direzione del Teatro ha chiesto alle maestranze e agli artisti la disponibilità a lavorare, suscitando la contrarietà dei sindacati), va in scena l’Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi, tra le prime opere della storia della musica occidentale.
Rottura e superamento: il dirompente omonimo album dei Viet Cong
Recensione del gioiello Post Punk del gruppo canadese
Sono bastate le prime note del singolo apripista Continental Shelf, uscito sul finire dello scorso anno, per accendere la curiosità: sezione ritmica compatta e monolitica, linee vocali spartane ma taglienti, intervallate da jingle-jangle chitarristici per un gioco fulminante di lunghe contrazioni e di improvvise distensioni melodiche. Se il biglietto da visita attrae, il party vero e proprio esalta. L’omonimo Viet Cong (Jagjaguwar/Flemish Eye, 2015), primo Full Length Play del complesso Canadese di Calgary è infatti un trionfo di sapienza compositiva, il posto dove ossessioni apocalittiche e cupezze claustrofobiche vengono continuamente squarciate da effimeri ma accecanti raggi di sole, dove compattezza ed ecletticismo, articolazione e minimalismo vanno a braccetto.
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